‘A jettatura con “Ars Theatri” per Etna in Scena
La contrapposizione fra superstizione e ragione è la
componente fondamentale di questa commedia che può trovare il proprio contesto
storico-ambientale in qualsiasi centro rurale della Sicilia degli anni
Sessanta.
Questo
mondo contadino, intriso di una religiosità più credulona che fideistica, trova
nel personaggio di Carmelo (Mario Scandurra) la figura più rappresentativa su
cui ruota tutta la scena. Quest’uomo che crede di avere due giorni di vita, per
la iettatura della Gna Maruzza (Andrea Fichera), comincia ad apprezzare le
piccole quotidianità della sua modesta vita, a rinunciare al mito di quel dio
denaro, consegnando alla presunta morte la chiave del suo piccolo tesoro,
nascosto anche alla moglie (Enza Lanzafame) per arrivare all’istante supremo in
pace con se stesso, con Dio e con gli uomini. La figura di Carmelo, quella del
tipico contadino meridionale tutto casa e podere, si scontra con quella di Peppe
(Salvo Privitera), che il lavoro non vuole neanche sognarlo, che vive di
espedienti e di assistenzialismo sperando nel mitico “posto” (l’impiego
pubblico) che gli promettono da troppo tempo e che si scontra di continuo con
la moglie (Francesca Strano), che non sa più come incitarlo per cercare un
lavoro. Un personaggio antitetico in questa ambientazione è Concetta (Rita
Borzì), dirigente della locale camera del lavoro; nel contesto in cui il
personaggio è visto dall’autore ha un suo preciso significato: mentre anche il
prete del paese (Pino Mangiarratti) sembra arrendersi all’ineluttabile dettato
della profezia di Maruzza, l’ultima àncora di salvezza sono i consigli che può
dare questa giovane donna che sembra saperne “una più del diavolo”! Attorno a
questi personaggi ruotano anche un medico che non ha nulla di professionale (Cristian
Messina), le prefiche (Luigi Basile e Michele Cutuli), due ragazzi che per amor
di pochi spiccioli si vestono da donne per piangere Carmelo morto, un fioraio
ed il suo aiutante (Seby Leonardi e Samuele Leonardi), indifferenti al morto e
al pianto della presunta vedova. In quest’opera, come è facile notare,
troviamo, anche se a volta appena accennati, tanti temi cari all’autore:
l’ignoranza come causa dello sfruttamento padronale, il clientelismo politico e
clericale, la lotta politica e sindacale come occasione per l’emancipazione
sociale e culturale, ecc.; egli vede nel teatro l’occasione migliore, o quanto
meno la forma a lui più congeniale, per denunciare in modo anche tragicomico
certe situazioni di sfruttamento che, pur diverse nella forma, rimangono uguali
nella sostanza.
Il
deus ex machina della situazione è comunque il tempo: esso fa giustizia della
superstizione della jettatura, facendo trionfare la laica ragione. E’ proprio
questa chiusa dell’opera che ci propone il concetto che la vita bisogna viverla
con intensità in ogni momento e sembra quanto mai valido l’insegnamento del
poeta Orazio, che incitava ad afferrare l’attimo, perché il presente che è ora,
è il passato di domani e nessun rimpianto deve accompagnare il lento, ma
puntuale e inesorabile scorrere del tempo!
Regia: Andrea Fichera e Mario Scandurra
Direttrice di scena: Rita Borzì
Scenografia: Ars Theatri
Direttore artistico: Seby Leonardi
Breve storia degli Ars Theatri
Nata quasi per gioco,
"Ars Theatri" è un’idea che ho avuto per molti anni. Nel 2009 ho pensato
di mettere su una compagnia teatrale e nel 2010 abbiamo debuttato con la
commedia “Fumo negli occhi” di Faele e Romano. Doveva essere solo un gioco, ma
è diventato qualcosa di più. L’idea era quella di prendere gente che non aveva
mai recitato o quasi e coinvolgerla in un progetto che, oltre ad essere una
semplice compagnia teatrale dialettale, fosse anche una famiglia, in cui si
poteva parlare, aiutarsi vicendevolmente, dare la possibilità a tutti di poter
esprimere le proprie idee e le proprie capacità e così poter crescere insieme.
C’è stato un continuo via vai di gente e credo ci sarà ancora, ma anche questo significa
crescere. Dopo il debutto abbiamo continuato nel 2012 con “AAA cercasi” di Nino
Mignemi, nel 2013 “Lustru di luna”, di Angelo Scammacca, nel 2014 “Signora
mezza lira” di Carlo Mangiù, aumentando di molto i favori del pubblico, nel 2015 “Paparino” di Dino Falconi, nel 2016
abbiamo tirato più in alto con “Non ti pago” di Eduardo De Filippo, riuscendo a
creare una dicotomia dramma-comicità, che è ciò a cui ho sempre mirato,
portando al vero successo la compagnia, nel 2017 “Due dozzine di rose
scarlatte” di Aldo De Benedetti e nel 2018 con “Amara a cu ci capita” di Rocco
Chinnici abbiamo superato noi stessi, facendo conoscere ancora di più Ars
Theatri e raggiungendo un pubblico ancora più vasto e variegato, ma ciò non
significa che ci siamo fermati, perché quest’anno con “A jettatura”, sempre di
Rocco Chinnici, abbiamo dato un carattere unico alla compagnia, esprimendo
ancora di più lo stile Ars Theatri!
Da tre anni, a causa del
mio trasferimento al nord, ho lasciato due valide persone nella gestione della
compagnia, Mario Scandurra e Pino Mangiarratti, che si prodigano continuamente
per arrivare a degli ottimi risultati ed una regista d’eccezione, Andrea
Fichera, una diciottenne che calca il palcoscenico da anni come attrice,
ballerina e cantante e che ha tanto da insegnare alla compagnia e da imparare
da essa, insieme a Mario Scandurra. La mia idea? Portare avanti questa
compagnia a tutti i costi, con l’aiuto di ciascun membro e di quelli che
verranno, perché è il sogno di una vita che diventa realtà!
Il
Presidente e Direttore Artistico
Seby Leonardi
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