mercoledì 29 novembre 2017

SAN GREGORIO: SI PRESENTA “STRATA” la nuova raccolta poetica di Salvo Carlucci




SAN GREGORIO - Sabato 2 dicembre alle ore 17.30, nell’Auditorium comunale “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di San Gregorio di Catania, Via Carlo Alberto, 6 - sarà presentata la nuova silloge di poesie in dialetto siciliano di Salvo Carlucci dal titolo “Strata”.

Dopo l’introduzione dell’Assessore alla Cultura, Marilena Caruso interverranno i relatori Grazia Calanna e Alfio Patti. I versi saranno letti da Antonino Magrì

La manifestazione è organizzata dall’Associazione Culturale “Radiusu” e patrocinata dal Comune di San Gregorio. Sarà presente l’autore.

  

lunedì 20 novembre 2017

Catania, presentato con successo "Il Colpo di coda" di Giuseppe Pelleriti









Ambientato nel secondo dopoguerra a Centuripe nasce quando, in seguito alle ricerche storiche sul banditismo pubblicate dall'autore su Facebook, è stato contattato dalla nuora di una delle protagoniste dei fatti.
Una storia vera, tanto vera che dal pubblico qualcuno si alza e dice "Io c'ero! Me lo ricordo quando i banditi bussavano alla nostra porta". Una storia ricca di colpi di scena, di amore e di morte e che nasce da un incontro su un social network... Parte da un fatto realmente accaduto l'opera prima di Giuseppe Pelleriti, "Il colpo di coda", edito da prova d’Autore, che è stato presentato alla Mondadori di Catania. L'autore e lo scrittore Renato Pennisi hanno dialogato sviscerando segreti e particolarità del romanzo che si svolge nel secondo dopoguerra a Centuripe, nell'ennese, e il cui successo è già stato decretato dai lettori. Pubblicato lo scorso settembre è già alla seconda ristampa ed è apprezzato anche fuori dalla regione nonostante la leggera cadenza dialettale che lo permea. "La lingua non è stato un ostacolo - spiega l'autore - nonostante abbia usato il dialetto tipico delle mie parti, le parole che il lettore settentrionale non conosce vengono comprese grazie al contesto". La presentazione è stata arricchita dall'interpretazione di tre attrici della Compagnia Liotru che hanno messo in scena due parti fondamentali del libro: il ritorno di Angilu dalla guerra e la nascita di Ciucciu Dottori (*). In molti a Centuripe ricordano i fatti narrati ma lo spunto decisivo per la nascita del libro è arrivato anche grazie a Facebook. Qui Pelleriti, che già cominciava a interessarsi delle gesta del bandito, è stato contattato dalla nuora di una delle protagoniste dei fatti: la fidanzata di uno dei carabinieri che combattevano contro il bandito e i suoi sodali. "L'ho incontrata - spiega Pelleriti - e mi ha raccontato tutto. Ho un po' romanzato il loro amore ma la storia è vera".




La donna è protagonista della parte più romantica del romanzo che oltre a offrire un taglio poliziesco e corale, indulge anche nelle avventure vagamente licenziose che Cicciu Dottori intrattiene con le sue diverse amanti. Un romanzo variegato e che offre numerosi punti di vista su un periodo storico da cui è cominciata la storia del Paese di oggi. "Durante la lettura del brano del libro - ha detto durante la presentazione Alfredo Risiglione, 81 anni, di Centuripe, che ricordava perfettamente gli incontri coi banditi -mi sono ritrovato indietro negli anni. Per me tutto quello che è stato detto è scritto nella lavagnetta della mia memoria. A quei tempi il problema principale era la fame e ogni tanto girare indietro la testa e vedere da dove veniamo è importante”.

                                                                                                                                



(*) Brano nascita Cicciu Dottori



In paìsi lo conoscevano in molti e si diceva avesse la coda.

La prima ad accorgersi di quel difetto alla nascita fu la

mammana che, nel prenderlo ed avvolgerlo nell’asciugamano,

notò una protuberanza che usciva proprio all’altezza del coccige.

La zia del picciriddo, che assisteva al parto della sorella, si

accorse che in quel momento la mammana si era irrigidita:

mosse impercettibilmente la testa e aggrottò la fronte. La

mammana capì la domanda silenziosa: Chi fu? C’è qualcosa di

strano? Perché ti sei attisata? Quella, in risposta, si morse il

labro inferiore e le schiacciò l’occhio: te lo dico dopo. Voleva

che la matre si riprendesse un po’, prima di parlarne.

Nella stanza accanto il patre e gli altri parenti, in attesa,

avevano sentito il pianto del nascituro, ma la porta ancora non si

apriva.

«Il picciriddo c’ha la coda» disse alla puerpera mentre teneva

il figghio sul so petto.





Giuseppe Pelleriti nasce nel 1963 a Milano da genitori siciliani emigrati i quali, sentito il richiamo della madre terra, rientrano dopo appena qualche anno, permettendo così all’autore di vivere in Sicilia sin già dalla prima infanzia. Seppur intraprende studi di natura tecnica, l’interesse per la storia, la letteratura e la narrativa cresce sempre più fino a diventare una vera e propria passione travolgente. Oggi è consulente d’impresa e vive a Centuripe, un paese in provincia di Enna arroccato su uno dei monti dell’entroterra siciliano da dove ama creare la trama dei suoi racconti.

venerdì 17 novembre 2017

Mascalucia, Erasmus alla Federico II di Svevia: lo sport come soluzione all'abbandono scolastico

MASCALUCIA - In occasione del terzo meeting Erasmus+KA2 – Progetto “Magic word fair play”, l'Istituto Comprensivo "Federico II di Svevia" di Massannunziata, diretto dalla dott.ssa Giuseppina Consoli, dal 14 al 18 novembre ha ospitato i coordinatori, i  partners e gli alunni stranieri del progetto “Magic word fair play” provenienti da Turchia, Grecia, Slovenia e Spagna.
In una gremitissima aula magna le delegazioni straniere sono state accolte con un concerto di musica eseguito dall’orchestra della scuola diretto dalla prof. Francesca Pappalardo.
A ricevere i rappresentanti stranieri anche il sindaco di Mascalucia, dott. Giovanni Leonardi: «Sono orgoglioso delle nostre scuole – ha commentato il primo cittadino -, su quattro istituti scolastici due istituti comprensivi sono ad indirizzo musicale, abbiamo due belle orchestre scolastiche sulle quali  il Comune punta molto. Sono lieto di accogliere questa delegazione Erasmus, dopo quella del “Marchesi”, e che la cittadina ospita.
«Ciò sta a significare – ha concluso il dott. Leonardi - l’alta qualità delle nostre scuole».
Al discorso del primo cittadino ha fatto seguito uno scambio di libri e stampe tra i delegati e il sindaco di Mascalucia.
«Il progetto analizza il problema dell’abbandono scolastico – ha spiegato la dirigente scolastica, Giuseppina Consoli - e individua nello sport la soluzione possibile poiché esso ha una valenza positiva sia sul corpo che sulla mente. Durante la loro permanenza – ha continuato la dott.ssa Consoli - l’Istituto ha organizzato concerti, balli tradizionali, lezioni ed attività di Kids Yoga, momenti laboratoriali, mostre, visite guidate e tanto altro.
«E’ un progetto al quale noi abbiamo aderito come scuola partner – ha concluso -, il coordinatore del progetto è stata la Turchia con una scuola e l’Agenzia nazionale turca».
Le prossime tappe vedranno l’Istituto mascaluciese alla volta della Slovenia ed infine della Grecia dal momento che Turchia e Spagna sono state già visitate.

