martedì 16 dicembre 2014

al MacS di Catania Successo per l'inaugurazione della mostra ‘La solitudine di Prometeo’ di Ciro Palumbo


Al MacS inaugurata la mostra

‘La solitudine di Prometeo’ di Ciro Palumbo

Sarà visitabile fino al prossimo 3 Febbraio 2015
 
 

 

Lo scorso sabato in tantissimi hanno affollato il MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) sito nella Badia piccola del  Monastero di San Benedetto di via Crociferi, a Catania, per partecipare al vernissage della mostra ‘La solitudine di Prometeo’ di Ciro Palumbo che sarà visitabile fino al prossimo 3 Febbraio 2015.

“Sono figlio di tanti ‘padri’ o che io ritengo tali, prima di tutti Alberto Savinio e Giorgio de Chirico – ha dichiarato Ciro Palumbo, presente all’inaugurazione -. Non saprei spiegare questa forte attrazione, forse parte dalla lettura degli scritti dei due “Dioscuri” di Volos. C’è stato un tempo in cui impazzii per Renato Guttuso, sia per il personaggio che per la sua capacità manuale, rimasi sconvolto dal Sommo Michelangelo e la sua scultura rivoluzionaria.  Più volte sono stato rapito da grandi passioni, molte delle quali si annoverano fra i classici che puntualmente visito nella mia biblioteca. Tra i contemporanei amo Odd Nerdrum, Massimo Rao, Wainer Vaccari, Riccardo Tommasi Ferroni, per citarne alcuni, ma la lista potrebbe continuare. Trovo sia bellissimo scoprire grandi artisti attorno a noi che ci ispirano e ci guidano. I miei dipinti nascono tra letture, musica e tanti piccoli e assurdi disegni, a volte prendono forma alcuni dipinti. In questo periodo sono impegnato in progetti in cui affronto e mi faccio guidare da cicli pittorici. Credo che il pittore non possa determinare l’impatto che avranno le sue opere. Dipingo simboli con diversi significati, da quelli più conosciuti a quelli che solo la nostra sensibilità può riconoscere e leggere. In fondo però posso dire che un denominatore comune c’è: il “viaggio”, l’incessante cammino che ci porta sempre un passo più avanti o più “in alto”, inteso come un’esperienza evolutiva”.

 




“Oggi il MacS ospita il mito di Prometeo e lo celebra attraverso il racconto pittorico che di esso ne fa Ciro Palumbo - ha tenuto a sottolineare il Direttore del MacS, Giuseppina Napoli -. Nessuna retorica o magniloquenza, non presunzione né oltraggio nei gesti dell’eroe, piuttosto l’emblema delle scelte condotte a termine con coraggio. Così come lo scultore trae dal marmo il suo Prometeo, Palumbo ne dipinge le marmoree membra sulla tela e tutto intorno è tenebra, è luce, è nuvole e monti, è solitudine”.

 

 

 

 

Biografia Ciro Palumbo - Nato a Zurigo nel 1965. Il suo percorso artistico prende l’avvio dalla poetica della scuola Metafisica di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, per reinventarne tuttavia i fondamenti secondo un’interpretazione personale del tutto originale. Nella sua ricerca procede attraverso momenti di contemplazione e silenzi metafisici, a cui si contrappongono espressività notturne e intimamente travagliate, dove si respira netto il distacco dall’immobilità silente che abita le tele del Pictor Optimus. Le sue opere si presentano dunque come palcoscenici in cui gli oggetti presenti sono portatori di simbologie oniriche. Ciro Palumbo non è solo un pittore, ma di fatto un poeta che riflette, agisce e compone per coniugare metafore sull’inafferrabilità del tempo e l’incommensurabilità dello spazio, mostrando quindi la sua capacità di approfondire l’osservazione non tanto della natura, quanto delle impressioni immaginifiche che provengono dalla memoria. Curioso ricercatore e studioso, lavora da qualche anno anche sul tema del Mito, interpretando la mitologia classica in chiave squisitamente moderna, e dandone una lettura profondamente colta e suggestiva. L’artista riesce dunque a sublimare e contestualizzare i miti antichi in spazi al di fuori del tempo, dimostrando la loro contemporaneità. La sua formazione di grafico pubblicitario lo porta ad esercitare per anni la professione di Art Director in Agenzie pubblicitarie di Torino. È durante questo percorso che scopre ed amplia le sue capacità visive e compositive. Successivamente, l’esperienza in una moderna bottega d’arte e la conoscenza di alcuni Maestri contemporanei, lo conducono ad approfondire la tecnica della pittura ad olio con velatura. L’artista inizia la sua attività espositiva nel 1994, e ha al proprio attivo un centinaio di mostre personali in tutta Italia. Nel 2011 ha partecipato alla 54a Biennale di Venezia, padiglione Piemonte. Tra le esposizioni internazionali sono da segnalare la presenza all’Artexpo di New York, al Context Art Miami, le mostre personali a Providence (USA) e in Svizzera a Bellinzona. Alcune opere di Palumbo sono presenti all’interno della collezione della “Fondazione Credito Bergamasco”, presso la “Civica Galleria d’Arte Moderna G. Sciortino” di Monreale (Pa) e al MACS di Catania. Hanno scritto della sua produzione artistica Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Alberto Agazzani, Angelo Mistrangelo, Tommaso Paloscia, Alberto D’Atanasio, Stefania Bison, Francesca Bogliolo. Le sue opere sono pubblicate su importanti annuari e riviste di settore, inoltre alcuni dipinti si trovano all’interno di collezioni istituzionali e private in Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Torino.

