giovedì 28 gennaio 2016

LIBRI, A CASALE BORGHESE SI PRESENTA “CINQUE GIALLI SUL NERO” DI DOMENICO SEMINERIO

 
 
GREGORIO – L’ultimo libro dello scrittore calatino Domenico Seminerio sarà presentato domenica 31 gennaio alle ore 11,00 a Casale Borghese, in via Federico II di Svevia, 6 a San Gregorio, nell’ambito delle “Colazioni culturali”.
“Cinque gialli sul nero”, (Euno editore), è un volume di racconti in cui i personaggi interagiscono con l’atmosfera catanese: cinque omicidi ambientati nella  città nera di pietra lavica, la Catania ricca di tradizioni e sapori, un percorso inebriato da odori indelebili nella memoria. Domenico Seminerio, già docente di Lettere nel liceo della sua Caltagirone, ha  pubblicato alcuni saggi di carattere storico e archeologico e vanta collaborazioni giornalistiche, nonché i romanzi di successo, editi da Sellerio, “Senza re né regno” (2004), “Il cammello e la corda” (2006) e “Il manoscritto di Shakespeare” (2008), e con Flaccovio editore “Il volo di Fifina” (2011). “Cinque gialli sul nero” sarà presentato dal giornalista Daniele Lo Porto, presente l’autore.
Foto di Andrea Annaloro

martedì 26 gennaio 2016

LIBRI, L’AMORE ASSOLUTO SECONDO MARILINA GIAQUINTA A CASALE BORGHESE



 
 
“L’amore non sta in piedi”, un libro incentrato sui sentimenti, di qualunque tipo essi siano, dall’amore fra uomo e donna all’affetto che pervade l’amicizia, fino al rapporto sublime che nasce tra madre e figlio. In questo senso l’autrice ha raccontato la sua personale esperienza: “Quando sono diventata madre – ha ricordato Marilina Giaquinta  - ho assistito ad una vera e propria 'mutazione genetica' della mia persona, e forse solo allora ho capito veramente cosa significa amare”. Una raccolta di racconti di amore universale, storie incompiute che “fluttuano nella mente del lettore manifestando il desiderio di essere rivelate”, ha sottolineato Katya Maugeri, che ha presentato il libro a Casale Borghese, a San Gregorio, nell’ambito delle “Colazioni culturali”.
Un’opera narrativa che si manifesta in maniera poetica, con un linguaggio elegante, evocativo, capace di coinvolgere il lettore rendendolo persino partecipe di ogni evoluzione testuale.
L’amore per Giaquinta è un sentimento assoluto e ideale, ricco di faccettature, un po’ come “una torre di Babele, in cui ognuno ama come sa e come può”. Un amore che purtroppo le cronache ci consegnano spesso come un sentimento patologico, con storie di donne massacrate e uccise dai propri compagni, per un desiderio morboso di possesso. Da qui nasce una riflessione dell’autrice sulla tendenza a “riversare nell’amore le proprie insoddisfazioni, dalla precarietà lavorativa alla paura, latente, che pervade le nostre giornate”. Nei dodici racconti de “L’amore non sta in piedi” c’è tutta la difficoltà di gestire i sentimenti, ci sono la complessità e l’inquietudine di personaggi imperfetti e a volte non compiuti, come indefiniti e a tratti ossimorici sono i titoli delle storie raccontate.  Un incontro ricco di riflessioni, che ha coinvolto il pubblico presente, come accade tutte le volte in cui tematiche universali toccano l’anima del lettore. Prossimo appuntamento con i libri a Casale Borghese, sarà domenica 31 gennaio, sempre alle 11, con Domenico Seminerio e “Cinque gialli sul nero” che sarà presentato da Daniele Lo Porto.

 

sabato 23 gennaio 2016

Le Sentinelle scendono in piazza Università sabato 23 gennaio, contro il ddl Cirinnà


Chi sono le Sentinelle in piedi?

Troppo spesso si cade in errore credendo che queste persone, che dritte, silenti e ferme vegliano per affermare e condividere principi fino a ieri indiscussi, siano guidate da una fede precisa o da qualche movimento alle spalle.

Non è così.

