Dal reportage di guerra con Quirico all’approdo dei giornali su Tik Tok con Newman: la quinta giornata del workshop “Il giornalismo che verrà”
Dal reportage di guerra con Quirico
all’approdo dei giornali su Tik Tok con Newman: la quinta giornata del workshop
“Il giornalismo che verrà”
Le
attività di giornata si sono svolte al mattino presso l’Accademia di Belle Arti
di Catania, mentre al pomeriggio hanno avuto luogo presso la Scuola Superiore
di Catania. Tra gli ospiti, Vanessa Offiong, reporter della CNN, Roberto Gueli,
vicedirettore nazionale TGR Rai e Luca Pitoni, visual designer
«La velocità con cui Internet ci fornisce
delle informazioni ci illude che basti un clic per avere un quadro completo di
realtà anche molto lontane da noi. Ma chi fa l’inviato non può accontentarsi di
questo. Personalmente, anzi, cerco sempre, quando mi chiedono di raccontare un
conflitto, di evitare qualsiasi tipo di lettura preventiva. Sono convinto che
il giornalista è tale se nel suo viaggio, per osservare, non porta con sé delle
lenti predeterminate». Raccontare le atrocità della guerra è sempre
estremamente complicato. Anche se ti chiami Domenico
Quirico e di guerre, nel secondo Novecento, ne hai
viste tante. Tutte raccontate seguendo un metodo che non è mai cambiato. Ed è
su questo aspetto che il reporter de La Stampa
ha posto maggiormente l’accento nel suo intervento mattutino presso l’Accademia
di Belle Arti di Catania, nell’ambito della quinta giornata del workshop “Il
giornalismo che verrà” organizzato da Sicilian Post.
A moderare è stata Martina Dettori del Sicilian
Post.
«Nel raccontare le guerre, anche quelle
odierne, - ha proseguito Quirico - quasi nessuno si chiede: “cosa pensa chi sta
dall’altra parte?”. Oggi vorrei poter andare in un paesino della Siberia o
partecipare al funerale di un ragazzo morto in Donbass. Non perché sia filoputiniano,
ma semplicemente perché che cosa pensino in Ucraina della guerra lo so
già». Ma anche questa immersione così totalizzante, spesso, non è
sufficiente a restituire la complessità di queste vicende. Lo sa bene Quirico,
dall’alto delle sue esperienze in luoghi come il Ruanda, la Bosnia, la Cecenia
o la Siria: «Quando sono sul campo di battaglia insieme a chi combatte, posso
comprenderne i punti di vista e le emozioni. A volte posso persino condividerne
il destino e la condizione umana. Ma solo fino ad un certo punto: perché poi
inevitabilmente mi stacco da quella tragedia tornando a casa».
La mattinata è poi proseguita con un
incontro - introdotto dal direttore dell’ABACT Gianni
Latino - che ha visto protagonista il visual
designer Luca Pitoni, autore di
recente di un libro dal titolo Ostinata
Bellezza. Anita Klinz, la prima art director italiana,
nel quale, attraverso la biografia di una donna che rese grande la Mondadori
nel secondo dopoguerra, ha voluto restituire alla memoria collettiva
l’importanza di coniugare, nell’aspetto visuale, creatività e servizio: «Da
Anita ancora oggi c’è molto da imparare per la sua contemporaneità. Si chiedeva
sempre quale fosse il pubblico che avrebbe fruito di un determinato prodotto
editoriale e capitò più volte che riprogettasse la veste grafica di uno stesso
libro a seconda della collana in cui veniva inserito. Credo, infatti, che la
stella polare di ogni progettista, tanto più per coloro che si cimentano con il
mondo dei giornali, oggi debba essere quella di rendere il proprio lavoro
funzionale e trasparente. Siamo sicuri di aver fatto bene proprio quando la
grafica sembra impercettibile».
