‘La solitudine di Prometeo’di Ciro Palumbo al Museo MacS di Catania
Il MacS di Catania presenta
‘La solitudine di Prometeo’di Ciro Palumbo
‘Il “viaggio”, l’incessante cammino che ci porta
sempre un passo più avanti o più “in alto”, inteso come un’esperienza
evolutiva, è il comune denominatore delle mie opere’
Vernissage il 13 Dicembre 2014
Sabato
13 Dicembre 2014, alle ore 18.00, al MacS (Museo
Arte Contemporanea Sicilia)
nella Badia piccola del Monastero di San
Benedetto di via Crociferi, a Catania, si terrà, il vernissage della mostra ‘La solitudine di Prometeo’ di Ciro
Palumbo. La mostra sarà
visitabile fino al prossimo 3 Febbraio 2015. Interverranno: il Direttore del
MacS, Giuseppina
Napoli e l’artista Ciro Palumbo.
Ciro
Palumbo – “Sono
figlio di tanti ‘padri’ o che io ritengo tali, prima di tutti Alberto Savinio e
Giorgio de Chirico. Non saprei spiegare questa forte attrazione, forse parte
dalla lettura degli scritti dei due “Dioscuri” di Volos. C’è stato un tempo in
cui impazzii per Renato Guttuso, sia per il personaggio che per la sua capacità
manuale, rimasi sconvolto dal Sommo Michelangelo e la sua scultura
rivoluzionaria. Più volte sono stato
rapito da grandi passioni, molte delle quali si annoverano fra i classici che
puntualmente visito nella mia biblioteca. Tra i contemporanei amo Odd Nerdrum,
Massimo Rao, Wainer Vaccari, Riccardo Tommasi Ferroni, per citarne alcuni, ma
la lista potrebbe continuare. Trovo sia bellissimo scoprire grandi artisti
attorno a noi che ci ispirano e ci guidano. Credo che il pittore non possa
determinare l’impatto che avranno le sue opere. Dipingo simboli con diversi
significati, da quelli più conosciuti a quelli che solo la nostra sensibilità
può riconoscere e leggere. In fondo però posso dire che un denominatore comune
c’è: il “viaggio”, l’incessante cammino che ci porta sempre un passo più avanti
o più “in alto”, inteso come un’esperienza evolutiva. La mia definizione di
arte? Espressione di sé. Vita. Espressione di Bellezza. Poesia”.
Giuseppina Napoli (Direttore MacS) - “Il Mito, con il suo susseguirsi di
fantastiche ed epiche vicende aventi per protagonisti divinità, uomini ed eroi,
fin dalle notte dei tempi è stato fonte d’ispirazione per poeti, scrittori ed
artisti che da questo hanno tratto ispirazione. Affascinante tra tutti è il
mito di Prometeo, colui che osò disubbidire agli ordini divini e che, amico
degli uomini, donò loro il Fuoco sacro, affinché da esso attingessero forza,
conoscenza e vita. Condannato per il suo gesto fu costretto a subire l’atroce
martirio di essere incatenato ad una rupe, mentre una famelica aquila gli
divorava le interiora che costantemente ricrescevano. Oggi il MacS ospita
questo mito e lo celebra attraverso il racconto pittorico che di esso ne fa
Ciro Palumbo. Nessuna retorica o magniloquenza, non presunzione né oltraggio
nei gesti dell’eroe, piuttosto l’emblema delle scelte condotte a termine con
coraggio. Così come lo scultore trae dal marmo il suo Prometeo, Palumbo ne
dipinge le marmoree membra sulla tela e tutto intorno è tenebra, è luce, è
nuvole e monti, è solitudine”.
Nota critica di Stefania Bison - “Prometeo.
