L’artista siciliana Maria Privitera esalta la bellezza e la semplicità della natura con la sua opera pittorica “Studio sulla natura” recentemente premiata al Concorso Nazionale Arti Figurative “Antonello da Messina”

 

L’artista siciliana Maria Privitera esalta la bellezza e la semplicità della natura con la sua opera pittorica “Studio sulla natura” recentemente premiata al Concorso Nazionale Arti Figurative “Antonello da Messina”

 


L’artista siciliana Maria Privitera esalta la bellezza e la semplicità della natura con la sua opera pittorica “Studio sulla natura” recentemente premiata al Concorso Nazionale Arti Figurative “Antonello da Messina” V Edizione bandito dall’Accademia Internazionale “Il Convivio”. Da anni, la pittrice e poetessa di origini giarrese, esprime con estrema sensibilità sia nei suoi versi che nelle sue tele il legame inscindibile tra l’essere umano e la madre terra. Donna poliedrica, attenta alla realtà che vive, impegnata nella cultura e nella vita associativa, l’artista combina insieme le sue passioni e le sue doti artistiche con gli studi giuridici da cui trae formazione e impegno per la tutela delle donne e dei valori sociali che esprime in tutto il suo operato. Dopo alcuni anni di impegno come conferenziera sulla tematica della violenza di genere, svolta anche a fianco del Gen. Luciano Garofano, ha ideato un progetto scolastico dal titolo “Versi, forme e colori dell’amore senza violenza” dal quale ha ottenuto riconoscimenti per la sua valenza pedagogica e che continua ad essere apprezzato nelle scuole del suo territorio e non solo. Maria Privitera ha ricevuto diversi premi sia nazionali che internazionali presentando le sue poesie ed esponendo i suoi quadri in varie città d’Italia oltre che in Sicilia. Recentemente la sua opera pittorica dal titolo “Studio sulla natura” eseguita con tecnica olio su tela è stata premiata e pubblicata sulla rivista trimestrale di poesia, arte e cultura “Il Convivio”n.85.




