giovedì 21 dicembre 2023

ARTE: Etna, inaugurata a Linguaglossa la straordinaria mostra su Piero Guccione. Centinaia di visitatori, un successo assoluto.



Centinaia di visitatori per il primo weekend di “Dolore e meraviglia”, progetto della Soprintendenza di Catania per il Museo regionale Messina-Incorpora. L’emozione della figlia dinanzi alla “Sala dei Mari”. Lo storico dell’arte Paolo Nifosì introduce l’opera del Maestro con una riflessione sull’azzurro e sulla sua essenza, quella ostinata “idea di assoluto” alla base della sua ricerca negli ultimi decenni.

 

Centinaia di visitatori a Linguaglossa (Ct) per il primo weekend de “Piero Guccione. Dolore e meraviglia” mostra inaugurata sabato al Museo Regionale Francesco Messina – Salvatore Incorpora e visitabile tutti i giorni fino al 31 marzo 2024. Orario 9.30-18. Chiusi il 25 dicembre. Ingresso libero.

Una piccola e raffinatissima selezione di opere – 24 tra oli, tecniche miste e pastelli – realizzate dal maestro di Scicli tra il 1975 e il 2008 e che hanno conquistato il primo, consistente, drappello di visitatori fra i quali alcuni collezionisti e ammiratori di Guccione.

Alla cerimonia inaugurale, insieme con la Soprintendente di Catania, architetto Donatella Aprile, hanno preso parte il sindaco Luca Stagnitta; la figlia dell’artista, Paola Guccione; Carmela Cappa, storica dell’arte della Soprintendenza che ha curato il progetto con la collega Lorenza Lo Giudice; Franco La Fico Guzzo, dirigente della Soprintendenza (Beni Architettonici); padre Orazio Barbarino, arciprete di Linguaglossa; e Paolo Nifosì, storico dell'arte e profondo conoscitore dell'opera di Guccione che ha affascinato il pubblico del vernissage con un dotto excursus sull’opera di Piero e sulla fondamentale importanza dell'azzurro, colore centrale della sua ricerca negli ultimi decenni e che diventa una riflessione sullo spazio, sull'armonia e sulla serenità come suprema e assoluta identificazione dell'Uomo con l'Assoluto. Durante l’inaugurazione l’attore Agostino Zumbo ha letto alcuni versi di Montale, poeta al quale Guccione era profondamente legato.

 

Di grande effetto l’allestimento – minimalista ed essenziale – che al piano terra introduce alla mostra con una sala video e la proiezione dell’intervista del 2009 a cura di Vincenzo Cascone; mentre una teca raccoglie lettere originali e foto d’epoca in bianco e nero che documentano gli intensi rapporti di amicizia fra Guccione e due grandi intellettuali del Novecento, Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino. Mentre al primo piano la mostra si snoda lungo tre ambienti e culmina con quella “Sala dei Mari”, una immersione silenziosa nella quiete degli azzurri di Guccione, armoniosamente scanditi alle pareti, tra piccole onde all’orizzonte e mormorii di risacche a riva che hanno commosso tutti, a cominciare dalla figlia Paola.

 

La mostra “PIERO GUCCIONE. Dolore e meraviglia” è un progetto della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Catania, guidata dall’architetto Donatella Aprile, finanziato dall’Assessorato dei Beni Culturali – Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Siciliana e realizzato in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione e con il Comune di Linguaglossa. L’allestimento è stato curato da Giuseppe Lo Magno Artecontemporanea su progetto di Rocciamadre Architettura.

 

NOTIZIE SULLA MOSTRA

Ventiquattro le opere a Linguaglossa. Il titolo è ispirato ad una citazione di Aristotele che il pittore fa sua, come riflessione e denuncia, per ricordare come “il dolore e la meraviglia” siano alla base della Filosofia ma anche della Pittura.

Guccione è stato definito il più “leopardiano” fra gli artisti del Novecento per gli echi di solitudine e di infinito che evocano le sue opere - dove l’abisso del mare trascolora nell’immensità del cielo. E a scorrere le opere di questa esposizione di Linguaglossa, tutto sembra accostarlo al poeta di Recanati, alla sua vibrante e commossa percezione della bellezza – e del dolore, quando questa meraviglie è violata dall’Uomo – del Creato. Che in Sicilia si declina in tenui azzurri di cieli e mari, nel giallo vivo di campi di grano e frondosi carrubi, nelle lune solitarie – anche qui – appese al margine di una tela, sospese tra la malinconia di un vespro e un misteriosa alba sulla spiaggia. Un paesaggio, quello che Guccione trasferisce sulla tela, cui non è estranea neanche l’Etna, la “muntagna”, che il maestro rievoca in un pastello su carta del 1995 con il suo cocuzzolo innevato e visibile, nel nitore di certe mattine invernali, anche a chilometri di distanza dall’altopiano della campagna iblea.