Le Sentinelle in Piedi sono una resistenza apartitica e aconfessionale, formata da persone che vegliano per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna. Al loro interno i componenti sono di vario tipo: atei, cattolici, sigle evangeliche e altre denominazioni cristiane, o ancora di altra fede, di differente colore politico e di diverse nazionalità.

“Non dobbiamo essere miele della terra, ma il sale. Il sale sul­la pelle brucia, ma impedisce anche di imputridire”. 



Questa frase di Georges Bernanos è un input per le Sentinelle in piedi di Catania, che sabato 23 gennaio alle h. 18 scenderanno in piazza Università per vegliare silenziosamente contro il ddl Cirinnà.

“Veglieremo silenziosamente, con un libro in mano, contro il ddl Cirinnà – afferma il portavoce delle Sentinelle di Catania - Dobbiamo far comprendere ciò che vogliono distruggere con questa legge. Rigettiamo la tentazione intimistica di chiuderci nel nostro privato: siamo pronti a testimoniare ancora una volta in tante piazze italiane per amore della verità e dell'uomo. I figli non si comprano e ci sono cose nella vita che proprio per il loro percorso naturale, sono immodificabili, come la Famiglia e il fatto indiscutibile che un bambino nasce da un uomo e una donna.”

Ciò che la gente sta comprendendo solo adesso, è che la stepchild adoption, presente nell’ articolo 5 del ddl Cirinnà,è una semplice e sterile compravendita di bambini e che avrà poi, la conseguente trasformazione della maternità in un bene commerciabile, con ancor più grave, la negazione del diritto del bambino ad avere una mamma. Se questo testo diventasse legge due persone adulte avrebbero il diritto, in funzione unicamente di un desiderio, di fabbricare un bambino con ovuli, utero e seme esterni, sfruttando spesso il corpo di donne straniere in difficoltà (che avvenga a pagamento o meno, resta inaccettabile) di ritornare in Italia e per poi così, vedersi riconosciuto quel bambino come figlio, quando figlio non è. 

Sia chiaro – spiega ancora il portavoce delle Sentinelle - non abbiamo nulla contro le persone con tendenze omosessuali, ma è evidente che esiste una pressione potentissime delle lobby Lgbt anche in Parlamento, che con l’aiuto dei mass media, di alcuni tribunali e alcune scuole,  vuole imporre il pensiero unico relativista e così cedere alla pressione di una minoranza. Una legge non renderà uguali due realtà differenti, poiché non è lo Stato a rendere unite due persone, non è l’uomo a decidere l’ordine della realtà. Esiste infatti la legge naturale che viene prima di ogni legge statale a cui il diritto civile di un governo democratico dovrebbe piegarsi per evitare il prevalere dell’opinione del più forte”.

Sono numerose in queste settimane che si avvicinano alla votazione in Senato del ddl Cirinnà, le veglie delle Sentinelle che da Nord a Sud, svegliano le coscienze italiane, spiegando lì dove vivono e abitano cosa si cela dietro questi progetti di legge. Le stesse Sentinelle, si uniranno in piazza a Roma il prossimo 30 gennaio al numeroso popolo italiano che si oppone all’idea che legge naturale venga soppressa.



Ufficio stampa AGofficepr: 

 Antonella V. Guglielmino cellulare: 3925873557 e-mail: antonellavirginiaguglielmino@gmail.com



 Giuliana Avila Di Stefano cellulare: 3475408010 e-mail: g.aviladistefano@gmail.com


LIBRI, DOMANI MARILINA GIAQUINTA PRESENTA “L’AMORE NON STA IN PIEDI” A CASALE BORGHESE


 
 
SAN GREGORIO – Continuano gli appuntamenti con le “Colazioni culturali” a Casale Borghese, in via Federico II di Svevia 6, a San Gregorio.

Domenica 24 gennaio, alle ore 11, Katya Maugeri presenterà “L’amore non sta in piedi” di Marilina Giaquinta. Dodici racconti che parlano di amore e di abbandono, scritti in una lingua ricca, lirica, avvolgente ma a volte acuminata come le schegge di una esplosione. Storie vissute, o solo osservate, da prospettive diverse: dolenti, devastate, alcune sfiorate dalla speranza, ma mai consolatorie.

