L'intervista di Enzo Bianco a La Sicilia: Si al Ponte ma a determinate condizioni. Schlein e Barbagallo modifichino la loro azione politica.

 


«Il Ponte sullo Stretto è un’opera utile a condizione che si realizzi, come si sta in gran parte facendo, non dico l’alta velocità, ma la velocizzazione della linea da Salerno a Reggio Calabria e della tratta ferroviaria Palermo-Catania-Messina. Questa, ci tengo a dirlo, è la mia posizione da decenni». E' una delle affermazioni di Enzo Bianco all'interno dell'intervista pubblicata oggi dal quotidiano La Sicilia.

Per quel che riguarda la politica del Partito Democratico, Bianco

afferma: «Nel dna del Pd c’è un profilo riformatore che oggi vedo attenuato, se non addirittura smarrito. Il nostro Pd è nato accogliendo, oltre che la sinistra, anche numerosi esponenti del cattolicesimo democratico, come lo stesso Delrio, delle tradizioni socialista, liberaldemocratica, repubblicana, ambientalista. Oggi, nel Pd, questo patrimonio di idee e di valori è stato fortemente contratto e limitato.

Ha visto che succede alle Feste dell’Unità? Non ci invitano, non ci fanno esprimere le nostre idee. Ma come fai a non far parlare uno come Fassino?». Le critiche al Segretario Nazionale non mancano, critiche ovviamente costruttive: «StoElly Schlein deve rispettare chi, nel partito, viene dalle culture e dalle tradizioni più varie. La Segretaria deve cambiare marcia, aprire il partito a tutte le sue anime, senza confidare sempre nell’eccesso di tolleranza che ha fin qui mostrato chi è rimasto ai margini. Altrimenti saremo costretti, in moltissimi, quelli che non condividono questa chiusura, a spingere la nostra azione di contrasto con maggiore determinazione». Anche sull'ipotesi di un'uscita dal partito Bianco è molto chiaro: «Prego e spero che non che non si sia costretti a far questo, perché il Pd abbiamo fatto una grande fatica per costruirlo e io lo difendo con tutte le mie forze». E riguardo il Segretario regionale: «Dopo la pausa estiva riprenderemo la nostra battaglia, durissima, per contestare non solo l’elezione, ma anche la linea politica del segretario regionale, che continua a suscitare malumori in tutte le province e soprattutto non riesce a dare il senso dell’opposizione al centrodestra». E aggiunge: «A Catania, ad esempio, si fa fatica a trovare traccia di un’attività del Pd. Non c’è un’opposizione a Trantino, che io ho sempre detto di essere pronto a sostenere con lealtà nelle posizioni giuste e condivisibili. Ma il Pd, anche a Catania, non esiste. Ed è una doppia amarezza, proprio quando si vede che la città sta facendo passi indietro, con un’escalation di violenza diffusa e di insicurezza, fenomeni non dico rimossi ma almeno ridotti con il lavoro fatto nel recente passato. E anche su questi temi il Pd, prigioniero della logica della corrente del segretario regionale, non riesce a far sentire la propria voce. E sta zitto».

 

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