 

Scheda Mostra

Ciro Palumbo.

La solitudine di Prometeo


Autore: Ciro Palumbo

Titolo mostra: La solitudine di Prometeo   

Curatore: a cura del MacS

 

Portatore di conoscenza, 2014, olio su tela, 70x60 cm

Fuoco Sacro, 2014, olio su tela, 90x70 cm

Il Prometeo, 2014, olio su tela, 150x180 cm

L’occhio e la luce, 2014, olio su tela, 60x50 cm

Una luce, 2014, olio su tela, 40x45 cm

La Sapienza, 2014, olio su tela, 60x50 cm

Il fuoco e i monti della prigione, 2014, olio su carta, 76x56 cm

In attesa, a capo chino, 2014, olio su tela, 100x90 cm

Davanti alla luce, 2014, olio su tela, 60x70 cm

La solitudine di Prometeo, 2014, olio su tela, 150x100 cm

Il fuoco della conoscenza, 2014, olio su tela, 35x30 cm

Il vaso del sole, 2014, olio su tela, 35x30 cm

Il carro del fuoco, 2014, olio su tela, 40x50 cm

Il dono dell’intelligenza, 2014, olio su tela, 40x50 cm

Le ali della conoscenza, 2014, olio su tela, 50x40 cm

Il tormento, 2014, olio su tela, 50x60 cm

Il luogo del martirio, 2014, olio su carta, 140x91,5 cm

 

 

 

Inaugurazione: 13 Dicembre 2014 (ore 18,00)

Conclusione: 3 Febbraio 2015

Le foto sono di NINO FEDERICO
 

Sede: MacS – Museo Arte Contemporanea Sicilia
Indirizzo: via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania

Telefono: 095 715 2207 - 342 301 7376

Orari: ore 09.00 -  ore 18.00 (chiusura il giovedì)
Ingresso: €5,00 (biglietto unico) – €3,50 (biglietto ridotto)

 




 

FRANCESCO BUZZURRO ospite del PREMIO LOUIS BRAILLE

FRANCESCO BUZZURRO



 
Il 15 dicembre con ANTONELLA RUGGIERO al Teatro Sistina


ospite del PREMIO LOUIS BRAILLE


Torna in concerto a Roma FRANCESCO BUZZURRO. Sabato 13 dicembre, presso l’Auditorium Conciliazione il chitarrista siciliano, noto per il suo approccio “orchestrale” alla chitarra e il suo stile trasversale - che fonde il mondo classico con il jazz e la musica popolare – ha aperto la XXII edizione del Concerto di Natale con un suo originalissimo arrangiamento del brano “Tu scendi dalle stelle”. Lo spettacolo, che ha visto alternarsi sul palco artisti del calibro di Patti Smith e Bob Sinclar, è statop condotto da Max Giusti e sarà trasmesso la vigilia di Natale in prima serata da Rai2 e RTL 102.5.


Lunedì 15 dicembre l’artista, in duo con la splendida Antonella Ruggiero, sarà ospite della XIX edizione del Premio Louis Braille presso il Teatro Sistina. L’evento verrà trasmesso da Rai1 il 24 dicembre in seconda serata.


Definito da Ennio Morricone “tra i più grandi al mondo perché capace di far fruire a tutti la musica colta”, Francesco Buzzurro ha da poco pubblicato il suo nuovo album “Il Quinto Elemento” (Alfredo Lo Faro Produzioni), che racchiude 12 composizioni originali per chitarra sola scritte dallo stesso artista e dedicate ai quattro elementi della natura (fuoco, terra, aria e acqua). L’autore ha suddiviso l’album in quattro cicli – tre brani per ciascun elemento – in cui la musica, divenuta quintessenza unificatrice grazie al suo linguaggio universale, è in grado di descrivere le emozioni suscitate dall’osservazione del mondo.


Prossimamente Buzzurro sarà in concerto in Italia e all’estero, queste le date a oggi confermate: il 21 dicembre a Bochum (Germania), il 27 dicembre ad Assoro (Enna), il 30 gennaio a Bruchsal (Germania), il 16 e il 17 febbraio al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo.


Francesco Buzzurro affianca alla passione per la musica classica una profonda ricerca nell’ambito del jazz, sviluppando presto una particolare maniera d’improvvisare. Entra nell’Orchestra Jazz Siciliana e condivide il palco con mostri sacri della musica jazz internazionali. Collabora con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e con alcuni tra i più noti esponenti del pop italiano. È autore della colonna sonora di “Io Ricordo”, docu-fiction dei fratelli Muccino, e delle musiche per lo spettacolo teatrale di Gianfranco Jannuzzo “Girgenti Amore Mio”. Chitarrista di confine e fuori dagli schemi, tiene seminari unificati per i dipartimenti di chitarra classica e jazz all’University of Southern California di Los Angeles. È docente di Chitarra Jazz al Conservatorio di Palermo e tiene masterclass presso conservatori, scuole di musica e università italiane e straniere.
 