I personaggi che le popolano, nelle loro perplesse e consapevoli inadeguatezze, riescono a trasmettere la complessità e l’inquietudine che il più celebrato dei sentimenti non smette ancora di suscitare. 
Marilina Giaquinta nasce a Catania; è sposata e madre di tre figli. Dopo la laurea in Giurisprudenza è stata borsista presso la cattedra di Diritto del Lavoro con il professore Massimo Dantona. Nel 1986 ha superato il concorso per Vice commissario e oggi è Primo dirigente della Polizia di Stato, a capo della Divisione PASI della Questura di Catania. È stata autrice e curatrice, per Radio Lab, del programma "Scusi, le piace Brahms?" in cui ha recitato, insieme ad Alberto Conti, delle interviste immaginarie a grandi donne del passato. Firma una rubrica in forma di racconti sul magazine "SiciliainRosa" dal titolo "Amore che viene amore che va".

“L’amore non sta in piedi” è la seconda pubblicazione di Marilina  Giaquinta: nel marzo 2014, infatti, per la casa editrice “Le Farfalle”, ha pubblicato una raccolta di poesia dal titolo “Il passo svelto dell’amore”.

sabato 9 gennaio 2016

PITTURA, DOMANI A CASALE BORGHESE “VISIONI E CANTO DELLA TERRA” DI ENZO FEDERICI

 
 
Domenica 10 gennaio, alle ore 11,00, a Casale Borghese, via Federico II di Svevia, 6 a San Gregorio, sarà inaugurata la mostra personale di Enzo Federici dal titolo “Visioni e canto della Terra”. Sarà visitabile fino al 12 febbraio.

Quella di Enzo Federici è una pittura che ha nel paesaggio che gli è familiare, l’Etna e i dintorni del vulcano, non il suo pressoché esclusivo tema d’elezione, ma una sorta di vocazione del profondo, di fatalità cromosomica cui è subordinata ogni scelta sul piano di tecniche e modalità operative: che, d’altra parte, non conseguono in maniera meccanica, perché quel richiamo è declinato nella sfida portata sul terreno dei materiali di lavoro, con cui Federici deve misurarsi, come è tenuto a fare con la natura dei luoghi chi li abita per viverci, per venirci a patti o affrontarla a viso aperto. Sulle grandi tele a olio, sono gli spazi di un versante o l’altro del vulcano a insediarsi, per ritrovarvi stratificazioni nuvolose e geologiche in cui la dimensione mediana e antropica – cui non si concede più di qualche diroccato avamposto o disertata retrovia (ruderi d’un anfiteatro; rovine di necropoli; chiese dirute o case scoperchiate) a presidiare, defilati, lo sfondo – lascia la scena a forze che nessun mito verrà a civilizzare.

Il profilo di crateri e valloni attraversati da canali lavici, tracciato in modo da riconoscerne le generalità, pone un argine, sottile ma intransigente, a quello che, sulla scia di Kant, si potrebbe definire il sublime dinamico di questi grandi ritratti dell’identità fisica e visiva dei luoghi. Quel dinamismo, nel mutare dei materiali, passa dal soggetto alla tecnica, dalla scena raffigurata all’esecuzione dell’opera: Federici è l’unico o se non questo, il primo, che io sappia, a utilizzare il silicone come materiale e strumento della pittura. Le proprietà plastiche del silicone dettano le loro condizioni: il silicone ha tempi di fissaggio ristretti, che esigono rapidità di scelta e di esecuzione, raddensa sulla tela – di lino: ogni altro tessuto, invece di trattenere, lascerebbe scivolare il materiale – e occorre che la forma sia conseguita e il colore distribuito prima che raggrumi. Il silicone reca l’impronta, il calco del gesto, ne trascrive pressione e velocità, che, però, devono essere costanti, controllati come le linee di un disegno che non ammette esitazioni o discontinuità: solo così è la registrazione plastica della gestualità che modella, si può dire, tanto quanto dipinge. Proprio perciò, nella sua sintesi dinamica, la ‘carne’ riveste il gesto privandolo delle pause in cui si sente il respiro del colore. Ora, quel respiro ha assunto la consistenza del corpo in cui circola, della materia che ne è imbevuta e che vi rassoda e concresce come una fibra organica, come un tessuto adiposo. Perciò vediamo le linee risolutamente tracciate e la loro direzione, in alto, in basso, in obliquo, è determinante come linea di forza o di marcia rispetto alle figure: che non sono disegnate, ma definiscono quanto sono definite dalle zone di colore, uniformemente distese, per scaturirne in masse aggettanti o appiattite – un massiccio spiovente che s’inarca in una cresta vulcanica; una palma che zampilla in un fiotto luminoso o in una fontana lavica fossilizzata. Se le incandescenti velature degli oli non filtravano, davano libero corso agli umori che il colore reperiva nelle immagini, luogo d’origine dell’emozione che ne era sopraffatta, ora, il silicone non disciplina, si fa carico di quell’energia motoria, essiccata, combusta o solo sopita, ma ugualmente indomita.