Incatenato sul Caucaso a scontare una pena senza fine per aver rubato il fuoco
agli dei e averne fatto dono agli uomini. Quegli uomini che lui stesso, come si
legge nel Protagora di Platone, aveva
creato modellandoli nella creta e instillando in essi il fuoco divino. Gli
stessi uomini a cui aveva regalato l’intelligenza e la memoria, conservate in
uno scrigno sottratto ad Atena. Una figura mitologica complessa e assai
discussa interpretata in modo diverso, addirittura opposto, a seconda delle epoche
e degli autori. È stato indicato come il trasgressore e ribelle che si oppone
all’ordine divino (da qui l’aggettivo prometeico), come il benefattore
dell’umanità, il dio che rinuncia al suo legame con gli dei per amore degli
uomini, ma anche come l’eroe della conoscenza che ha liberato l’uomo dalla
condizione primitiva dandogli la capacità di
realizzarsi da solo e non più in funzione di una divinità trascendente. Se
nell’alto Medioevo il suo sacrificio per gli uomini è stato avvicinato a
quello di Cristo, i decenni successivi lo demonizzano, vedendolo come il
ribelle a Dio, in un parallelismo con la figura di Lucifero, cacciato dal cielo
per la sua disobbedienza. Ogni epoca ha fornito dunque del mito di Prometeo una
lettura e interpretazione diversa, accordandosi al pensiero e al contesto
culturale dominante. Non possiamo affermare la stessa cosa per le sue
rappresentazioni artistiche che si sono mantenute fedeli, fin dall’arte greca,
a stilemi iconografici ben definiti, legati a tre diversi momenti della storia
del titano. La scena che ricorre più frequentemente è senza dubbio quella
inerente la punizione inflitta a Prometeo sul Caucaso, legato dapprima a un
palo e in seguito a una rupe, con l’aquila intenta a divorargli il fegato. Non
mancano tuttavia impaginazioni pittoriche in cui il titano è raffigurato
nell’atto di rubare il fuoco o nel momento in cui crea l’uomo, rappresentato
sotto forma di statua inanimata a cui viene data la vita. Ciro Palumbo si
distacca coraggiosamente da secoli di rappresentazione e ci pone davanti a un
Prometeo diverso, che nulla eredita dalla tradizione iconografica. La sua
pagina pittorica si presenta qui spogliata della teatralità e pathos che
solitamente ne caratterizzano la figura, non presentando né il dramma del suo
castigo senza fine nè il trionfo del ratto del fuoco. Il Prometeo di Palumbo,
raffigurato non con le sembianze di essere umano ma come statua di reminiscenza
classica, simulacro dell’uomo, è seduto su una roccia che riporta alla memoria
la regione caucasica. Le sue membra non sono strette da catene, ma morbidi
legacci le cingono dolcemente. Legacci che devono essere letti non solo nella
loro essenza materiale, ma in quella più profondamente spirituale e
psicologica. Non esiste il senso di costrizione, ma la possibilità di
un’immediata liberazione. È un Prometeo essenzialmente umano a cui è concesso
il libero arbitrio e la conseguente capacità di scelta, consapevole della sua
colpa e al tempo stesso fiero del prezioso dono fatto agli esseri umani.
Difficile darne un’interpretazione precisa, ma senza dubbio Ciro Palumbo è
riuscito a privare la figura del titano da quell’aura mitologica anacronistica
che poco si accompagna ai nostri giorni, preservandone invece intatto il suo
valore archetipico. Punto focale della composizione è il fuoco, raffigurato non
come torcia – e dunque tenuto in mano da Prometeo – ma conservato come bene
prezioso in un vaso classico. E se da una parte ci atteniamo alla narrazione
mitologica che vuole il fuoco come sinonimo della conoscenza donata all’uomo,
dall’altra non possiamo non considerare la simbologia che da sempre questo
elemento porta con sé: illumina e riscalda, vivifica e distrugge, rende
visibili le forme e non ha forma in sé, è sulla terra ma si protende verso il
cielo. Tutto intorno il silenzio e
l’immobilità di un non-luogo che, in ultima analisi, altro non è che il
riflesso della solitudine di un Prometeo moderno, più vicino a noi di quanto
crediamo.
Scheda Mostra
Ciro Palumbo.