FRANCESCO BUZZURRO
 
BIOGRAFIA
 
Francesco Buzzurro inizia a 6 anni a suonare la chitarra e diplomatosi al Conservatorio Scontrino di Trapani perfeziona la sua tecnica presso l’International Arts Academy di Roma con Stefano Palamidessi, Alberto Ponce, John Duarte, Hopkinson Smith e David Russell. Laureatosi anche in Lingue Straniere, sviluppa un’intensa attività concertistica e vince tre concorsi nazionali tra cui il “Savona in Musica”. Alla sua passione per la musica classica Francesco Buzzurro affianca una profonda attività di ricerca nell’ambito della musica jazz sviluppando ben presto una particolare maniera d’improvvisare che gli consente di entrare a far parte della Sicilia Jazz Big Band, dell’OMC e successivamente dell’Orchestra Jazz Siciliana di cui oggi è prima chitarra. Grazie all’OJS divide il palcoscenico con alcuni dei “mostri sacri” del jazz come Toots Thielemans, Diane Schurr, Arturo Sandoval, Peter Erskine, Bob Mintzer, Phil Woods, Bireli Lagréne, Francesco Cafiso ed altri ancora. Il primo lavoro di Francesco Buzzurro, “Latinus”, rivela la sua anima etno-jazz. Il secondo album, questa volta da solista, si intitola “Freely...” e contiene arrangiamenti di standards della musica mondiale come “Summertime” e “Rapsodia in Blue”. Il disco “Naxos” pubblicato nel 2006 ripropone invece il quartetto in veste dichiaratamente latin-jazz, mentre nel suo album “L’Esploratore” (2009), il chitarrista affronta ancora da solista un repertorio etnico d’autore con musiche provenienti da diversi paesi del mondo (tra queste Libertango, Hava Nagila e Tico Tico). Tra le sue realizzazioni discografiche vanno menzionate altresì “Un mondo due chitarre” (2011), in duo con il chitarrista americano Richard Smith (già sideman di Lee Ritenour), e il cd “One man band” (2012), da solista, per la prestigiosa etichetta tedesca Acoustic Music Records di Peter Finger. Francesco Buzzurro ha collaborato, inoltre, con Renzo Arbore, Lucio Dalla, Francesco Baccini, Antonella Ruggiero, Ornella Vanoni, Fabio Concato, Luisa Corna, Grazia Di Michele, Mario Lavezzi, Giorgio Conte, Orchestra Sinfonica Siciliana (eseguendo il Concierto De Aranjuez). Laureatosi nel 2010 in Musica Jazz con 110 e lode e menzione d’onore è considerato un chitarrista di confine e fuori dagli schemi e viene regolarmente invitato dalla University of Southern California di Los Angeles a tenere dei seminari unificati per i dipartimenti di chitarra classica e jazz. Autore sia della colonna sonora di “Io Ricordo”, docu-fiction prodotta dai fratelli Muccino che delle musiche per lo spettacolo teatrale di Gianfranco Jannuzzo “Girgenti Amore Mio”, è oggi uno dei più apprezzati chitarristi italiani.
 
Ha suonato per l’ex Presidente francese Valéry Giscard D'Estaing alla Convention mondiale sulle energie rinnovabili insieme a Francesco Cafiso, poi alla Notte delle chitarre di Sissa (Parma) con Maurizio Solieri, Ricky Portera, Cesareo, Max Cottafavi e Alberto Radius, svolge regolarmente tournée in Italia, Grecia, Germania, Messico e negli Stati Uniti e durante una di queste, a Minneapolis, in occasione della convention mondiale dei Lions Club, è stato nominato ambasciatore di pace dal delegato Lions all’ONU.  Ha ricevuto, inoltre, un riconoscimento dal Presidente Napolitano al Quirinale per la colonna sonora del film “Io ricordo” ed ha suonato al celebre “Blue Note” di Milano in un concerto sold out. Francesco Buzzurro viene regolarmente invitato ai maggiori festival della chitarra in Italia e all’estero, tra questi ricordiamo il festival “Paganini” di Parma, il MAF (Musica a Fiorano), l’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana, il Festival della Chitarra di Fiuggi, il Festival Jazz di Campeche (Mexico), Acoustic Franciacorta, Ferentino Acustica, Pescara International Music Festival, Festival Internazionale della Chitarra di Mottola, Brescia Chitarra, Festival Federico Cesi,  Rieti Guitar Festival, Ritmo delle Città (Milano), The Place (Roma), International Guitar Night (Los Angeles), Corfù Jazz Festival, Paros Summer Seminars, ecc… Attivo anche nel campo della didattica, il chitarrista è docente di Chitarra Jazz al Conservatorio “Bellini” di Palermo e tiene numerose masterclass presso Conservatori, prestigiose scuole di musica e Università italiane e straniere.