In breve, il silicone porta le forze degli elementi a un estremo in cui quella forza affiora nel costrutto schematico, geometrizzante delle cose, in un archetipo che nessuna potenza può piegare indefinitamente oltre quella stilizzazione visiva: non ‘abbellisce’ o ringiovanisce artificialmente le cose, da cui è distante. L’orologio e la bicicletta sono lì a segnare una distanza senza tempo e un percorso già concluso, un traguardo raggiunto fin dal primo istante o all’ultimo minuto, con la ruota e il quadrante che alludono a un medesimo dinamismo inesorabilmente inarrestabile o inesorabilmente bloccato di un mondo tenuto insieme, in molti casi, da un binario morto che sutura i riferimenti minimi di scena lacerata e ritagliata dai paesaggi che attraversa. Giri o sia inceppato, l’orologio segna sempre l’ora della favola o quanto basta all’incanto: una palma e una torre campanaria sono già un miraggio ovvero quanto resiste all’incanto non meno che ai cicli della storia e della natura; la ruota del destino, giri a vuoto o sia lanciata alla rincorsa, non va oltre l’orizzonte evocato da quei due simulacri; nello spazio perduto della favola e nel tempo ritrovato nel rinarrarla; lo stesso peso specifico hanno la luce e la tenebra, può essercene di più o di meno dell’una o dell’altra, ma splendono ugualmente di una stessa euforia cromatica, anche se in una metafisica ‘notturna’ e tanto più magica.

Rocco Giudice.

AMIGDALA in CONCERTO stagione concertistica 2015/2016 al presso Palazzo Recupero-Cutore di Aci Bonaccorsi

stagione concertistica 2015/2016


AMIGDALA in CONCERTO




domenica 17 Gennaio 2016


ore 18:00


presso Palazzo Recupero-Cutore di




Aci Bonaccorsi






Recital del pianista russo




ALEXEY LEBEDEV









ingresso libero per i soci sostenitori classic ed i soci sostenitori
ingresso € 7,00 per i soci ordinari