Teatro Massimo Bellini: arriva “Carmen” nella nuova versione del Balletto di Milano

CATANIA – Una Carmen tutta danzata sulle immortali melodie di Bizet. La propone il rinomato Balletto di Milano per la stagione 2017 del Teatro Massimo Bellini, sul cui palcoscenico lo spettacolo sarà in scena per 7 rappresentazioni dal 21 al 26 novembre. La suddivisione è in quattro quadri, liberamente ispirati alla novella omonima di Prosper Mérimée e all'opera di George Bizet.
L’Orchestra del Teatro Massimo Bellini sarà diretta da Gianmario Cavallaro, la coreografia è firmata a quattro mani da Agnese Omodei Salé e Federico Veratti, l’ideazione scenica è di Marco Pesta, i costumi sono di Federico Veratti. Nel title role Alessia Campidori si alternerà con Angelica Gismondo (prevista nelle recite pomeridiane del 24 e 25 novembre), Don José è Alessandro Orlando, mentre Alessandro Torrielli, primo elemento di novità incarna il Destino che incombe. Il ruolo di Escamillo è stato affidato a Federico Mella, al quale subentrerà Germano Trovato (per la recita serale 24), Micaela è Marta Orsi. La prima rappresentazione di martedì 21 novembre (Turno A) è fissata alle ore 20,30. Seguono le repliche di mercoledì 22 alle 17,30 (Turno S1); giovedì 23 alle 17,30 (Turno R); il doppio spettacolo di venerdì 24 alle 16,30 (Turno S2) e alle 21 (Turno B); infine le recite di sabato 25 alle 17,30 (Turno C), e domenica 26 alle 17,30 (Turno D).
Poche opere hanno avuto tanta fortuna quanto la Carmen di Bizet, un capolavoro che ha visto numerose riletture in forme artistiche diverse dalla lirica: cinema, musical e naturalmente la danza.
A firmare memorabili coreografie si sono succeduti, nel corso del Novecento, l’inimitabile Roland Petit con Zizi Jeanmaire e i Ballets de Paris; il coreografo cubano Alberto Alonso con l’étoile russa Majja Pliseckaja, lo svedese Mats Ek con il Cullberg Ballet e Ana Laguna, l’inglese Matthew Bourne o il boemo Jiří Kylián, per non dire della versione flamenca di Antonio Gades approdata sul grande schermo per la regia di Carlos Saura.
Il Balletto di Milano apre a nuove interpretazioni senza tradire la tradizione e avvalendosi di una modernizzazione della messa in scena e dello stile, che sbalza l’intera vicenda con l’essenzialità di tratti dei Capricci di Goya e l’astrazione delle geometrie cubiste.
Carmen è senza dubbio uno dei personaggi più forti nella storia dell’opera lirica e nell’immaginario collettivo è l’incarnazione della femminilità e della seduzione. Bella e anticonformista, passionale e desiderata, sfida chiunque voglia sottometterla, usando il suo fascino e la sua personalità per ottenere tutto ciò che desidera. Mossa dall’amore per la libertà e l’indipendenza, resterà incondizionatamente fedele a se stessa anche se consapevole che questo la condurrà alla morte. Carmen è infatti una gitana, una zingara che crede nel destino che ha letto nelle carte, ma non esiterà a sfidare per l’ultima volta José, l’uomo che ha piegato al suo volere, costringendolo a cambiare vita e a seguirla pur sapendo che egli la ucciderà.
E così nella Carmen del Balletto di Milano il Destino assume un ruolo determinante, dominando la vicenda e svelandosi man mano attraverso i simboli delle carte: amore, tradimento, morte. Come tre sono i colori che indossa: bianco per l’amore, rosso per la passione, nero per la morte. Presenza costante, mette sulla strada della bella gitana don José prima ed Escamillo poi, le è accanto nel farle seguire il cuore, le svela la Morte imminente in un avvincente faccia a faccia sulle note dell’habanera.
Il celebre brano in cui Carmen appariva prima spavalda e seducente, la vede ora abbandonarsi nella braccia di colui che presto la porterà con sé. Bandito e assassino e poi vittima come nella novella o ingenuo soldato dell’opera che perde la testa fino all’autodistruzione? Don José è comunque folgorato da Carmen sin dal primo incontro. Per lei è stato degradato, è diventato disertore, brigante, assassino... Ossessionato dall’idea di perderla non ha esitazioni nell’ucciderla.
Come nell’opera, il torero Escamillo e Micaela sono gli altri interpreti principali di un balletto ricco di coreografie coinvolgenti: dagli appassionati pas de deux alle tante e vivaci danze d’assieme di gitani, soldati e sigaraie realizzate sulle stupende musiche di Georges Bizet, non solo tratte dall’omonima opera, ma anche dalle due Suites ricavate da Ernest Guiraud e dalla seconda Suite dall’Arlésienne. Sonorità che enfatizzano la vicenda e il clima d’energia e passione che si ritrova anche nell’allestimento in cui convivono tradizione e modernità.
Diretto dal 1998 da Carlo Pesta, il Balletto di Milano è tra le compagnie di danza di maggior prestigio in Italia, riconosciuta e sostenuta dal MiBACT (Ministero per i Beni e le Attività culturali) e dal Comune. Eccezione fatta per il Teatro alla Scala, è l’unica compagnia di balletto stabile a Milano e in tutta la Lombardia ad avere un proprio teatro e un’attività internazionale. La linea artistica ha portato il Balletto di Milano a essere presente con tutti i suoi spettacoli nei maggiori teatri italiani ed esteri, fondazioni liriche e festival dove ottiene sempre successi di pubblico e critica unanimi. Compagnia versatile, il cui stile è apprezzato da un pubblico eterogeneo, vanta un ampio repertorio che spazia da grandi classici del repertorio alle rivisitazioni dei più celebri titoli della letteratura, proposti in un’armoniosa mescolanza di stili, fino a produzioni contemporanee che sottolineano l’alto livello che la contraddistingue.
Nella sua storia spiccano grandi e numerosissimi artisti: attualmente collaborano con il Balletto di Milano nomi della coreografia internazionale come Giorgio Madia e Teet Kask. Nel 2013 ha inaugurato il Teatro di Milano, la nuova sede dove organizza, oltre agli spettacoli, numerose iniziative volte alla diffusione della danza, tra cui la stagione di balletto per le scuole, incontri e seminari, mostre. Il Teatro di Milano è considerato tra i punti di riferimento cittadini per l’arte coreutica, musicale e di spettacolo dal vivo.




