giovedì 25 luglio 2019

‘A jettatura con “Ars Theatri” per Etna in Scena






La contrapposizione fra superstizione e ragione è la componente fondamentale di questa commedia che può trovare il proprio contesto storico-ambientale in qualsiasi centro rurale della Sicilia degli anni Sessanta.

Questo mondo contadino, intriso di una religiosità più credulona che fideistica, trova nel personaggio di Carmelo (Mario Scandurra) la figura più rappresentativa su cui ruota tutta la scena. Quest’uomo che crede di avere due giorni di vita, per la iettatura della Gna Maruzza (Andrea Fichera), comincia ad apprezzare le piccole quotidianità della sua modesta vita, a rinunciare al mito di quel dio denaro, consegnando alla presunta morte la chiave del suo piccolo tesoro, nascosto anche alla moglie (Enza Lanzafame) per arrivare all’istante supremo in pace con se stesso, con Dio e con gli uomini. La figura di Carmelo, quella del tipico contadino meridionale tutto casa e podere, si scontra con quella di Peppe (Salvo Privitera), che il lavoro non vuole neanche sognarlo, che vive di espedienti e di assistenzialismo sperando nel mitico “posto” (l’impiego pubblico) che gli promettono da troppo tempo e che si scontra di continuo con la moglie (Francesca Strano), che non sa più come incitarlo per cercare un lavoro. Un personaggio antitetico in questa ambientazione è Concetta (Rita Borzì), dirigente della locale camera del lavoro; nel contesto in cui il personaggio è visto dall’autore ha un suo preciso significato: mentre anche il prete del paese (Pino Mangiarratti) sembra arrendersi all’ineluttabile dettato della profezia di Maruzza, l’ultima àncora di salvezza sono i consigli che può dare questa giovane donna che sembra saperne “una più del diavolo”! Attorno a questi personaggi ruotano anche un medico che non ha nulla di professionale (Cristian Messina), le prefiche (Luigi Basile e Michele Cutuli), due ragazzi che per amor di pochi spiccioli si vestono da donne per piangere Carmelo morto, un fioraio ed il suo aiutante (Seby Leonardi e Samuele Leonardi), indifferenti al morto e al pianto della presunta vedova. In quest’opera, come è facile notare, troviamo, anche se a volta appena accennati, tanti temi cari all’autore: l’ignoranza come causa dello sfruttamento padronale, il clientelismo politico e clericale, la lotta politica e sindacale come occasione per l’emancipazione sociale e culturale, ecc.; egli vede nel teatro l’occasione migliore, o quanto meno la forma a lui più congeniale, per denunciare in modo anche tragicomico certe situazioni di sfruttamento che, pur diverse nella forma, rimangono uguali nella sostanza.

Il deus ex machina della situazione è comunque il tempo: esso fa giustizia della superstizione della jettatura, facendo trionfare la laica ragione. E’ proprio questa chiusa dell’opera che ci propone il concetto che la vita bisogna viverla con intensità in ogni momento e sembra quanto mai valido l’insegnamento del poeta Orazio, che incitava ad afferrare l’attimo, perché il presente che è ora, è il passato di domani e nessun rimpianto deve accompagnare il lento, ma puntuale e inesorabile scorrere del tempo!

Regia: Andrea Fichera e Mario Scandurra

Direttrice di scena: Rita Borzì

Scenografia: Ars Theatri

Direttore artistico: Seby Leonardi

Breve storia degli Ars Theatri



Nata quasi per gioco, "Ars Theatri" è un’idea che ho avuto per molti anni. Nel 2009 ho pensato di mettere su una compagnia teatrale e nel 2010 abbiamo debuttato con la commedia “Fumo negli occhi” di Faele e Romano. Doveva essere solo un gioco, ma è diventato qualcosa di più. L’idea era quella di prendere gente che non aveva mai recitato o quasi e coinvolgerla in un progetto che, oltre ad essere una semplice compagnia teatrale dialettale, fosse anche una famiglia, in cui si poteva parlare, aiutarsi vicendevolmente, dare la possibilità a tutti di poter esprimere le proprie idee e le proprie capacità e così poter crescere insieme. C’è stato un continuo via vai di gente e credo ci sarà ancora, ma anche questo significa crescere. Dopo il debutto abbiamo continuato nel 2012 con “AAA cercasi” di Nino Mignemi, nel 2013 “Lustru di luna”, di Angelo Scammacca, nel 2014 “Signora mezza lira” di Carlo Mangiù, aumentando di molto i favori del pubblico,  nel 2015 “Paparino” di Dino Falconi, nel 2016 abbiamo tirato più in alto con “Non ti pago” di Eduardo De Filippo, riuscendo a creare una dicotomia dramma-comicità, che è ciò a cui ho sempre mirato, portando al vero successo la compagnia, nel 2017 “Due dozzine di rose scarlatte” di Aldo De Benedetti e nel 2018 con “Amara a cu ci capita” di Rocco Chinnici abbiamo superato noi stessi, facendo conoscere ancora di più Ars Theatri e raggiungendo un pubblico ancora più vasto e variegato, ma ciò non significa che ci siamo fermati, perché quest’anno con “A jettatura”, sempre di Rocco Chinnici, abbiamo dato un carattere unico alla compagnia, esprimendo ancora di più lo stile Ars Theatri!

Da tre anni, a causa del mio trasferimento al nord, ho lasciato due valide persone nella gestione della compagnia, Mario Scandurra e Pino Mangiarratti, che si prodigano continuamente per arrivare a degli ottimi risultati ed una regista d’eccezione, Andrea Fichera, una diciottenne che calca il palcoscenico da anni come attrice, ballerina e cantante e che ha tanto da insegnare alla compagnia e da imparare da essa, insieme a Mario Scandurra. La mia idea? Portare avanti questa compagnia a tutti i costi, con l’aiuto di ciascun membro e di quelli che verranno, perché è il sogno di una vita che diventa realtà!

                                                             

                                                                             Il Presidente e Direttore Artistico

                                                                                        Seby Leonardi








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