curriculum
Pianista virtuoso e carismatico Alexey Lebedev ha affascinato pubblico e critica con il suo pianismo espressivo in numerosi recital, concerti con orchestra e come musicista da camera in Europa, Asia, Nord America e Russia. 
Lebedev è nato nel 1980 a San Pietroburgo, in Russia, da una famiglia di musicisti - suo padre era un direttore d'orchestra. Considerato tra i più interessanti interpreti musicali della sua generazione,è stato vincitore di numerosi concorsi nazionali ed internazionali in Spagna, Italia, Francia, Portogallo, Germania, Paesi Bassi, e in Bulgaria tra cui il mitico Ferruccio Busoni Concorso di Bolzano, il Maria Canals Concorso Internazionale di Barcellona, il GB Concorso Viotti di Vercelli , e la José Iturbi Competition di Valencia. All'età di 14 anni ha fatto il suo debutto orchestrale suonando di Rachmaninoff il Secondo Concerto per pianoforte op. 18 con l'Orchestra Sinfonica di Algirdas Paulavicius a San Pietroburgo. Lebedev si è laureato summa cum laude al Conservatorio di San Pietroburgo, dove ha studiato con Tatiana Kravchenko e Tatiana Zagorovskaya. Quindi nel 2014 prosegue gli studi presso l'Università di Musica e Teatro di Hannover con i professori Mi-Kyung Kim, Matti Raekallio, e Einar Steen-Nökleberg. Ha seguito corsi di perfezionamento di Alfred Brendel, Leon Fleisher, William Grant Nabore, Joaquin Soriano, Xu Zhong, John O'Connor, e Tamas Ungar. 
Ha suonato come solista con numerose orchestre quali la Janacek Philharmonic Orchestra, l'Orchestra Haydn, l'euro-asiatica Philharmonic Orchestra, l'Orquestra de Valencia, l’ Orquestra Simfonica del Valles, String Academy di Bolzano, il Carlo Coccia Symphony Orchestra, e San Pietroburgo Conservatorio Statale Symphony Orchestra. Ha lavorato con direttori di fama come Arthur Fagen, Salvador Brotons, NanSae Gum, Tomas Brauner, Alessandro Ferrari, Max Bragado, Patrick Lange, e Algirdas Paulavicius. Dal 2009 al 2012, Alexey Lebedev è stato docente presso il Dipartimento Piano della University of Music and Drama di Hannover, in Germania e dal 2012 è docente di pianoforte presso l'Università Kyungsung a Busan, Corea del Sud. Lusinghiere le critiche artistiche nei suoi confronti di pianisti e docenti di fama mondiale come Alfred Brendel, Dmitri Bashkirov, Leon Fleisher, Xu Zhong, William Gran Nabore, Joaquin Soriano, John O'Connor, e Tamas Ungar.







programma
Ludwig van Beethoven

Polonaise in C major, Op. 89

Piano Sonata in F minor, Op. 57 “Appassionata”
I. Allegro assai
II. Andante con moto
III. Allegro ma non troppo – Presto

______________

Fantasia in G minor, Op. 77

Piano Sonata in D minor, Op. 31 No. 2 “The Tempest”
I. Largo – Allegro
II. Adagio
III. Allegretto









il direttore artistico
prof.ssa Antonella Scuderi


CASALE IN JAZZ, SECONDA EDIZIONE: ESORDIO CON LA MUSICA BRASILEIRA



 
 
San Gregorio di Catania - Esordio di grande eleganza musicale ed emozione per la seconda edizione di Casale in jazz, rassegna allestita da Rino Cirinnà, nel suggestivo spazio offerto da Casale Borghese a San Gregorio. Protagonista  Patrizia Capizzi con il trio MeuBrasil,  Antonio Alaimo al basso e Michel Territo alla batteria.  L’esibizione è stata dedicata alla  variopinta bellezza della musica Brasileira, con una selezione di brani di Ary Barroso, Roberto Menescal, Joao Donato, Tom Jobim, Joao Gilberto, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Elis Regina, Chico Buarque, Gal Costa, Maria Bethania, Beth Carvalho, Joao Bosco, Maria Rita, Djavan e molti altri. Dal Samba popolare alla Bossa Nova, dalle atmosfere magiche di Salvador da Bahia all'energia inesauribile di Rio de Janeiro, attraverso il Tropicalismo fino al Funky ed al Sambareggae. Patrizia Capizzi, 35 anni, di Petralia Sottana,  cantante, chitarrista e percussionista, ha interpretato con sensibilità e personalità le giuste sfumature vocali della variegata produzione artistica brasiliana. Di recente ha al suo attivo lerealizzazioni discografiche: “Punto d'Incontro” RECSTUDIO (CL) GBMusic Roma 2014,  "Influencia do Jazz" GBMusic Roma 2015, "Djavanear" GBMusic Roma 2015.

Prossimo appuntamento con Casale in jazz giovedì 14 gennaio, alle 21,00, con  Francesco Branciamore in quartetto.
Per info e prenotazioni 391.4179206 - 348.3154510
ilcasaleborghese@gmail.com . Il casale Borghese è presente anche su Facebook

giovedì 7 gennaio 2016

PITTURA, A CASALE BORGHESE “VISIONI E CANTO DELLA TERRA” DI ENZO FEDERICI

 
 
Domenica 10 gennaio, alle ore 11,00, a Casale Borghese, via Federico II di Svevia, 6 a San Gregorio, sarà inaugurata la mostra personale di Enzo Federici dal titolo “Visioni e canto della Terra”. Sarà visitabile fino al 12 febbraio.