STORIA E MODERNITA’ NELLA PROPOSTA CULINARIA DI EXPO FOOD AND WINE

Dai moderni sapori di tendenza alla tradizione lilibetana con i vini marsalesi per le due serate curate dagli chef dell’accademia italiana di gastronomia

            Porta la firma di Peppe Agliano la cucina proposta per Expò Food and Wine che si svolge a Giarre questo weekend. Il brillante chef, marsalese d’adozione, sarà impegnato nella regia della parte culinaria che porterà il pubblico dell’evento alla scoperta dei più moderni sapori di tendenza alla tradizione lilibetana che incontra i prestigiosi vini marsalesi. Si comincia questa sera, venerdì 17, con il buffet gourmet dal tema “siciliano e tradizionale: più gusto per tutti, il bio e il gluten free passando per il vegan gourmet”, che si terrà nella suggestiva location del Palmento di Radicepura, una struttura creata per ospitare eventi e celebrare la natura. È stato creato appositamente un menù che vedrà, fra le novità, il Riso Gattopardo e la caponata di mandorle e cacao; portate che esprimono al meglio la filosofia di che Agliano sull’incontro fra la cucina storica siciliana con le evoluzioni contemporanee, senza allontanarsi dal territorio, nel rispetto delle materie prime.
            La squadra di collaboratori in cucina è composta da Rosario Guddo, Daniele Taormina, Diego Licari, in rappresentanza del territorio palermitano; Giuseppe Barbagallo e Carmelo Potestà, per il territorio di Catania. Inoltre daranno il loro supporto Roberta Pallota, Aic; e Gianni Lo Grasso e Giuseppe Russo di Colle Cesarò di Partinico, per la squadra di sala.
            La cena di sabato 19 sarà dedicata al territorio lilibetano e vedrà lo chef Peppe Agliano cimentarsi con i più estremi abbinamenti tra piatti salati e vino Marsala. A tavola, farà la sua presenza il maialino nero dei Nebrodi al cioccolato di Modica, singolare ricetta premiata e recensita dalla stampa gastronomica.
            Tutti gli eventi legati alla cucina saranno accompagnati dalla narrazione di Anna Martano, prefetto Sicilia dell’Accademia Siciliana di Enogastronomia, che arricchirà ogni ricetta con curiosità, poesia, cultura e ironia.


giovedì 16 novembre 2017

RAMAZZOTTI: domani esce in tutto il mondo "EROS DUETS", l'album che celebra i più importanti duetti della carriera dell'artista, pubblicato e distribuito da SONY MUSIC.

EROS RAMAZZOTTI
DOMANI ESCE EROS DUETS

L’album che celebra i più importanti duetti della carriera dell’artista

Domani, venerdì 17 novembre, esce in tutto il mondo, in formato cd e vinile, EROS DUETS(Sony Music Italy), l’album che celebra i più importanti duetti della carriera di EROS RAMAZZOTTI. Disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming, “EROS DUETScontiene 15 tra i brani più famosi di Eros Ramazzotti eseguiti con alcuni dei più importanti artisti internazionali e non: Tina Turner, Nicole Scherzinger, Giorgia, Anastacia, Ricky Martin, Cher, Andrea Bocelli, Carlos Santana, Patsy Kensit, Take 6, Ornella Vanoni, Antonella Bucci, Raf, Luciano Pavarotti e The Chieftains. Il tutto è arricchito da un booklet di 36 pagine.
La versione internazionale, a differenza di quella italiana, conterrà alcuni duetti in lingua spagnola.

Questa la tracklist della versione italiana dell’album: Cose della vita (Can’t stop thinking of you)”, Eros Ramazzotti & Tina Turner; “Fino all’estasi”, Eros Ramazzotti & Nicole Scherzinger; “Inevitabile, Eros Ramazzotti & Giorgia; “I belong to you (il ritmo della passione)”, Eros Ramazzotti & Anastacia; “Non siamo soli”, Eros Ramazzotti & Ricky Martin; “Più che puoi, Eros Ramazzotti & Cher; Musica è, Eros Ramazzotti & Andrea Bocelli; Fuoco nel fuoco, Eros Ramazzotti & Carlos Santana; “La luce buona delle stelle, Eros Ramazzotti & Patsy Kensit; Un attimo di pace, Eros Ramazzotti & Take6; “Solo un volo”, Eros Ramazzotti & Ornella Vanoni; Amarti è l’immenso per me, Eros Ramazzotti & Antonella Bucci; Anche tu, Eros Ramazzotti & Raf; Se bastasse una canzone, Eros Ramazzotti & Luciano Pavarotti; Un’emozione per sempre, Eros Ramazzotti & The Chieftains.


Notai, a Catania convegno nazionale su nuove funzioni della professione

LE NUOVE FUNZIONI DEL NOTAIO NELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA”

Convegno nazionale organizzato dai Consigli di Catania e Caltagirone, e di Messina

CATANIA – “Le nuove funzioni del Notaio nella società che cambia”: è questo il fulcro tematico del convegno che si svolgerà sabato 18 novembre, nella sala congressi del Grand Hotel Baia Verde (Acicastello) a partire dalle 9.30. Un evento di respiro nazionale, organizzato dai Consigli Notarili di Catania e Caltagirone, e di Messina, che si svilupperà in due sessioni, mattutina e pomeridiana.
«Saranno approfonditi argomenti che riguardano l’attualità degli studi professionali – spiega il presidente dei Notai etnei Giuseppe Balestrazzi – la gestione dei conti correnti, la riforma del terzo settore, il ruolo della comunicazione, le sfide della concorrenza, nonché discipline a carattere tecnico. Interverranno numerosi colleghi, provenienti da diverse parti d’Italia, in qualità esperti in materia e di componenti delle Commissioni del Consiglio nazionale del Notariato».
I lavori saranno presieduti dal docente ordinario di Diritto Civile presso l’Università di Catania Giovanni di Rosa. Prenderanno parte al tavolo dei relatori i notai Melchiorre Macrì Pellizzeri, Gianluca Abbate, Carlo Saggio, Giovanni Liotta, Raffaele Trabace; il direttore della comunicazione del Notariato Massimiliano Levi; il dottore commercialista Nicola Forte; e l’avvocato Anselmo Barone.