Gran finale per la VI edizione del Festival Belliniano fondato e diretto da Enrico Castiglione

Gran finale ed esaltante bilancio per la sesta edizione del Festival Belliniano fondato e diretto da Enrico Castiglione
 
 
Dieci minuti di applausi finali e gran pienone per il concerto sinfonico corale che ha concluso la sesta edizione del Festival Belliniano fondato nel 2009 a Catania da Enrico Castiglione e da lui diretto con crescente successo internazionale. Il concerto si è tenuto ieri 3 Novembre, giorno del 213° anniversario della nascita di Vincenzo Bellini, nella splendida cornice del Teatro Bellini di Catania. Alla ribalta l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, che ha felicemente ripreso la collaborazione con il Festival Belliniano creato da Castiglione. Collaborazione avviata con la memorabile "Norma" allestita al Teatro Romano con la regia e le scene del maestro Castiglione nello stesso anno di nascita della manifestazione.
E torniamo al concerto finale dell’edizione 2014. Sul podio Fabrizio Maria Carminati, che ha diretto con rigore stilistico esaltando la bella prova della formazione orchestrale e del coro. Da accomunare nella lode i solisti vocali per l'interpretazione squisitamente belcantistica, qual è stata quella fornita dal tenore Jesus Leon, dal basso Maurizio Muscolino e da quattro talenti che si sono imposti alla quarta edizione del Concorso internazionale di canto "Marcello Giordani": parliamo del mezzosoprano Laura Verrecchia, vincitrice del primo premio del "Concorso Giordani", e dei soprani Francesca Tiburzi, Gonca Dogan e Noemi Muschetti.
Istituito e promosso dal tenore Marcello Giordani, stella della lirica internazionale, il concorso si è svolto in settembre a Taormina proprio nell'ambito del Bellini Festival, grazie alla sinergia stretta con Enrico Castiglione. E dalla collaborazione sono emerse interessanti voci nuove, che hanno avuto ora un altro importante battesimo nel concerto finale del festival, in un programma incentrato su celeberrime pagine tratte da "Norma", "La sonnambula", "I Capuleti e i Montecchi".
Come si è anticipato, il concerto è stato l’atto finale della giornata il cui il Festival ha voluto celebrare i natali del compositore. Per l’occasione Enrico Castiglione ha impaginato una vera e propria "Maratona belliniana", una giornata intera di concerti, proiezioni cinematografiche e incontri, che si sono succeduti senza soluzione di continuità dal mattino a notte inoltrata. La fitta serie di eventi è stata realizzata in virtù dell’accordo siglato tra il sindaco Enzo Bianco, presidente del Teatro Bellini, l’Associazione Festival Euro Mediterraneo e lo stesso maestro Castiglione, già pronto con l’edizione 2015, la settima, di un Festival Belliniano che, grazie alla sua direzione artistica e al riscontro internazionale, è entrato a far parte della rete dei festival dedicati ai cinque grandi operisti italiani: Donizetti, Rossini, Puccini, Verdi e, appunto, Bellini.
La “Maratona” ha preso il via nella Sala Refettorio del Palazzo della Cultura, dove dalla mattina al tardo pomeriggio un flusso costante di pubblico ha potuto seguire le interessanti iniziative legate alla presenza di Bellini nel cinema e coordinate dall’esperto Franco La Magna. In serata ben due i concerti che hanno inteso valorizzare i diversi aspetti della produzione belliniana: quella sacra e prevalentemente giovanile e quella profana che raggiungere i vertici nei capolavori operistici. Così alle ore 19.30, nella Cattedrale dove riposano i resti mortali di Bellini, la sua musica liturgica ha trovato la sede ideale per rivivere nella suggestiva esecuzione della Cappella Musicale del Duomo di Catania, fondata e diretta da mons. Nunzio Schilirò; all’organo il Can. Giuseppe Maieli. Alle 21, come s’è detto, ha avuto luogo il trascinante concerto sinfonico corale al Teatro Bellini, aperto dal saluto di Enrico Castiglione e condotto dalla giornalista Caterina Andò.
Si è conclusa così un’edizione che resterà impressa nella memoria degli appassionati. Dal 2 settembre al 3 novembre, due mesi di ininterrotti successi hanno costellato la sesta edizione del Bellini Festival. È questo l'esaltante bilancio del sesto Festival Belliniano, fondato e diretto da Enrico Castiglione, regista e scenografo di fama mondiale, cui si deve la prima manifestazione di respiro autenticamente internazionale dedicata a Vincenzo Bellini, emblema del belcanto in tutto il mondo, ma purtroppo mai abbastanza valorizzato nella sua Sicilia.
In questa visione, il Festival ha prodotto una serie di eventi che hanno attirato migliaia di spettatori: prima nella meravigliosa, millenaria cavea del Teatro Antico di Taormina; poi a Catania, città natale del compositore, dove la programmazione è approdata il 23 settembre, anniversario della scomparsa del compositore, per concludersi il 3 novembre, data in cui si celebra la nascita del genius loci. Info: www.bellinifestival.org

venerdì 12 dicembre 2014

‘La solitudine di Prometeo’di Ciro Palumbo al Museo MacS di Catania


 
Il MacS di Catania presenta 

‘La solitudine di Prometeo’di Ciro Palumbo

‘Il “viaggio”, l’incessante cammino che ci porta sempre un passo più avanti o più “in alto”, inteso come un’esperienza evolutiva, è il comune denominatore delle mie opere’

Vernissage il 13 Dicembre 2014  

 

Sabato 13 Dicembre 2014, alle ore 18.00, al MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) nella Badia piccola del  Monastero di San Benedetto di via Crociferi, a Catania, si terrà, il vernissage della mostra ‘La solitudine di Prometeo’ di Ciro Palumbo.  La mostra sarà visitabile fino al prossimo 3 Febbraio 2015. Interverranno: il Direttore del MacS, Giuseppina Napoli e l’artista Ciro Palumbo.