Quella di Enzo Federici è una pittura che ha nel paesaggio che gli è familiare, l’Etna e i dintorni del vulcano, non il suo pressoché esclusivo tema d’elezione, ma una sorta di vocazione del profondo, di fatalità cromosomica cui è subordinata ogni scelta sul piano di tecniche e modalità operative: che, d’altra parte, non conseguono in maniera meccanica, perché quel richiamo è declinato nella sfida portata sul terreno dei materiali di lavoro, con cui Federici deve misurarsi, come è tenuto a fare con la natura dei luoghi chi li abita per viverci, per venirci a patti o affrontarla a viso aperto. Sulle grandi tele a olio, sono gli spazi di un versante o l’altro del vulcano a insediarsi, per ritrovarvi stratificazioni nuvolose e geologiche in cui la dimensione mediana e antropica – cui non si concede più di qualche diroccato avamposto o disertata retrovia (ruderi d’un anfiteatro; rovine di necropoli; chiese dirute o case scoperchiate) a presidiare, defilati, lo sfondo – lascia la scena a forze che nessun mito verrà a civilizzare.

Il profilo di crateri e valloni attraversati da canali lavici, tracciato in modo da riconoscerne le generalità, pone un argine, sottile ma intransigente, a quello che, sulla scia di Kant, si potrebbe definire il sublime dinamico di questi grandi ritratti dell’identità fisica e visiva dei luoghi. Quel dinamismo, nel mutare dei materiali, passa dal soggetto alla tecnica, dalla scena raffigurata all’esecuzione dell’opera: Federici è l’unico o se non questo, il primo, che io sappia, a utilizzare il silicone come materiale e strumento della pittura. Le proprietà plastiche del silicone dettano le loro condizioni: il silicone ha tempi di fissaggio ristretti, che esigono rapidità di scelta e di esecuzione, raddensa sulla tela – di lino: ogni altro tessuto, invece di trattenere, lascerebbe scivolare il materiale – e occorre che la forma sia conseguita e il colore distribuito prima che raggrumi. Il silicone reca l’impronta, il calco del gesto, ne trascrive pressione e velocità, che, però, devono essere costanti, controllati come le linee di un disegno che non ammette esitazioni o discontinuità: solo così è la registrazione plastica della gestualità che modella, si può dire, tanto quanto dipinge. Proprio perciò, nella sua sintesi dinamica, la ‘carne’ riveste il gesto privandolo delle pause in cui si sente il respiro del colore. Ora, quel respiro ha assunto la consistenza del corpo in cui circola, della materia che ne è imbevuta e che vi rassoda e concresce come una fibra organica, come un tessuto adiposo. Perciò vediamo le linee risolutamente tracciate e la loro direzione, in alto, in basso, in obliquo, è determinante come linea di forza o di marcia rispetto alle figure: che non sono disegnate, ma definiscono quanto sono definite dalle zone di colore, uniformemente distese, per scaturirne in masse aggettanti o appiattite – un massiccio spiovente che s’inarca in una cresta vulcanica; una palma che zampilla in un fiotto luminoso o in una fontana lavica fossilizzata. Se le incandescenti velature degli oli non filtravano, davano libero corso agli umori che il colore reperiva nelle immagini, luogo d’origine dell’emozione che ne era sopraffatta, ora, il silicone non disciplina, si fa carico di quell’energia motoria, essiccata, combusta o solo sopita, ma ugualmente indomita.