FESTA DELL’ALBERO, CANCELLARE IL DEGRADO ATTRAVERSO LA BELLEZZA


Domenica 19 novembre 2017 ore 10, “Le Rocce” Capo Mazzarò (Taormina, ME)

FESTA DELL’ALBERO, CANCELLARE IL DEGRADO ATTRAVERSO LA BELLEZZA



Il Gruppo “Salviamo i Boschi” e la Fondazione Fiumara d’Arte
insieme per una giornata di Bellezza



Si invitano gli amici della natura, muniti di pettorina, cappellini, guanti

e sacco dell’immondizia, a partecipare alla Giornata dell’Albero. Durante l’evento gli studenti dell’I.C. Alcide De Gasperi di Aci San Antonio (CT) piantumeranno degli alberelli



Le Rocce è uno dei luoghi più suggestivi di Taormina, dimenticato per oltre 50 anni e concesso in comodato d’uso per 99 anni dalla Città Metropolitana di Messina alla Fondazione Antonio Presti - Fiumara d’Arte.

Oscurato da una politica cieca che lo ha fatto diventare emblema di spreco e di degrado, frutto di una responsabilità collettiva di dimenticanza e indolenza, il complesso Le Rocce rinascerà in nome della politica della bellezza, che vede nell’arte e nella riqualificazione del paesaggio la via per riconsegnare al pubblico quel luogo per troppo tempo negato. Il progetto della Fondazione Fiumara d’Arte prevede la creazione di percorsi artistici, culturali, turistici e ambientali, in sinergia con i Comuni del comprensorio. Questa famosa spina di verde che si affaccia sul mare, negli anni Cinquanta sarebbe dovuta diventare un marchio turistico di qualità per Taormina: è trascorso mezzo secolo e questo splendido paradiso tra cielo e terra non è altro che un sito abbandonato. In occasione della Giornata dell’Albero, verrà fatta una pulizia straordinaria del sito e verranno piantati alberi come simbolo di rinascita. Presenti in prima linea scuole e associazioni - guidati dal dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Alcide De Gasperi” di Aci San Antonio prof.ssa Silvana di Bella - la prof.ssa Valeria Aloi e una rappresentanza di alunni, il presidente del CAI di Acireale Paolo Falsaperla e il presidente del Katane Diving Club Fabio Lombardo. Si ringraziano il vivaio Quattrocchi di Mascalucia ed il Vivaio Leotta di Acireale per aver offerto gli alberelli che verranno piantumati. 



«Questa finestra che si affaccia sull’infinito – dichiara Antonio Presti – paradossalmente non si è fatta toccare per consegnarsi alla speculazione e al malaffare, si è difesa da intere generazioni, e noi la vorremmo riconsegnare a chi non ha potuto amare e condividere la bellezza di questo giardino incantato e a coloro che presto potranno finalmente scorgerla. E questo grazie all’impegno etico e sociale di tutti quelli che lavoreranno e mi aiuteranno per riconsegnarla alla collettività nella sua integrità morale».

Presti sottolinea l’importanza di una sinergia di gruppo tra le scuole, le associazioni e la Fondazione Fiumara d’Arte, una proposta culturale a scala territoriale che non vuole coinvolgere solo il sito Le Rocce ma anche i paesi del litorale ionico, della Valle dell’Alcantara, della Valle d’Agrò e del Parco dell’Etna: una rete che possa migliorare lo sviluppo del territorio. «Le Rocce – ribadisce Presti – costituisce un punto di partenza e volano turistico per avviare un concreto processo di crescita e sviluppo di tutti i comuni della fascia Ionica». La Fondazione Fiumara d’Arte è pertanto aperta ad eventi artistici/culturali proposti dal mondo dell’associazionismo, della scuola, dell’università, delle Proloco, delle istituzioni. Si invitano pertanto gli interessati a contattare la Fondazione per stabilire il nuovo calendario eventi che partirà da marzo 2018 (info@fondazionefiumaradarte.org). Il futuro del complesso Le Rocce immaginato dal mecenate, avrà un carattere collettivo, spirituale e visionario, in linea con molti dei suoi interventi e delle manifestazioni dell’ultimo trentennio nell’Isola (il parco Fiumara d’Arte, il museo-albergo Atelier sul Mare, la Porta della Bellezza, Il treno dei poeti, G37 Summit della poesia). Le Rocce diventeranno un villaggio turistico dove ogni cottage sarà affidata a un creativo (artista-architetto-designer-ingegnere) tramite un bando di concorso, che sarà pubblicato a breve, attraverso comunicato stampa, che stabilirà funzioni, forma e aspetto delle singole aree. «La grande sfida di Antonio Presti di fare rivivere questo straordinario sito - afferma il dott. Giuseppe Receputo fondatore del gruppo Salviamo i boschi – è stata accolta dal nostro gruppo con grande entusiasmo che vogliamo condividere con tutti gli amanti della Bellezza che vorranno sostenere l’iniziativa. Pertanto invito tutti gli interessati a portare guanti da giardinaggio e sacchi per contenere i rifiuti trovati lungo il promontorio. Alla fine dell’evento condivideremo insieme il pranzo a sacco. Il gruppo Salviamo i boschi ha il solo scopo di salvare quello che abbiamo ereditato dalle generazioni passate. Noi siamo ospiti in questo luogo meraviglioso che è la Terra, lo dobbiamo preservare e lasciare migliore alle generazioni future».












La Festa dell'albero è una delle più antiche cerimonie nate in ambito forestale e rappresenta la celebrazione che meglio dimostra, come il culto e il rispetto della natura affermino il progresso civile, sociale, ecologico ed economico di un popolo. Fin dai tempi più antichi, all'Albero e ai boschi veniva attribuita una grande importanza, e già nella primissima epoca romana gli alberi erano classificati in olimpici, monumentali, eroici, ferali, felici, infausti; i boschi erano suddivisi in sacri, divinizzanti e profani. Si può dire che i Romani, con le loro usanze ed i loro culti precorsero l'odierna festa degli alberi; questi erano tutelati e conservati anche per motivi legati alla religione ed era consuetudine consacrare i boschi al culto delle divinità dell'epoca. Con l'esempio di pubbliche piantagioni si volle poi insinuare nel popolo l'importanza della coltivazione degli alberi, imitando peraltro le usanze ancora più antiche dei greci e dei popoli orientali, presso i quali erano già diffuse la pratica dell'arboricoltura e dell'impianto di boschi. In epoca moderna la necessità di educare al rispetto ed all'amore degli alberi anche attraverso una celebrazione si concretizzò per la prima volta in alcuni stati del Nord America intorno alla seconda metà dell'Ottocento quando, in conseguenza di spaventose inondazioni, larga parte del territorio fu colpita da disastrosi disboscamenti. Per questo motivo, nel 1872, il Governatore dello Stato del Nebraska, Sterling Morton, pensò di dedicare un giorno all'anno alla piantagione di alberi per creare una coscienza ecologica nella popolazione e per accrescere, così, anche il patrimonio forestale del proprio paese. Quel giorno fu chiamato Arbor day e la sua risonanza giunse anche in Europa dove trovò molti estimatori che diffusero l'iniziativa. In Italia la prima Festa dell'albero fu celebrata nel 1898 per iniziativa dello statista Guido Baccelli, allora ministro della Pubblica Istruzione. Nella legge forestale del 1923, essa fu istituzionalizzata nell'art. 104 che recita: "È istituita la Festa degli alberi. Essa sarà celebrata ogni anno nelle forme che saranno stabilite di accordo fra i ministri dell'Economia Nazionale e dell'Istruzione Pubblica" con lo scopo di infondere nei giovani il rispetto e l'amore per la natura e per la difesa degli alberi. Nel 1951 una circolare del ministero dell'Agricoltura e delle Foreste stabiliva che la "Festa degli alberi" si dovesse svolgere il 21 novembre di ogni anno, con possibilità di differire tale data al 21 marzo nei comuni di alta montagna. La "Festa degli Alberi, oggi, mantiene inalterato il valore delle sue finalità istitutive che sono ancor più attuali di un secolo fa e rappresenta un importante strumento per creare una sana coscienza ecologica nelle generazioni future che si troveranno ad affrontare problemi ed emergenze ambientali sempre nuovi e su scala globale.