Ciro Palumbo – Sono figlio di tanti ‘padri’ o che io ritengo tali, prima di tutti Alberto Savinio e Giorgio de Chirico. Non saprei spiegare questa forte attrazione, forse parte dalla lettura degli scritti dei due “Dioscuri” di Volos. C’è stato un tempo in cui impazzii per Renato Guttuso, sia per il personaggio che per la sua capacità manuale, rimasi sconvolto dal Sommo Michelangelo e la sua scultura rivoluzionaria.  Più volte sono stato rapito da grandi passioni, molte delle quali si annoverano fra i classici che puntualmente visito nella mia biblioteca. Tra i contemporanei amo Odd Nerdrum, Massimo Rao, Wainer Vaccari, Riccardo Tommasi Ferroni, per citarne alcuni, ma la lista potrebbe continuare. Trovo sia bellissimo scoprire grandi artisti attorno a noi che ci ispirano e ci guidano. Credo che il pittore non possa determinare l’impatto che avranno le sue opere. Dipingo simboli con diversi significati, da quelli più conosciuti a quelli che solo la nostra sensibilità può riconoscere e leggere. In fondo però posso dire che un denominatore comune c’è: il “viaggio”, l’incessante cammino che ci porta sempre un passo più avanti o più “in alto”, inteso come un’esperienza evolutiva. La mia definizione di arte? Espressione di sé. Vita. Espressione di Bellezza. Poesia”.

 

Giuseppina Napoli (Direttore MacS) -  Il Mito, con il suo susseguirsi di fantastiche ed epiche vicende aventi per protagonisti divinità, uomini ed eroi, fin dalle notte dei tempi è stato fonte d’ispirazione per poeti, scrittori ed artisti che da questo hanno tratto ispirazione. Affascinante tra tutti è il mito di Prometeo, colui che osò disubbidire agli ordini divini e che, amico degli uomini, donò loro il Fuoco sacro, affinché da esso attingessero forza, conoscenza e vita. Condannato per il suo gesto fu costretto a subire l’atroce martirio di essere incatenato ad una rupe, mentre una famelica aquila gli divorava le interiora che costantemente ricrescevano. Oggi il MacS ospita questo mito e lo celebra attraverso il racconto pittorico che di esso ne fa Ciro Palumbo. Nessuna retorica o magniloquenza, non presunzione né oltraggio nei gesti dell’eroe, piuttosto l’emblema delle scelte condotte a termine con coraggio. Così come lo scultore trae dal marmo il suo Prometeo, Palumbo ne dipinge le marmoree membra sulla tela e tutto intorno è tenebra, è luce, è nuvole e monti, è solitudine”.

 

Nota critica di Stefania Bison - Prometeo. Incatenato sul Caucaso a scontare una pena senza fine per aver rubato il fuoco agli dei e averne fatto dono agli uomini. Quegli uomini che lui stesso, come si legge nel Protagora di Platone, aveva creato modellandoli nella creta e instillando in essi il fuoco divino. Gli stessi uomini a cui aveva regalato l’intelligenza e la memoria, conservate in uno scrigno sottratto ad Atena. Una figura mitologica complessa e assai discussa interpretata in modo diverso, addirittura opposto, a seconda delle epoche e degli autori. È stato indicato come il trasgressore e ribelle che si oppone all’ordine divino (da qui l’aggettivo prometeico), come il benefattore dell’umanità, il dio che rinuncia al suo legame con gli dei per amore degli uomini, ma anche come l’eroe della conoscenza che ha liberato l’uomo dalla condizione primitiva dandogli la capacità di realizzarsi da solo e non più in funzione di una divinità trascendente. Se nell’alto Medioevo il suo sacrificio per gli uomini è stato avvicinato a quello di Cristo, i decenni successivi lo demonizzano, vedendolo come il ribelle a Dio, in un parallelismo con la figura di Lucifero, cacciato dal cielo per la sua disobbedienza. Ogni epoca ha fornito dunque del mito di Prometeo una lettura e interpretazione diversa, accordandosi al pensiero e al contesto culturale dominante. Non possiamo affermare la stessa cosa per le sue rappresentazioni artistiche che si sono mantenute fedeli, fin dall’arte greca, a stilemi iconografici ben definiti, legati a tre diversi momenti della storia del titano. La scena che ricorre più frequentemente è senza dubbio quella inerente la punizione inflitta a Prometeo sul Caucaso, legato dapprima a un palo e in seguito a una rupe, con l’aquila intenta a divorargli il fegato. Non mancano tuttavia impaginazioni pittoriche in cui il titano è raffigurato nell’atto di rubare il fuoco o nel momento in cui crea l’uomo, rappresentato sotto forma di statua inanimata a cui viene data la vita. Ciro Palumbo si distacca coraggiosamente da secoli di rappresentazione e ci pone davanti a un Prometeo diverso, che nulla eredita dalla tradizione iconografica. La sua pagina pittorica si presenta qui spogliata della teatralità e pathos che solitamente ne caratterizzano la figura, non presentando né il dramma del suo castigo senza fine nè il trionfo del ratto del fuoco. Il Prometeo di Palumbo, raffigurato non con le sembianze di essere umano ma come statua di reminiscenza classica, simulacro dell’uomo, è seduto su una roccia che riporta alla memoria la regione caucasica. Le sue membra non sono strette da catene, ma morbidi legacci le cingono dolcemente. Legacci che devono essere letti non solo nella loro essenza materiale, ma in quella più profondamente spirituale e psicologica. Non esiste il senso di costrizione, ma la possibilità di un’immediata liberazione. È un Prometeo essenzialmente umano a cui è concesso il libero arbitrio e la conseguente capacità di scelta, consapevole della sua colpa e al tempo stesso fiero del prezioso dono fatto agli esseri umani. Difficile darne un’interpretazione precisa, ma senza dubbio Ciro Palumbo è riuscito a privare la figura del titano da quell’aura mitologica anacronistica che poco si accompagna ai nostri giorni, preservandone invece intatto il suo valore archetipico. Punto focale della composizione è il fuoco, raffigurato non come torcia – e dunque tenuto in mano da Prometeo – ma conservato come bene prezioso in un vaso classico. E se da una parte ci atteniamo alla narrazione mitologica che vuole il fuoco come sinonimo della conoscenza donata all’uomo, dall’altra non possiamo non considerare la simbologia che da sempre questo elemento porta con sé: illumina e riscalda, vivifica e distrugge, rende visibili le forme e non ha forma in sé, è sulla terra ma si protende verso il cielo. Tutto intorno il silenzio e l’immobilità di un non-luogo che, in ultima analisi, altro non è che il riflesso della solitudine di un Prometeo moderno, più vicino a noi di quanto crediamo.