Completano la mostra, oltre a una intervista video del 2009 a cura di Vincenzo Cascone, anche una sezione documentale – a cura dell’Archivio Piero Guccione – tra i documenti una toccante lettera autografa – dattiloscritta e piena di ritocchi e minuziose correzioni - di Gesualdo Bufalino indirizzata all’amico Piero, del quale era profondo estimatore. In una lettera del maggio 1995 – Bufalino sarebbe scomparso in un tragico incidente l’anno dopo – lo scrittore di Comiso dice: “Questo mi pare il senso della tua arte, che unisce insieme la pietà per un mondo offeso dall'uomo e una sete insaziabile d'innocenza”. Alla mostra – il cui progetto di allestimento è curato da Rocciamadre Architettura - è dedicato un catalogo, in lavorazione, con una raccolta di saggi antologici e un intervento del critico d’arte Anthony Molino che sarà presentato nelle prossime settimane.

Adiacente alla mostra e l’esposizione permanente di Salvatore Incorpora, con una selezione di sculture e tele dell’artista di Linguaglossa.  Visite tutti i giorni, dalle 9.30 alle 18. Ingresso gratuito. INFO: Comune di Linguaglossa tel. 095643677 e 376 0343472; Soprintendenza BBCC Catania tel. 096 7472229.

 

 

PIERO GUCCIONE_BIOGRAFIA

Piero Guccione nasce il 5 maggio 1935 a Scicli, piccola città della fascia sud-orientale della Sicilia, in provincia di Ragusa. Dopo il diploma all’Istituto d'arte di Catania, nel 1954 si trasferisce a Roma, dove frequenta i pittori neorealisti della Galleria Il Pincio a Piazza del Popolo. Il 23 aprile 1960 tiene la prima mostra personale alla Galleria Elmo di Roma, presentata dal critico d’arte Duilio Morosini. Dal 1961 al 1964 frequenta il gruppo “Il pro e il contro” formato anche dagli artisti Attardi, Gianquinto e Vespignani. Nel 1966 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e diventa assistente di Guttuso all’Accademia di Belle Arti di Roma, in seguito titolare di cattedra fino al 1969. Alla fine degli anni Sessanta costruisce una casa estiva tra Punta Corvo e Baia di Sampieri, lembo estremo della Sicilia Orientale, dove i suoi soggiorni si fanno sempre più frequenti e prolungati. Nel 1971 la città di Ferrara gli dedica la prima antologica a Palazzo dei Diamanti e l’anno successivo espone nuovamente alla Biennale, dove torna anche nel 1978, 1982, 1988 e nel 2011. Nel 1973 Leonardo Sciascia, presentando una sua mostra a Palermo, utilizza il termine platitude per definire la sua cifra stilistica «come una fuga dalle sensazioni, e cioè dal tempo, per andare (e restare) oltre il tempo». Nel 1979 rientra in Sicilia, sull’altopiano modicano, dove trascorrerà il resto della vita e dove creerà i famosi mari assoluti, densi di una metafisica lirica, i suoi pastelli d'una illimitatezza neoleopardiana, i suoi poetici d’après. Diviene così, negli anni, il riferimento dei pittori del “Gruppo di Scicli”. Con la fine degli anni Settanta, arrivano le prime affermazioni personali all'estero, in particolare a Parigi e negli Stati Uniti. Nel 1985 il Metropolitan Museum of Art di New York presenta una sua antologica di grafica. Nel 1988 la Biennale di Venezia gli dedica nel Padiglione italiano una sala personale. Accademico di San Luca dal 1995, riceve il Premio Speciale per la Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1999 e la Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica Italiana come benemerito dell’arte e della cultura nel 2004. Le sue opere sono nelle collezioni del Senato della Repubblica Italiana e al Metropolitan Museum di New York. Piero Guccione si spegne il 6 ottobre 2018, a ottantatré anni, nella sua amata casa-studio di Quartarella nella campagna modicana.

  



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