I concerti della prossima settimana | Catania e Palermo PAOLA TURCI IL SECONDO CUORE TOUR // SAMUEL IL CODICE DELLA BELLEZZA CLUB TOUR

CATANIA // 23 NOVEMBRE  TEATRO METROPOLITAN

PALERMO // 24 NOVEMBRE TEATRO GOLDEN

Nel corso di queste tappe, Paola Turci presenterà con la sua grinta ed eleganza le canzoni più conosciute e apprezzate che l’hanno resa una delle artiste più apprezzate del panorama musicale italiano, insieme ai nuovi brani de Il secondo cuore, il disco di inediti che ha conquistato pubblico e critica.
CATANIA // 25 NOVEMBRE
LAND - LA NUOVA DOGANA

PALERMO // 26 NOVEMBRE 
I CANDELAI 
Voluti e ideati dallo stesso Samuel, sono concerti dinamici, che esaltano al meglio l’ecletticità dell’artista torinese, in cui all’energia dell’elettronica si mescolano momenti pop, rock e acustici.
Uno spettacolo suggestivo, pensato nei minimi dettagli, in cui il palco, completo di un caleidoscopio di luci, è stato immaginato come un grande schermo video che proietta immagini rubate alle canzoni dell’album dando vita a un vero e proprio film del #codicedellabellezza.


prevendite on line su www.puntoeacapo.uno 
biglietti disponibili nei punti prevendita circuito box office e al botteghino dei concerti



Premio Internazionale di giornalismo “Maria Grazia Cutuli”


Si svolgerà sabato 25 novembre a Santa Venerina (CT) la tredicesima edizione del Premio Internazionale di Giornalismo intitolato a Maria Grazia Cutuli, l’inviata del Corriere della Sera uccisa in Afghanistan il 19 novembre del 2001.

La giuria ha proclamato vincitori di questa edizione:

- per la sezione “Stampa estera” il giornalista greco Teodoro Andreadis Synghellakis, corrispondente da Roma della radiotelevisione greca Alpha, dell’agenzia di stampa Amna e del quotidiano Efimerìda Syndaktòn;

- per la sezione “Stampa italiana” la giornalista Carmela Giglio, storica inviata di Tg1 e Gr1 e da settembre corrispondente per la Rai da Turchia, Iraq, Siria ed Europa meridionale;

- per la sezione “Giornalista siciliano emergente” Laura Bonasera: 33 anni, di Enna, vive e lavora a Roma. Fa parte della squadra giornalistica di Nemo – Nessuno escluso in onda il giovedì su Rai2. In precedenza ha lavorato per Piazzapulita (La7), Parallelo Italia e Agorà Estate (Rai3).

La cerimonia di premiazione si svolgerà a Santa Venerina, alle ore 18.30, al Teatro Eliseo (Via Vittorio Emanuele 273).

Nel corso della serata si terrà un dibattito sul tema drammatico della migrazione con una speciale attenzione rivolta alla condizione femminile. La data del 25 novembre non è stata scelta a caso. Coincide, infatti, con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Al dibattito parteciperanno Alberto Quattrucci, direttore generale di “Uomini e religioni” della Comunità di Sant’Egidio, e  Enzo Bianco, sindaco di Catania, nonché capo della delegazione italiana del Comitato delle Regioni.

Come nelle precedenti edizioni, la cerimonia ufficiale del Premio Maria Grazia Cutuli sarà preceduta da una mattinata di studio con lezioni magistrali tenute dei tre vincitori alle ore 10.00 a Catania, nell’aula magna Santo Mazzarino della Facoltà di Lettere dell’Università Statale (ex Monastero dei Benedettini, piazza Dante Alighieri, 24).

“Migranti e crisi economica, sfide d’Europa” sarà il titolo della lectio magistralis di Teodoro Andreadis Synghellakis, mentre Carmela Giglio tratterà il tema “Il giornalismo e la forza del racconto e della testimonianza”. Laura Bonasera, infine, parlerà di “Nuove schiavitù, antiche tragedie: il dovere della denuncia”.

Coordinerà le lezioni magistrali all’Università e modererà il dibattito serale al Teatro Eliseo di Santa Venerina il giornalista Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera.

Nel primo pomeriggio si svolgerà, come di consueto, una breve commemorazione di Maria Grazia Cutuli nel piccolo cimitero di Dagala del Re, che ospita le spoglie della giornalista assassinata in Afghanistan.

martedì 14 novembre 2017

LELLO ANALFINO & TINTURIA CON L’ORCHESTRA GIOVANILE SICILIANA

L’Associazione Culturale Sopra La Panca - grazie al patrocinio dell’Assessorato Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo – ha realizzato una produzione videoclip musicale tratta dallo spettacolo live di “Lello Analfino & Tinturia” con l’Orchestra Giovanile Siciliana realizzato il 21 luglio 2017 nella prestigiosa location del Teatro di Verdura di Palermo.

Una scelta mirata, che oltre a mettere in risalto l’unicità della performance live e il prestigio dell’iniziativa per la Sicilia, è un pensiero dolceamaro sulla routine quotidiana, pop e struggente allo stesso tempo, con un testo poetico che racconta un mal di vivere condiviso, generazionale, di chi – a 20 come a 40 anni – è “in cerca di se stesso tra gli eccessi”, con il retrogusto di una insoddisfazione che “lascia stesi sul divano, attori mancati di una vita normale che ci giudica”. Una formula live che è soprattutto un connubio moderno, felice commistione tra generi diversi e che diventa un nuovo modo di comunicare e veicolare l’immagine culturale e turistica della Sicilia: un importante contributo artistico attraverso un nuovo approccio, utilizzando nuovi mezzi di comunicazione multimediali.