Scheda Mostra

Ciro Palumbo.

La solitudine di Prometeo


Autore: Ciro Palumbo

Titolo mostra: La solitudine di Prometeo   

Curatore: MacS

 

Portatore di conoscenza, 2014, olio su tela, 70x60 cm

Fuoco Sacro, 2014, olio su tela, 90x70 cm

Il Prometeo, 2014, olio su tela, 150x180 cm

L’occhio e la luce, 2014, olio su tela, 60x50 cm

Una luce, 2014, olio su tela, 40x45 cm

La Sapienza, 2014, olio su tela, 60x50 cm

Il fuoco e i monti della prigione, 2014, olio su carta, 76x56 cm

In attesa, a capo chino, 2014, olio su tela, 100x90 cm

Davanti alla luce, 2014, olio su tela, 60x70 cm

La solitudine di Prometeo, 2014, olio su tela, 150x100 cm

Il fuoco della conoscenza, 2014, olio su tela, 35x30 cm

Il vaso del sole, 2014, olio su tela, 35x30 cm

Il carro del fuoco, 2014, olio su tela, 40x50 cm

Il dono dell’intelligenza, 2014, olio su tela, 40x50 cm

Le ali della conoscenza, 2014, olio su tela, 50x40 cm

Il tormento, 2014, olio su tela, 50x60 cm

Il luogo del martirio, 2014, olio su carta, 140x91,5 cm

 

Inaugurazione: 13 Dicembre 2014 (ore 18,00)

Conclusione: 3 Febbraio 2015

 

Biografia Ciro Palumbo Nato a Zurigo nel 1965. Il suo percorso artistico prende l’avvio dalla poetica della scuola Metafisica di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, per reinventarne tuttavia i fondamenti secondo un’interpretazione personale del tutto originale. Nella sua ricerca procede attraverso momenti di contemplazione e silenzi metafisici, a cui si contrappongono espressività notturne e intimamente travagliate, dove si respira netto il distacco dall’immobilità silente che abita le tele del Pictor Optimus. Le sue opere si presentano dunque come palcoscenici in cui gli oggetti presenti sono portatori di simbologie oniriche. Ciro Palumbo non è solo un pittore, ma di fatto un poeta che riflette, agisce e compone per coniugare metafore sull’inafferrabilità del tempo e l’incommensurabilità dello spazio, mostrando quindi la sua capacità di approfondire l’osservazione non tanto della natura, quanto delle impressioni immaginifiche che provengono dalla memoria. Curioso ricercatore e studioso, lavora da qualche anno anche sul tema del Mito, interpretando la mitologia classica in chiave squisitamente moderna, e dandone una lettura profondamente colta e suggestiva. L’artista riesce dunque a sublimare e contestualizzare i miti antichi in spazi al di fuori del tempo, dimostrando la loro contemporaneità. La sua formazione di grafico pubblicitario lo porta ad esercitare per anni la professione di Art Director in Agenzie pubblicitarie di Torino. È durante questo percorso che scopre ed amplia le sue capacità visive e compositive. Successivamente, l’esperienza in una moderna bottega d’arte e la conoscenza di alcuni Maestri contemporanei, lo conducono ad approfondire la tecnica della pittura ad olio con velatura. L’artista inizia la sua attività espositiva nel 1994, e ha al proprio attivo un centinaio di mostre personali in tutta Italia. Nel 2011 ha partecipato alla 54a Biennale di Venezia, padiglione Piemonte. Tra le esposizioni internazionali sono da segnalare la presenza all’Artexpo di New York, al Context Art Miami, le mostre personali a Providence (USA) e in Svizzera a Bellinzona. Alcune opere di Palumbo sono presenti all’interno della collezione della “Fondazione Credito Bergamasco”, presso la “Civica Galleria d’Arte Moderna G. Sciortino” di Monreale (Pa) e al MACS di Catania. Hanno scritto della sua produzione artistica Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Alberto Agazzani, Angelo Mistrangelo, Tommaso Paloscia, Alberto D’Atanasio, Stefania Bison, Francesca Bogliolo. Le sue opere sono pubblicate su importanti annuari e riviste di settore, inoltre alcuni dipinti si trovano all’interno di collezioni istituzionali e private in Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Torino.