Il pomeriggio di incontri, svoltisi presso
la sede della Scuola Superiore di Catania, ha preso le mosse dal panel
“Raccontare l’Africa” con Vanessa Offiong,
reporter da Abuja (Nigeria) per l’emittente statunitense CNN per la quale si
occupa di uguaglianza di genere da vari Paesi, e con Giada
Frana, giornalista e direttrice della testata L’altra
Tunisia. La moderazione è stata affidata al
coordinatore del Sicilian Post
Francesco Raciti. Un continente, quello africano, a cui i media spesso non
dedicano l’attenzione che meriterebbe: «L’Africa - ha sottolineato la Offiong -
è piena di storie interessanti. Alcune volte la stampa estera si accorge di
alcune di esse. Ad esempio, in Italia si è parlato molto del vincitore di
Masterchef, arrivato come profugo dalla Nigeria. D’altra parte, però, in quanti
si sono chiesti cosa significhi essere una madre qui? O di come abbiamo
affrontato il Covid?». Un caso ben lungi dall’essere isolato: «Di Tunisia -
secondo Giada Frana - si parla spesso in senso negativo o quando avviene
qualcosa di eclatante. In questi giorni, ad esempio, con la visita di Meloni i
riflettori sono tornati ad accendersi. Per questo ho deciso di dare inizio al
progetto L’altra Tunisia nel 2021,
e dare voce alle storie di cui nessun altro parla».
È stata poi la volta di “L’edicola Tik
Tok”, il panel in cui è intervenuto Nic Newman
del Reuters Institute for the Study of Journalism. Introdotto dalla sociologa
Unict Claudia Cantale,
il giornalista britannico, autore dell’annuale Digital News Report, ha
tracciato una panoramica di come gli editori si stiano confrontando con il
social network che per eccellenza identifica la Generazione Z: «Fino ad un paio
di anni fa gli utenti under 24 andavano su TikTok per la musica o per
distrarsi. Oggi il 15% di loro entra sulla piattaforma per informarsi. Se in
Usa gli editori sono restii ad entrarci per la sua origine cinese, in molti
paesi europei diverse realtà editoriali si sono già mosse. L’Italia, ad
eccezione del caso di Fanpage che vanta un milione di follower, è ancora
indietro».
A concludere la giornata un panel dedicato
a Mediterraneo, trasmissione
delle emittenti regionali Rai giunta al trentesimo anno di successi. A
intervenire sono stati Roberto Gueli,
vicedirettore nazionale TGR Rai
(e presidente dell’Ordine dei Giornalisti Sicilia) e Rino
Cascio, caporedattore TGR
Sicilia e curatore della trasmissione. A moderare
Francesca Rita Privitera, giornalista del Sicilian
Post. «Il nostro slogan, “Se ti riguarda ci
riguarda” - ha spiegato Gueli - riassume bene la nostra missione di offrire
programmi che rispondono alle esigenze di ciascun territorio. Lo facciamo, non
solo con cronaca locale e servizi per la rete nazionale, ma anche con programmi
sia radiofonici sia televisivi, che spaziano dalla cultura alla scienza. In tal
senso, negli ultimi trent’anni Mediterraneo
ha rappresentato l’esempio perfetto di questo impegno». Ma qual è il segreto di
una tale longevità? «Restare sempre fedele a sé stesso. Il Mare Nostrum - ha
raccontato Cascio - non è appena il bacino geografico a noi più prossimo, ma un
bacino culturale molto più ampio e di cui siamo parte integrante. Oggi più che
mai è necessario aprire canali di dialogo non solo su ciò che ci unisce, ma
soprattutto su ciò che ci differenzia e stimola la nostra curiosità».
GLI
APPUNTAMENTI DI DOMANI SABATO 10 GIUGNO
La giornata
conclusiva di eventi pubblici si svolgerà interamente presso l’impact community
hub Isola Catania,
all’interno di Palazzo Biscari (p.zza Cardinale Pappalardo 23). Si parte alle
15.00 con l’incontro “Funding per il giornalismo di inchiesta” con Rafael
Rameša del Journalismfund Europe.
Dialogherà con lui la giornalista di Sicilian Post
Olga Stornello.
A seguire, alle ore 16.00, un dibattito sul tema della sostenibilità tra Roberto
Natale, direttore Rai per la
Sostenibilità ESG, Cetti
Lauteta, responsabile “Scenario Sud” di The
European House - Ambrosetti, e Antonio
Perdichizzi, CEO e founder di
Isola. Alle 17.00,
invece, Fernando Vacarini,
direttore di Changes e Responsabile
Media Relations, Corporate Reputation and Digital PR Gruppo
Unipol, dialogherà con il direttore di Sicilian
Post Giorgio Romeo
sulle opportuntà offerte dal brand journalism. Conclusione di giornata affidata
ad Annalisa Mondreda,
già direttrice di Donna Moderna
e founder di Rame, con il
ritorno a Catania del format Nudismo
Finanziario. Inizio previsto per le ore 18.00
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