La band siciliana, oramai conclamata eccellenza isolana, capitanata da Lello Analfino, insieme a 80 elementi dell’Orchestra di giovani musicisti siciliani, ha portato sul palco del Verdura uno spettacolo unico nel suo genere. Un esperimento musicale che ha sposato un’orchestra classica con il sound pop della band: progetto ambizioso, di alto spessore artistico, che ha richiamato un pubblico eterogeneo e numeroso, con particolare attenzione al progetto educativo di formazione e produzione artistica che caratterizza l’Orchestra giovanile siciliana, con oltre cento giovani musicisti provenienti da tutta la Sicilia.
Questa la cornice che caratterizza il video del brano “Una vita normale Live”, registrato in occasione dello spettacolo, che racconta al meglio – con un mix di musica, immagini e luci - il “dialogo” tra i musicisti sul palco, diretti dal maestro Alberto Maniaci, con gli arrangiamenti del maestro Giuseppe Vasapolli, talento siciliano riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.


Alenfado in concerto all'ARCI Tavola Tonda, sabato 18 novembre, ore 22 (CNT)

Il concerto degli Alenfado ci trasporta nelle magiche e intense atmosfere dei quartieri di Lisbona, con un viaggio musicale che, dalle note malinconiche del fado, tra tradizione e contaminazioni, ci guida alla scoperta di sonorità assonanti in altre musiche popolari.
 
ALENFADO
Francesca Ciaccio: voce
Toni Randazzo: chitarra acustica, guitarra portuguesa e arrangiamenti
Roberto Buscetta: chitarra flamenca e testi
Fabio Barocchiere: basso acustico
Angela Mirabile: percussioni
Vera Unti: violino
 
Appassionati di musica etnica, gli Alenfado si dedicano alle ricerche, musicali e testuali, di brani della tradizione del fado portoghese e della musica iberica, per rintracciare tematiche e sonorità risuonanti con le emozioni e i sentimenti dei sud del mondo, partendo proprio dalle tradizioni mediterranee.

Il loro repertorio comprende, tra gli altri, brani riarrangiati di Amália Rodrigues, “la regina del fado”, ma anche di coloro che hanno raccolto la sua eredità, come i Madredeus, Dulce Pontes e Mariza, e che include anche brani di Cesária Évora, Las Migas e altri, ma anche brani italiani tradotti in portoghese o in spagnolo, e brani originali scritti e arrangiati dagli stessi Alenfado.

Il nome Alenfado, che in portoghese significa “oltre il fado”, indica l’intenzione del gruppo di interpretare e riarrangiare, con la propria sensibilità personale, canzoni popolari antiche e moderne, non solo portoghesi, ma anche di altre tradizioni popolari (soprattutto spagnole e dell’America Latina), salvando però il carattere e l’anima di ogni brano.

Il Fado (dal latino “fatum”, destino), canzone urbana di Lisbona, riconosciuto come patrimonio immateriale dell’Umanità dall’Unesco, è il simbolo dell’identità della città e del Paese, che racconta i sentimenti, le pene d’amore, la nostalgia e la vita quotidiana.


Costo del biglietto 5 euro.
Le attività di Tavola Tonda sono riservate ai soci Arci.

Il costo della tessera è di 5 euro e la sua validità è fino al 30 settembre 2018.

LA STAMPA NAZIONALE DI SETTORE GUARDA A EXPO FOOD AND WINE

Hanno accettato con grande curiosità l’invito a partecipare alla 4° edizione di Expo Food and Wine, i giornalisti della stampa nazionale che rappresentano alcune fra le voci più autorevoli del settore enogastronomico.
Tutto il territorio siciliano rappresenta una vera miniera infinita di cultura, storia, bellezza da raccontare e da gustare con una vastità di produzioni dell’agroalimentare che sono uniche in termini di qualità. Sono questi gli aspetti che verranno a conoscere Giancarlo Roversi, corrispondente di testate nazionali come Il Giorno, Il Resto del Carlino; Paola Cerana, direttrice di Mete d’Italia e del Mondo; Gianpaolo Giacomelli di Winesurf.it, Cinzia Tosetti, scrittrice e Rossella Cerulli di Vie del Gusto.
 Altro strumento fondamentale, su cui si basa la promozione dei prodotti siciliani, è proprio l’informazione. Pertanto, Alessandra Ambra, general manager e founder dell’evento, all’interno della tre giorni di Expo Food and Wine (17/19 novembre) ha previsto la diretta partecipazione dei giornalisti di settore che incontreranno i colleghi siciliani per un costruttivo confronto di esperienze professionali e di scoperta delle eccellenze locali.
Sull’aspetto della comunicazione è in programma una tappa del Festival del giornalismo Alimentare di Torino, con una mattinata, sabato 18 novembre alle 10, dedicata al corso di formazione per giornalisti sul tema “Giornalismo enogastronomico, tra etica, risorse e strategie, per una buona comunicazione delle eccellenze territoriali” che si concluderà con una parte pratica dedicata alla degustazione di prodotti tipici. A seguire, il concorso “IndoVino” con una degustazione alla cieca per la stampa, coordinata da Anna Martano, prefetto Aigs Sicilia, con Salvo Di Bella e Rosario Giunta, assaggiatore Onav.


lunedì 13 novembre 2017

Libri: alla Mondadori sarà presentato "Il colpo di coda"di Giuseppe Pelleriti





Venerdì 17 novembre alle 18.00, al Mondadori Bookstore di Piazza Roma, l'autore dialogherà con lo scrittore Renato Pennisi, mentre tre attori della Compagnia teatrale Liotru, interpreteranno alcuni brani del testo.

Arriva a Catania "Il colpo di coda" opera prima di Giuseppe Pelleriti, che trae spunto da fatti realmente accaduti nell'immediato dopoguerra a Centuripe, dove il libro è stato presentato lo scorso settembre.
Edito da Prova d'autore il romanzo é già alla seconda ristampa avendo colpito il pubblico e per la trama corale e ricca di colpi di scena,  e per il particolare uso che fa del dialetto.
Un racconto avvincente con intrecci tra miseria, passioni, potere e criminalità, che si svolge lungo il triennio che porterà il Paese al passaggio dalla monarchia alla repubblica.

Tutto ruota attorno alle gesta di Cicciu Dottori, un comunista che vuole fare la rivoluzione, e che raccoglie attorno a sé un nutrito schieramento di uomini per poi trasformarli in banditi, che si offrono come sostituti dello Stato.  Nell'eterna lotta tra il bene e il male a Dottori e alla sua banda si contrappongono i carabinieri, il sindaco, il prefetto e l’alta borghesia. Il tutto condito dalle gesta amorose del brigante, dotato di una forza fisica e di un'astuzia fuori dall'ordinario, e da momenti di vera comicità narrativa.


Venerdì 17 novembre alle 18.00 al Mondadori Bookstore di Piazza Roma il libro sarà conosciuto anche dal pubblico etneo: l'autore dialogherà con lo scrittore Renato Pennisi mentre tre attori della Compagnia teatrale Liotru, interpreteranno alcuni brani del testo.