 

 

Sede: MacS – Museo Arte Contemporanea Sicilia
Indirizzo: via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania

Telefono: 095 715 2207 - 342 301 7376

Orari: ore 09.00 -  ore 18.00 (chiusura il giovedì)
Ingresso: €5,00 (biglietto unico) – €3,50 (biglietto ridotto)




 

 

“La Centona” di Martoglio con Nellina Laganà

 


 
«Nino Martoglio è tutta la sua Sicilia, che ama e che odia, che ride e giuoca e piange e si dispera, con gli accenti e coi modi che qui in Centona sono espressi per sempre, incomparabilmente» scriveva Pirandello. L’affresco martogliano ha avuto perciò tanta fortuna. A farlo rivivere sarà adesso una produzione nuova di zecca voluta dal Teatro Stabile di Catania, diretto da Giuseppe Dipasquale, per rendere omaggio al poliedrico autore, nato a Belpasso nel 1870. Dal 12 al 18 dicembre, il sipario della sala Musco si aprirà dunque su uno dei classici per eccellenza della narrativa dialettale siciliana, nella riduzione teatrale nata dalla sapiente rielaborazione di Nellina Laganà e dalla graffiante regia di Gianni Scuto.
“La Centona”- ovvero “confusione di voci di più persone”- è una densa e ricca galleria di “maschere” nate da vizi e virtù dei personaggi che popolavano liriche appassionate e giocose, tanti sonetti, le commedie e la pungente satira politica in versi del versatile scrittore e drammaturgo. Questo esteso campionario di grotteschi eroi del riso, che prende vita dalla miscellanea pubblicata per la prima volta nel 1899, sarà restituito al pubblico catanese dalla stessa Laganà in scena con Vitalba Andrea, affiancate da Fulvio D’Angelo, Riccardo Maria Tarci, Raniela Ragonese, insieme a Carlo Ferreri e Giovanni Santangelo. Scene e costumi sono di Giovanna Giorgianni, le musiche di Alfonso Garrubba.
Continua così il fortunato sodalizio che lega a doppio filo il repertorio di Martoglio e il TSC, il cui cartellone non può prescindere dalle pièce del Belpassese, luogo naturale in cui esplode tutta la vivacità dell’anima siciliana, e segnatamente etnea. Ma il prolifico commediografo fu anche un prezioso talent scout nel riconoscere il valore di attori quali Giovanni Grasso, Angelo Musco, gli Spadaro, Rosina Anselmi; proprio quest’ultima si sarebbe poi unita a talenti come i figli d’arte Umberto Spadaro e Turi Ferro, in un sodalizio che avrebbe reso grande nel mondo il nome della più autorevole istituzione teatrale dell’isola, l’Ente Teatro di Sicilia, poi Stabile di Catania.
«Lo Stabile nasce proprio in continuità con questa tradizione – afferma a tal proposito Giuseppe Dipasquale – e ancora oggi attinge a piene mani dall’immensa produzione di Martoglio: ed eccoci pronti per una nuova avventura nel segno dell’arguzia e dello spirito inesauribile, ossia le caratteristiche precipue che più hanno distinto il nostro autore».
«Opera arguta e schietta», come la definisce ancora Pirandello, “La Centona” si presenta come un excursus sempre attuale e divertente sul mondo teatrale, la poetica, le iniziative giornalistiche e culturali del grande Nino Martoglio. Lo spettacolo sarà diviso in due parti e alterna momenti di grande spessore storico e culturale ad altri di puro divertimento e di gioioso gioco scenico: a brani famosissimi tratti dalle migliori commedie del Belpassese s’intrecceranno brani di poesia popolare e passi inediti del settimanale satirico “D’Artagnan”, da lui stesso fondato nel 1899 e diretto fino al 1904. È da quelle coraggiose pagine in cui prendevano forma le audaci satire sulla vita cittadina catanese, le freddure per certi tipi colti dal vero (proverbiali sono alcuni epigrammi ad hominem talmente efficaci e pungenti che causarono a Martoglio diverse sfide a duello) che emergono i più bei dialoghi della messinscena.
«Dopo il grandissimo successo riscosso in oltre trecento repliche, realizzate nelle ultime stagioni teatrali – spiega il regista Gianni Scuto – “La Centona” viene oggi riproposta in un nuovo e più funzionale allestimento, che si svilupperà per oltre novanta minuti nell’universo martogliano, esaltandone i più colorati pezzi di teatro e di poesia, attraverso una selezione che abbraccia titoli come ‘A Sonnambula, L’aria del continente, Matrimoniu ‘nta la Civita, ‘u Contra, Poesia d’amore, Curtigghiarissimi, Poesie d’imbriachi, nonché i carteggi Martoglio-Musco e Martoglio-Pirandello».
Uno spettacolo, insomma, che oltre a ricordare il grande Belpassese, vuole rimanere come emblema “ideale” per testimoniare un’epoca del tutto eccezionale nel teatro siciliano, un processo storico e culturale che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una delle pagine più belle della storia e della cultura della nostra isola.
La Centona
di Nino Martoglio
rielaborazione Nellina Laganà
regia Gianni Scuto
scene e costumi Giovanna Giorgianni
musiche Alfonso Garrubba
con Nellina Laganà, Vitalba Andrea
e con Fulvio D’Angelo, Riccardo Maria Tarci, Raniela Ragonese,
Carlo Ferreri, Giovanni Santangelo
produzione Teatro Stabile di Catania
Teatro Musco dal 12 al 18 dicembre 2014
prima rappresentazione 12 dicembre ore 20.45
 