In breve, il silicone porta le forze degli elementi a un estremo in cui quella forza affiora nel costrutto schematico, geometrizzante delle cose, in un archetipo che nessuna potenza può piegare indefinitamente oltre quella stilizzazione visiva: non ‘abbellisce’ o ringiovanisce artificialmente le cose, da cui è distante. L’orologio e la bicicletta sono lì a segnare una distanza senza tempo e un percorso già concluso, un traguardo raggiunto fin dal primo istante o all’ultimo minuto, con la ruota e il quadrante che alludono a un medesimo dinamismo inesorabilmente inarrestabile o inesorabilmente bloccato di un mondo tenuto insieme, in molti casi, da un binario morto che sutura i riferimenti minimi di scena lacerata e ritagliata dai paesaggi che attraversa. Giri o sia inceppato, l’orologio segna sempre l’ora della favola o quanto basta all’incanto: una palma e una torre campanaria sono già un miraggio ovvero quanto resiste all’incanto non meno che ai cicli della storia e della natura; la ruota del destino, giri a vuoto o sia lanciata alla rincorsa, non va oltre l’orizzonte evocato da quei due simulacri; nello spazio perduto della favola e nel tempo ritrovato nel rinarrarla; lo stesso peso specifico hanno la luce e la tenebra, può essercene di più o di meno dell’una o dell’altra, ma splendono ugualmente di una stessa euforia cromatica, anche se in una metafisica ‘notturna’ e tanto più magica.

Rocco Giudice.

“IL GRANDE JAZZ” CON FRANCESCO BUZZURRO

 
 

 

Torna in concerto al Teatro Eschilo di Gela (Caltanissetta) FRANCESCO BUZZURRO, per il terzo appuntamento della rassegna “IL GRANDE JAZZ”, organizzata dal Teatro Eschilo con la direzione artistica di Alfredo Lo Faro. Dopo il successo ottenuto in duo con la splendida Antonella Ruggiero, venerdì 8 gennaio alle 21.00 il chitarrista siciliano, definito da Ennio Morricone “tra i più grandi al mondo perché capace di far fruire a tutti la musica colta”, salirà sul palco dello storico teatro comunale per presentare il suo live per chitarra sola “ONE MAN BAND”.

Apprezzato in tutto il mondo per il suo approccio “orchestrale” alla chitarra e uno stile trasversale che fonde il mondo classico con il jazz e la musica popolare, Francesco Buzzurro proporrà i suoi proverbiali arrangiamenti trascendentali di successi di artisti come Gershwin, Chick Corea, Dizzy Gillespie e Jobim, oltre a presentare alcune sue composizioni originali tratte dal suo ultimo disco “Il quinto elemento”, dedicato ai quattro elementi della natura.


"Sono orgoglioso di suonare al Teatro Eschilo di Gela – spiega Francesco Buzzurro – Un teatro giovane ma gestito con il coraggio di chi crede nel valore indubbio della cultura come elemento fondamentale della formazione umana, e mi riferisco soprattutto alle giovani generazioni. Il mio concerto rappresenta il desiderio di raccontare la mia storia artistica offrendo a tutti la mia visione della performance solistica, intesa come intenso scambio di emozioni tra me, la mia chitarra e il pubblico".
 

Francesco Buzzurro affianca alla passione per la musica classica una profonda ricerca nell’ambito del jazz. Collabora con l’Orchestra Jazz Siciliana e con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e condivide il palco con mostri sacri del jazz internazionale e con alcuni tra i più noti esponenti del pop italiano. È autore della colonna sonora della docu-fiction dei fratelli Muccino “Io Ricordo” e delle musiche per lo spettacolo teatrale di Gianfranco Jannuzzo “Girgenti Amore Mio”. Chitarrista di confine e fuori dagli schemi, tiene seminari unificati di chitarra classica e jazz all’University of Southern California di Los Angeles. È docente di Chitarra Jazz al Conservatorio di Salerno e tiene masterclass in Italia e all’estero.  

La rassegna “Il Grande Jazz” nasce con lo scopo di contribuire al meritato riscatto di Gela attraverso un mezzo potente come l’arte. Per l’appuntamento finale, il 29 gennaio, è prevista una ricca scaletta di musicisti d’eccezione che coinvolgeranno il pubblico del Teatro Eschilo con intimi momenti solistici e appassionanti jam session. A concludere la serata sarà l’ospite d’onore Fabio Concato, tra le più belle certezze della nostra musica d'autore e molto legato al jazz, che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante per le sue canzoni narrando con delicatezza e ironia le piccole grandi storie della quotidianità.

 

È possibile acquistare i biglietti per i concerti de “Il Grande Jazz” presso il botteghino del Teatro Eschilo, nei punti vendita e nei circuiti TicketOne e Tickettando (www.ticketone.itwww.tickettando.it) o telefonando ai numeri 0933.911892 – 3455880580.