Giuseppe Pelleriti nasce nel 1963 a Milano da genitori siciliani emigrati i quali, sentito il richiamo della madre terra, rientrano dopo appena qualche anno, permettendo così all’autore di vivere in Sicilia sin già dalla prima infanzia.

Seppur intraprende studi di natura tecnica, l’interesse per la storia, la letteratura e la narrativa cresce sempre più fino a diventare una vera e propria passione travolgente.

Oggi è consulente d’impresa e vive a Centuripe, un paese in provincia di Enna arroccato su uno dei monti dell’entroterra siciliano da dove ama creare la trama dei suoi racconti.

La Sicilia, culla del Mediterraneo, mediatrice di pace e integrazione

LAMPEDUSA – Recuperare la centralità che la Sicilia ha sempre avuto nel Mediterraneo. È un messaggio di alto profilo quello affidato all’evento conclusivo della rassegna letteraria itinerante promossa nelle Isole Minori dall’Assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, e ideata e organizzata con vivo successo da Taobuk, il festival letterario fondato e diretto da Antonella Ferrara. Terza e ultima tappa Lampedusa, che con il patrocinio del Comune ha ospitato l’incontro “Sicilia, culla del Mediterraneo”, tema emblematico sul piano geopolitico dell’insularità. «Occorre riconoscere all’intero arcipelago siciliano un ruolo centrale e fondamentale nel processo di integrazione tra i popoli accomunati dall’identità mediterranea. Una missione irrinunciabile che discende dallo straordinario patrimonio isolano e dalle sue stratificazioni storiche e culturali», sottolinea l’assessore Barbagallo.
Grazie alla collaborazione dell’Istituto “Luigi Pirandello”, l’approfondimento di Lampedusa si è svolto in un’aula magna significativamente gremita di studenti, che hanno seguito con estremo interesse i due autorevoli relatori, il medico Pietro Bartolo e l’economista Maurizio Caserta. Un appuntamento di rilievo al quale sono intervenuti il vicesindaco Maria Dell’Imperio, la preside Rosanna Genco e Nino Taranto, presidente dell’Associazione Archivio Storico Lampedusa.
Sia Bartolo che Caserta - su sollecitazione di Antonella Ferrara, nelle vesti di moderatrice - hanno fatto proprio l’appello lanciato in giugno a Taormina da Abraham Yehoshua nel corso della serata inaugurale di Taobuk, e rilanciato in prima pagina sul quotidiano La Stampa. Di fronte ad orrori annosi e mai risolti - dai tormentati conflitti mediorientali e nordafricani fino alla tragedia dei migranti - il grande scrittore israeliano auspica un Mediterraneo unito e individua nella Sicilia, per storia e retaggio, la regione deputata a mediare tra i contendenti, fino a farne una sorta di Bruxelles del Mare nostrum.
Per affrontare una tale prospettiva quale sede migliore di Lampedusa che raccoglie quotidianamente la sfida dell’accoglienza? Quale migliore testimone di Pietro Bartolo che da quasi trent’anni cura ed assiste i migranti, parla le loro lingue, rispetta il loro credo religioso, asciuga le loro “Lacrime di sale”, come recita il titolo del suo libro.
“All’inizio - confessa - non lo volevo scrivere. Mi sembrava di tradire la fiducia delle persone che aiutavo, mettendo a nudo la loro vita, la loro sofferenza, i loro sogni. Allora ho escogitato di scriverci dentro anche la mia di vita, per mettermi alla pari con loro. Sono contento di averlo fatto perché il libro sta contribuendo a fare cadere quei muri mentali e gli stereotipi che purtroppo si sono creati. Dico sempre ai miei collaboratori che la cosa più importante è avere un approccio umano prima ancora che umanitario”.
Ma intanto lo strazio continua. «Quello che succede – evidenzia Bartolo - è vergognoso. Nel 2013 con l’operazione Mare Nostrum le nostre navi si sono messe a disposizione per evitare vittime e naufragi. Questo accadeva dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre con i suoi 360 morti. Da quell’azione di civiltà siamo però arrivati ad un paradosso. I trafficanti hanno fatto bingo, da quel momento impiegano solo gommoni, non hanno più bisogno di barche di grandi dimensioni. Il risultato è che sono aumentati i naufraghi e i morti».
Come contrastare questo meccanismo perverso? «L’Europa - prosegue Bartolo - deve fermarsi a riflettere. Un esempio per tutti. La Libia di oggi è un inferno. I migranti arrivano da noi dopo aver subito torture inenarrabili. È in atto un genocidio. Non possiamo più dire “noi non sapevamo”, perché lo sappiamo da trent’anni. La strada giusta è creare dei corridoi umanitari. Ce lo ha insegnato la comunità di Sant’Egidio, c’è la testimonianza del papa. Anche l’Europa deve farlo».
Non basta l’accoglienza. Come evitare che si creino i ghetti, chiede ancora Antonella Ferrara? Qual è il senso di un’identità mediterranea? «Noi siamo una porta sempre aperta, come la scultura di Mimmo Paladino sull’Isola. Siamo bravi nell’accoglienza ma scarsi nell’integrazione, anzi nell’interazione mirata a far entrare chi arriva a pieno titolo nella nostra società. La parola d’ordine deve essere: includere». Così Bartolo traduce il valore di libertà fondanti, come quella di andare via per sottrarsi ad un destino di miseria e soprusi.
È l’assist che ci vuole per Maurizio Caserta: «Ognuno – afferma l’autore di “Mediterraneo Sicilia Europa” e anima dell’omonima associazione – dovrebbe chiederselo: perché sono nato qua e non altrove? Quale dose di fortuna mi tocca, in più o in meno, rispetto ad un coetaneo del Burkina Faso o della Baviera? Dal disagio del caso che ci rende cittadini di un luogo piuttosto che un altro nasce il diritto a cambiare lo stato di cose e il proprio. Gli emigranti siciliani che scappavano dalla fame si sono spostati altrove, per noi è dunque abbastanza scontato avere un diritto a costruire la nostra vita laddove riteniamo più opportuno. Così è scritto anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Nella realtà, però, non a tutti è riconosciuta questa fondamentale opportunità».
Come influisce in questa visione l’identità della nostra terra? «In generale, l’identità è quella che ci portiamo dal passato e però muore se non si rivitalizza con il cambiamento a cui è continuamente esposta. L’identità mediterranea della Sicilia deve fare tutt’uno con quella europea, che consiste proprio in questa capacità tipica della società aperta. Ciò deve portarci a mettere l’uomo al centro: un umanesimo che rappresenta una sfida da accettare ogni giorno. In quest’ottica ci possiamo impegnare affinché la legge scritta, il nomos dei Greci, recepisca istanze di quella non scritta. Noi dalla Sicilia, da Lampedusa, dimostriamo di raccogliere appieno la suggestione di Yehoshua, perché da qui parte una cifra della modernità che va ricostituita e rifondata: guardare ad urgenze sempre nuove, desiderare il confronto, chiamati come siamo a risolvere di continuo questioni mai prese in considerazione prima. Il mio augurio è che il prossimo leader europeo venga proprio da quest’Isola».