Torre del Grifo, l’antica tradizione dei carretti siciliani appassiona squadra, tecnici e anziani

Torre del Grifo, l’antica tradizione dei carretti siciliani appassiona squadra, tecnici e anziani
 
 
 
Un antico strumento di lavoro interamente realizzato in legno, adibito inizialmente al trasporto delle merci e successivamente divenuto un simbolo artistico noto in tutto il mondo: è il “carretto siciliano”, che con i suoi intarsi e le sue decorazioni somma creatività, scultura e pittura, offrendo una splendida rappresentazione della cultura, della fede religiosa e del folklore nella nostra Isola. Il “carretto” è ovunque l’immagine più rappresentativa della tradizione siciliana: così il Calcio Catania, in occasione dell’appuntamento nell’ambito dell’iniziativa “Un giorno per la nostra città” dedicato agli anziani, ha sottolineato il valore del passato esponendo 6 stupendi esemplari del mezzo, uno dei quali trainato da un cavallo. I tifosi invitati alla manifestazione, abbonati Over 65 che hanno trascorso la tarda mattinata in compagnia dei calciatori e dei tecnici della prima squadra, hanno assistito dapprima alla sfilata dei carretti e poi ad una rappresentazione musicale inscenata da cantori in costume, che hanno intonato brani tipici della cultura siciliana. Un partita inusuale, quella odierna, vinta dall’esperienza, dalla passione per il territorio e dalla forza dello sport, che unisce e permette di riscoprire usi e costumi. In collaborazione con l’Associazione Culturale “Carretti Siciliani” di Trecastagni.

martedì 9 dicembre 2014

Parole EstroVerse presenta SOLO A PARIGI E NON ALTROVE di Luigi La Rosa a Zafferana Etnea


 
 
Parole EstroVerse

incontri letterari itineranti a cura di EstroLab

 

presenta

 

SOLO A PARIGI E NON ALTROVE 

una guida sentimentale

di Luigi La Rosa

(ad est dell’equatore)

 

 

Giovedì 11 Dicembre 2014, ore 17.30 (Biblioteca Comunale Zafferana Etnea, all’interno del Parco Comunale) per il nuovo ciclo di appuntamenti intitolato ‘Parole EstroVerse’, incontri letterari itineranti a cura di EstroLab (editrice della rivista l’EstroVerso), si terrà la presentazione del libro “SOLO A PARIGI E NON ALTROVE”, una guida sentimentale di Luigi La Rosa. Con l’autore interverranno: la giornalista Grazia Calanna (Direttrice della rivista culturale l’EstroVerso www.lestroverso.it), il poeta e critico letterario Anna Vasta e l’attore Eugenio Patanè (si allega la locandina/invito evento).

Solo a Parigi e non altrove – una guida sentimentale’ edizioni Ad est dell’equatore (collana eXtras) uscito nell’ottobre 2014 è un libro originale per stile narrativo e magnetismo. Di Parigi si è scritto tanto ma una guida tuirsitico-culturale che narrasse al ritmo di una passeggiata in compagnia di Baudelaire, Nadar, Verlaine, Rimbaud, Hemingway, Joyce, Claudel, Rodin, Balzac, Proust, Modigliani, Chopin, Berlioz, Wilde, Stein, Colette, Cocteau, Piaf, Moreau, Flaubert … i luoghi vissuti e resi noti dai celebri artisti, non si era mai vista. Luigi La Rosa ha dedicato alla città che abita un’emozionante sintesi tra saggio, guida turistica, e romanzo aprendo sui venti “arrondissement” altrettante personalissime “finestre di ardesia” che ricostruscono al servizio del viaggiatore l’anima culturale che tuttora alberga i quartieri parigini. Nessun’altra città al mondo ha radunato intorno a sé scrittori, pittori, musicisti, pensatori e intellettuali quanto la Ville Lumière, e come in ogni viaggio così nel libro i punti di partenza sono luoghi – fisici, percorribili, da attraversare con il piacere stupito del viaggiatore d’eccezione, e interiori, stazioni esistenziali frutto dell’immaginazione. Ogni paragrafo prende spunto da un indirizzo, una coordinata reale, identificabile nelle singole fermate del metrò adeguatamente indicata sulla rotta dei percorsi che le parole dello scrittore sanno tramutare anche in ricostruzione romanzesca di fatti e suggestioni personali. Un libro “camminativo” l’ha definito l’autore che permette di penetrare con singolare ritmo da passeggiata il passato e presente culturale della contagiosa capitale. Ad arricchire la speciale pubblicazione, moderno Decamerone alto e popolare insieme, un abbondante repertorio documentario di materiali grafici e fotografici, tra cui una cartina, mappa turistico-culturale dei singoli quartieri della città, contrassegnati dalla grafia orginale di ognuno dei celebri protagonisti che rendono ancora più credibile e stimolante l’avventura emotiva cui le pagine rimandano.