Si tratta di un dipinto a cui l’autrice è molto legata perché è stato inserito nella mostra virtuale di pittura dal titolo “Natura” che la stessa ha realizzato a Firenze presso il Palazzo Coppini così come ci racconta la pittrice: “A Firenze ho realizzato la prima mostra importante della mia carriera artistica non solo perché da ospite della “Fondazione Mazzullo” di Taormina presso il “Palazzo dei Duchi di Santo Stefano” sono stata accolta, poi, a Firenze, come ospite della “Fondazione Romualdo del Bianco” e del suo Istituto Internazionale “Life Beyond Tourism”, ma perché si trattava del primo evento internazionale in Europa per l’appunto “The Satoyama Initiative” organizzato dal Giappone, che aveva scelto Firenze tra le città italiane come luogo dell’evento. La mostra la dedicai alla natura in omaggio alla tematica della rivitalizzazione dei paesaggi produttivi in Europa che vide la partecipazione dei più alti esponenti dell’UNU (Università delle Nazioni Unite). In quella occasione ho realizzato dei dipinti e tra essi c’era anche questo che è stato premiato di recente e che ho conservato sin da subito tra la mia collezione privata pur avendo avuto molti potenziali acquirenti. L’opera, pur essendo intitolata studio sulla natura, ha dimostrato di essere ben compiuta. Ricordo ancora la scelta delle sfumature nel timido tentativo di suggellare l’immagine di una natura che vorrei che fosse sempre così. Una madre generosa da cui attingere nutrimento e serenità a cui dobbiamo però rispetto e riconoscenza. La natura si dona a se stessa nel suo equilibrio misterioso e si dona alla vita e all’umanità che, purtroppo, ne sta alterando la vitalità. Così ho deciso di concorrere con questa opera che è stata premiata perché credo che ognuno di noi intuisce di essere parte di un tutt’uno come un microcosmo che appartiene all’universo. Stiamo vivendo un periodo storico pandemico che ci sta mettendo a dura prova ma, credo, sia anche un’occasione per ritornare all’essenziale e alle origini che poi ne costituisce il fine. Direi che il mio messaggio, pur nella sua semplicità, ha racchiuso un significato molto profondo che è quello di amare la natura perché da essa ci possiamo sentire amati e la sua bellezza ci congiunge al divino”. Maria Privitera ancora una volta coglie nella natura l’essenza umana e il suo talento viene riconosciuto e premiato non solo con la sua arte ma anche con la sua produzione poetica che durante il difficile periodo della pandemia da Covid-19 ha generato dei veri e propri versi di luce e di speranza così come dichiara la stessa autrice:  “La ricerca della parola e della poesia, nelle solitudini della pandemia, dove siamo piombati tutti inaspettatamente e inconsapevolmente, è diventata una ricerca necessaria. Una ricerca che ha trovato una sua via, una sua espressione e presto una sua condivisione perchè il poeta, che è un conoscitore dell’anima propria e di quella degli altri, si fa carico del proprio vissuto e di quello altrui per esprimere l’inespresso e anche l’inesprimibile. Sentivo il bisogno di esprimere le sensazioni che correvano vicine e contrastanti: paura e desiderio di serenità; meraviglia, sconforto e voglia di coraggio. Il mio mondo interiore non era più solo mio, ma di tutti, perché tutti ci siamo ritrovati coinvolti nello stesso vissuto da cui vogliamo uscire al più presto, non solo quale espressione di un desiderio naturale, ma anche quale ripresa di un diritto a riappropriarci della nostra vita spero con una consapevolezza ben più maggiore e con una evoluzione interiore che ci avvicini sempre più dopo tutto questo distanziamento, necessario, ma di certo innaturale. C’è molto da recuperare perché in diverso modo siamo stati tutti danneggiati, molto si è perduto e molti hanno perso un amico o un familiare in solitudine e con distacco, ma non dobbiamo mai perdere la speranza di ritrovare la luce. Ecco perché la poesia, che viaggia e corre nel cuore di tutti gli uomini, è portatrice di luce e di speranza perché, anche se non tutti sono poeti, chiunque prova un’emozione ascoltando o leggendo una poesia, perché il linguaggio del cuore è l’unico linguaggio universale di cui tutti dovremmo alimentarci”.

Tra le tante poesie che Maria Privitera ha generosamente partorito nel silenzio della sua anima per tutte le anime che sanno mettersi in ascolto della poesia ce n’è una, in particolare, dal titolo “Una luce accesa…” che è stata inserita su proposta della “Casa della Poesia di Monza” e “Zeroconfini” all’interno della iniziativa “Versi per Sanquirico”. Sono state, difatti, selezionate e inviate ai detenuti di Monza delle poesie scritte da poeti di tutta Italia per ricevere un conforto perché come ci riferisce la stessa autrice: “Anche per loro la pandemia ha aggravato lo stato di isolamento dagli affetti più cari. Così come credo nella funzione rieducativa della pena credo che la poesia appartenga all’essere umano qualunque sia la sua condizione. C’è bisogno di luce per superare il buio, per affrontare questo momento terribile, luce per rimanere vigili, luce per illuminare il mondo e per continuare a sperare”.

 

 

Una luce accesa… (di Maria Privitera)

 

Una luce accesa sperando

che tutto presto si quieta.

Una luce accesa per illuminare

quel buio distruttore che si muove

silente e inaspettatamente.

Una luce accesa per riportare calore

alla vita che sembra infreddolita.

Una luce accesa per continuare

a pregare.

Una luce accesa per schiarire

il tempo dell’attesa.

Una luce accesa per chi si ferma

ad aspettare.

Una luce accesa per chi

deve ancora lottare.

Una luce accesa per tutto il mondo

che può ritornare ad amare.

 

Si tratta sicuramente di una poesia che induce alla speranza, che sa arrivare al cuore di tutti gli uomini e che ci dimostra, in modo chiaro, come la sensibilità di questa poetessa e pittrice sa illuminare il cammino della vita per riempirla di emozioni di cui tutti abbiamo bisogno. Auguriamo a questa artista talentuosa sempre maggiori successi perché dalle arti possiamo solo trovare nutrimento perchè come disse Dostoevskij solo “La bellezza salverà il mondo”.


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