Bestie di scena di Emma Dante: debutto siciliano al Teatro Stabile di Catania

CATANIA – Il Teatro Stabile di Catania ospita l'atteso debutto siciliano dello spettacolo Bestie di scena, ideato e diretto da Emma Dante, in scena alla sala Verga dal 7 all'11 novembre, per un totale di 6 rappresentazioni.
Accolto con enorme successo di pubblico al Piccolo Teatro di Milano, che lo coproduce insieme al Teatro Biondo di Palermo, al Festival di Avigone e al Teatro Argentina di Roma, Bestie di scena ha aperto un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori e i critici. Emma Dante ha realizzato la sua opera più estrema e personale, una riflessione sul teatro che diventa specchio del mondo.
Quattordici attori nudi in scena sono coinvolti in una partitura fisica dura, enigmatica e spiazzante, con la quale esprimono la loro dedizione al teatro ma anche le derive ossessive e controverse di una comunità smarrita e impaurita.
Lo spettacolo è interpretato da Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Alessandra Fazzino, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier ed Emilia Verginelli. Ala messa in scena prendono parte anche Daniela Macaluso e Gabriele Gugliara. Gli elementi scenici sono ideati da Emma Dante, mentre le luci sono di Cristian Zucaro.
«In Bestie di scena – spiega l’autrice e regista – c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, le bestie finiscono su un palcoscenico pieno di insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno. Lo spettacolo ha assunto il suo vero significato nel momento in cui ho rinunciato al tema che avrei voluto trattare. Volevo raccontare il lavoro dell’attore, la sua fatica, la sua necessità, il suo abbandono totale fino alla perdita della vergogna e alla fine mi sono ritrovata di fronte a una piccola comunità di esseri primitivi, spaesati, fragili, un gruppo di “imbecilli” che, come gesto estremo, consegnano agli spettatori i loro vestiti sudati, rinunciando a tutto. Da questa rinuncia è cominciato tutto, si è creata una strana atmosfera che non ci ha più lasciati e lo spettacolo si è generato da solo».

Note d’autore e di regia

Bestie di scena ha assunto il suo vero significato nel momento in cui ho rinunciato al tema che avrei voluto trattare. Volevo raccontare il lavoro dell’attore, la sua fatica, la sua necessità, il suo abbandono totale fino alla perdita della vergogna e alla fine mi sono ritrovata di fronte a una piccola comunità di esseri primitivi, spaesati, fragili, un gruppo di imbecilli che come gesto estremo consegnano agli spettatori i loro vestiti sudati, rinunciando a tutto. Da questa rinuncia è cominciato tutto, si è creata una strana atmosfera che non ci ha più lasciati e lo spettacolo si è generato da solo. Per un tempo lungo delle prove ci siamo concentrati sullo sguardo, siamo stati ore a guardarci io e gli attori, loro guardavano me e io li guardavo, senza parlare, senza giudicare. All’inizio erano vestiti, poi in mutande e alla fine nudi. Si sono spogliati piano piano, ognuno col tempo che serviva. Poi, ottenuto ciò che volevo, io spettatrice, colei che se ne sta seduta sulla sedia e guarda, ho cominciato a sentire la pena del mio sguardo, provando uno strano senso di colpa di fronte alla scena nuda e ai corpi nudi. Allora ho chiesto loro di coprirsi occhi, seni e genitali per liberarmi da questo peso. E ho capito che il peccato stava nel mio sguardo, nel mio fissare quei corpi quelle facce, che faceva del male soprattutto a me. 
In Bestie di scena c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, le bestie finiscono su un palcoscenico pieno d’insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno. Lì c’è tutto ciò che serve: la casa, la stanza dei giochi, l’odio, l’amore, il sentiero, il rifugio dove trovar riparo, la paura, il mare, il naufragio, la trincea, la tomba dove piangere i morti, i resti di una catastrofe…
Le bestie di scena non fanno altro che immaginare. S’illudono di vivere, tenendo tra le mani oggetti in prestito, nutrendosi di poltiglie, farfugliando brandelli di storie. Come i bambini credono nei giochi e, alienati da tutto, se ne lasciano incantare fino agli eccessi della demenza. Ballano, cantano, urlano, litigano nei dialetti del Sud, seducono, impazziscono, amano, ridono, combattono…
In Bestie di scena c’è un meccanismo segreto che svela il processo con cui nasce e si forma un individuo. Al centro c’è lui con i suoi movimenti scoordinati e selvaggi, lui che traccia percorsi più importanti della meta, che cerca strade non ancora battute. È lui il cuore pulsante dell’esercizio, il pilastro della giostra, colui al quale rivolgere tutta l’attenzione per una possibile interpretazione di ciò che siamo. Senza storie da raccontare, né costumi da indossare, le bestie di scena si muovono maldestramente come al principio di tutto, obbligandoci a dare peso, volume e ingombro al nostro sguardo. Siamo noi a scegliere sin dall’inizio se accoglierli o rifiutarli. Gli imbecilli che ci stanno di fronte non fanno altro che partecipare istintivamente a movimenti scanditi dal ritmo in cui i muscoli e i riflessi sono sollecitati e tesi a raggiungere uno stadio in cui è il corpo a pensare.
Sul palco vuoto, dentro una scatola nera delimitata da un fondale e sei quinte, il corpo di queste anime avvinghiate in una ronda silenziosa diventa il custode di un segreto. L’uscita è vietata, dalla quinta arrivano segnali di fuoco e da questo recinto le bestie non potranno più uscire.
Dopo aver affrontato svariate prove, dalla quinta arriverà l’ennesimo comandamento, l’ultimo, il più terribile. Solo allora gli imbecilli disubbidiranno. Sceglieranno di restare nudi in schiera davanti a noi, senza coprirsi neanche più occhi, seni e genitali. La loro scoperta sarà di essere sempre stati nudi e di non essere stati altro che quello. Non avrà più senso raccogliere, coprirsi, compiere altre azioni ma semplicemente stare, e guardare. Da qui forse ripartirà un nuovo stimolo, una nuova necessità per fare finalmente uno spettacolo nuovo, il prossimo, quello che non sono mai riuscita a creare, lo spettacolo mancante. I resti ammucchiati sul palcoscenico, alla fine del processo di Bestie di scena, mi lasciano un senso di desolazione e di abbandono che mi riporta a una frase di un libro di Giorgio Vasta, Absolutely Nothing: «Non mi interessa il tempo dei bombardamenti ma quello che comincia subito dopo, a guerra finita: un tempo di procrastinazioni e istintiva inadempienza a trasformare i progetti in azioni. Un tempo in cui la distruzione si è fatta oblio. Le macerie devono restare non per ricordare i bombardamenti, ma perché descrivono tutto ciò che da allora non è accaduto. Le macerie come sintesi delle occasioni mancate.
Emma Dante