La solitudine di Prometeo
Autore: Ciro
Palumbo
Titolo mostra: La
solitudine di Prometeo
Curatore: MacS
Portatore di
conoscenza,
2014, olio su tela, 70x60 cm
Fuoco Sacro, 2014, olio su
tela, 90x70 cm
Il Prometeo, 2014, olio su
tela, 150x180 cm
L’occhio e la
luce,
2014, olio su tela, 60x50 cm
Una luce, 2014, olio su
tela, 40x45 cm
La Sapienza, 2014, olio su
tela, 60x50 cm
Il fuoco e i
monti della prigione,
2014, olio su carta, 76x56 cm
In attesa, a
capo chino,
2014, olio su tela, 100x90 cm
Davanti alla
luce,
2014, olio su tela, 60x70 cm
La solitudine di
Prometeo,
2014, olio su tela, 150x100 cm
Il fuoco della
conoscenza,
2014, olio su tela, 35x30 cm
Il vaso del sole, 2014, olio su
tela, 35x30 cm
Il carro del
fuoco,
2014, olio su tela, 40x50 cm
Il dono
dell’intelligenza,
2014, olio su tela, 40x50 cm
Le ali della
conoscenza,
2014, olio su tela, 50x40 cm
Il tormento, 2014, olio su
tela, 50x60 cm
Il luogo del
martirio,
2014, olio su carta, 140x91,5 cm
Inaugurazione: 13
Dicembre 2014 (ore 18,00)
Conclusione: 3
Febbraio 2015
Biografia
Ciro Palumbo Nato a Zurigo nel 1965.
Il suo percorso artistico prende l’avvio dalla poetica della scuola Metafisica
di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, per reinventarne tuttavia i fondamenti
secondo un’interpretazione personale del tutto originale. Nella sua ricerca
procede attraverso momenti di contemplazione e silenzi metafisici, a cui si
contrappongono espressività notturne e intimamente travagliate, dove si respira
netto il distacco dall’immobilità silente che abita le tele del Pictor Optimus.
Le sue opere si presentano dunque come palcoscenici in cui gli oggetti presenti
sono portatori di simbologie oniriche. Ciro Palumbo non è solo un pittore, ma
di fatto un poeta che riflette, agisce e compone per coniugare metafore
sull’inafferrabilità del tempo e l’incommensurabilità dello spazio, mostrando
quindi la sua capacità di approfondire l’osservazione non tanto della natura,
quanto delle impressioni immaginifiche che provengono dalla memoria. Curioso
ricercatore e studioso, lavora da qualche anno anche sul tema del Mito,
interpretando la mitologia classica in chiave squisitamente moderna, e dandone
una lettura profondamente colta e suggestiva. L’artista riesce dunque a
sublimare e contestualizzare i miti antichi in spazi al di fuori del tempo,
dimostrando la loro contemporaneità. La sua formazione di grafico pubblicitario
lo porta ad esercitare per anni la professione di Art Director in Agenzie
pubblicitarie di Torino. È durante questo percorso che scopre ed amplia le sue
capacità visive e compositive. Successivamente, l’esperienza in una moderna
bottega d’arte e la conoscenza di alcuni Maestri contemporanei, lo conducono ad
approfondire la tecnica della pittura ad olio con velatura. L’artista inizia la
sua attività espositiva nel 1994, e ha al proprio attivo un centinaio di mostre
personali in tutta Italia. Nel 2011 ha partecipato alla 54a Biennale di
Venezia, padiglione Piemonte. Tra le esposizioni internazionali sono da
segnalare la presenza all’Artexpo di New York, al Context Art Miami, le mostre
personali a Providence (USA) e in Svizzera a Bellinzona. Alcune opere di
Palumbo sono presenti all’interno della collezione della “Fondazione Credito
Bergamasco”, presso la “Civica Galleria d’Arte Moderna G. Sciortino” di
Monreale (Pa) e al MACS di Catania. Hanno scritto della sua produzione
artistica Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Alberto Agazzani, Angelo Mistrangelo,
Tommaso Paloscia, Alberto D’Atanasio, Stefania Bison, Francesca Bogliolo. Le
sue opere sono pubblicate su importanti annuari e riviste di settore, inoltre
alcuni dipinti si trovano all’interno di collezioni istituzionali e private in
Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Torino.
Sede: MacS
– Museo Arte Contemporanea Sicilia
Indirizzo: via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania
Indirizzo: via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania
Telefono:
095 715 2207 - 342 301 7376
Orari: ore
09.00 - ore 18.00 (chiusura il giovedì)
Ingresso: €5,00 (biglietto unico) – €3,50 (biglietto ridotto)
Ingresso: €5,00 (biglietto unico) – €3,50 (biglietto ridotto)
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