Inaugurata con successo Prima Luce di Stefania Orrù - Al Castello di Schisò fino al 2 Agosto
Inaugurata con successo la mostra Prima Luce, personale di Stefania Orrù a cura di Stefano
Gagliardi e Alessandra Redaelli al Castello
di Schisò (Giardini Naxos), nuova splendida sede espositiva del MacS
(Museo Arte Contemporanea Sicilia), diretto da Giuseppina Napoli che per l’occasione ha ribadito: “È nella scelta
di questo luogo suggestivo, ancora Cantiere Culturale, che il MacS avvalora la sua inclinazione al
dinamismo ed al sodalizio culturale facendone un'ulteriore sede espositiva
permanente e siamo lieti di inaugurare questo nuovo inizio con la Orrù, ancora
di più perché è un'artista donna e di origini isolane. Giovane pittrice
sarda, la Orrù incarna con naturalezza
nelle sue opere ed attraverso le tecniche che ha imparato quella congiunzione
tra contemporaneo ed antico, quell'unione di turbamento, trepidazione e
commozione dell'animo umano che in questo Castello, trascorso raccordo di
civiltà e di storie dalla fascinosa atmosfera, è reso inviolabile. Così nella
quasi sacralità di questo incontro di spazio e tempo, sensazioni ed immagini,
il MacS riconferma il valore dell'arte, della cultura e della bellezza e Stefania
Orrù con la mostra Prima Luce, ne diventa testimone”. Nelle foto di G. Calanna Ufficio Stama MacS diversi momenti dell'inaugurazione di ieri.
La cerimonia inaugurale è stata aperta
da Sebastiano
Paladino che a nome della famiglia proprietaria del Castello in oggetto
ha ringraziato con gratitudine l’Ingegnere Sebastiano Di Prima e tutto il suo
staff per aver reso possibile, con una certosina operazione di restauro, la
rinascita dello storico Castello di
Schisò divenuto residenza estiva del MacS. Di seguito hanno presa la parola il Sindaco
di Giardini Naxos, Pancrazio Lo Turco, che manifestando entusiasmo per il
progetto, significativo in termini di promozione culturale e coinvolgimento
turistico, si è congratulato con i soggetti coinvolti; l’Architetto Daniele
Raneri che ha curato il restauro
e ha incuriosito i presenti con un breve intervento sulla storia del
prestigioso sito.
“Io… penso ma mille volti, ognuno
assorto e perso, ogni sguardo contiene la saggezza e l’ignoranza di qualsiasi
essere che subisce e allo stesso tempo possiede il segreto di tutto”, ha
sottolineato Stefania Orrù finemente introdotta da Stefano Gagliardi e Alessandra Redaelli.
“La mostra “Prima Luce” –
ha detto Stefano
Gagliardi
- è il farsi di una consapevolezza raggiunta, è la
potenza di un “Io sono” che traspare in ogni sua opera. È un “io sono” silente
e pacificato, saldato a un tempo presente, sempre meno ancorato al proprio
passato e vissuto. È l’atto finale pittorico che segue quel processo di intima
astrazione dove il distacco dal proprio io produce, attiva e perfeziona nuovi
livelli (condizioni-momento) di acquisizione dell’essere. Le opere in mostra
sono la rivelazione figurata del compiersi di una liberazione: il progressivo
svincolarsi della veste-drappo, metaforicamente sentito come corpo altro.
L’opera, “il grande nudo in piedi”, diventa l’atto finale di questa metaforica
svestizione, simbolo quasi di un ritorno al proprio corpo primigenio: è
l’emozione del corpo che incontra fuori da tutto il tempo, dentro tutto lo
spazio la propria “prima luce” e, mentre ne viene attraversato, quel corpo si
dichiara: io sono, eccomi”.
“Alla costante ricerca di risposte
profonde – che significativamente rintraccia nel proprio volto in un
autoritrarsi incessante e senza tregua –
l’artista è passata da una figurazione più delineata ad una graduale
rarefazione della forma – ha sottolineato Alessandra
Redaelli -. Se all’inizio erano volti, e soprattutto corpi, che si
stagliavano con grazia classica su uno spazio vago non ancora definito, se
negli ultimi tre anni il punto di vista si è ravvicinato in primi piani
suggestivi come icone, dove la forma sembra sostanziarsi in coaguli di materia
luminosa, oggi Stefania Orrù, sembra giunta ad
una sintesi di questo complesso percorso. L’impasto ruvido, che l’artista doma
e padroneggia con grazia e furore, si fa superficie scabra, erosa, improvvisa
spaccatura, dislivello da saggiare con i polpastrelli, da scrutare così da vicino
da appoggiare il viso alla tavola fino a sentirne l’odore, e poi, di colpo, si
appiana in esplosioni luminose capaci di annichilirci. Ed è proprio in questa
tecnica particolarissima, forse un po’ magica, che risiede il senso stesso
della fascinazione del lavoro di Stefania Orrù, sospeso tra suggestioni
antiche, memorie di affreschi corrosi dal tempo, ed emozioni così attuali da
farci sussultare”.
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