Socrate “double face”, il capolavoro teatrale di Vincenzo Cerami
La produzione del Teatro
Stabile di Catania andrà in scena alla sala Verga dall’11 al 26
aprile
La prima per la stampa è
fissata per martedì 14 aprile alle ore 20,45
Socrate “double face”, il
capolavoro teatrale di Vincenzo Cerami
Con le musiche di Nicola Piovani, Pippo Pattavina nel ruolo del titolo e
la regia di Ezio Donato
CATANIA- Essere coerenti
fino a sacrificare la vita per un principio. Si può sintetizzare così l’estremo
messaggio morale di Socrate, baluardo di rigore e fedeltà ai propri ideali.
Nonostante ciò, il sommo filosofo ateniese, vissuto nel V secolo a. C., fu anche
bersaglio di un avverso partito di detrattori, che lo screditavano additandolo
come corruttore dei giovani e delle loro coscienze. Molti nemici, molto onore:
ma anche per questo il maestro di Platone è da sempre una delle figure più
controverse della cultura occidentale.
Su questo doppio binario
ha giocato Vincenzo Cerami - scrittore, sceneggiatore e drammaturgo coltissimo -
autore, agli inizi del nuovo millennio, di un testo teatrale dove emerge
l’essenza stessa del pensatore greco, proponendone provocatoriamente un
contraddittorio ritratto “double face”. Il “Socrate” di Cerami manda in scena
tutte le sfumature di un’anima, tramandate fino a noi dalle intense pagine di
Platone, tratte dal “Fedone”, dal “Critone” e dall’“Apologia”, ma rispolvera
anche una delle testimonianze più negative, e perciò più discusse: quella
comico-grottesca, presentata, invece, nella commedia “Le nuvole”, in cui
Aristofane mette il Nostro alla berlina alla stregua di un
imbonitore,
Dall’11 al 26 aprile (ma
la prima per la stampa è fissata per il 14), il sipario della sala Verga si aprirà sull’importante e rinnovata produzione realizzata
nel 2008 dal Teatro Stabile di Catania. Visto il successo di quella memorabile
edizione, il direttore Giuseppe Dipasquale ha voluto riproporne una versione
rivisitata e arricchita, che vedrà ancora il carismatico Pippo Pattavina nel
ruolo del titolo per la sapiente regia di Ezio Donato. Le musiche di scena
portano la prestigiosa firma di Nicola Piovani, legato a Cerami da un profondo
sodalizio. Sin agli inizi degli anni Ottanta, Cerami e Piovani hanno infatti
condiviso una feconda amicizia e collaborazione artistica. E se Piovani ha conquistato l’Oscar
nel 1999 per la colonna sonora del capolavoro di Benigni “La vita è
bella”, Cerami ne ha scritto la sceneggiatura premiata con
un David di Donatello. Quindici anni più tardi, nel 2013, sarebbero stati
proprio Benigni e Piovani a ritirare per il loro amico scrittore un David
speciale alla carriera, un mese prima della sua scomparsa. Con l’odierna
edizione di “Socrate” anche lo Stabile catanese rende omaggio al genio di
Cerami. Le scene di Giuseppe Andolfo sono state riprese da Doria Argento che ha
disegnato anche i costumi, mentre Donatella Capraro ha realizzato i movimenti
coreografici e Franco Buzzanca le luci.
Come si è anticipato, a
vestire i panni del filosofo ateniese sarà Pippo Pattavina, l’interprete
catanese acclamato nei più importanti teatri italiani. Reduce dall’affermazione
riscossa nell’inaugurale “Giardino dei ciliegi”, Pattavina ritorna nella stessa
stagione a calcare il palcoscenico dello Stabile con un altro ruolo di rilievo.
La sua si annuncia come una performance molto complessa, giocata, tra la prima e
la seconda parte della pièce, sulle repentine variazioni di registro dal
drammatico al comico e viceversa. Ad affiancarlo una folta compagnia di altissima qualità, in cui spiccano
Sebastiano Tringali, Renata Zamengo e
ancora Alberto Bonavia, Franz Cantalupo, Giampaolo Romania, Riccardo Maria Tarci
e Vittorio Vaccaro. In scena agiscono anche otto allievi della Scuola
d’Arte drammatica dello Stabile, intitolata ad Umberto Spadaro: sono Roberta Andronico, Michele Arcidiacono,
Azzurra Drago, Federico Fiorenza, Vincenzo Laurella, Graziana Lo Brutto, Gaia Lo
Vecchio e Luigi Nicotra. Completa il cast il piccolo Alessandro
Giorgianni.
Le collaborazioni alla
produzione dello Stabile di Catania non finiscono qui. Piovani ha affidato la
cura delle sue composizioni a Pierluigi Pietroniro (registrate a Catania presso
StudioTape da un quintetto d’archi formato dallo stesso Pietroniro primo
violino, Caterina Coco secondo violino, Matteo Blundo viola, Bruno Crinò
violoncello e Carmelo La Manna contrabbasso). Della colonna sonora dello
spettacolo fanno parte anche le musiche composte dallo stesso Pippo Pattavina
per la sezione incentrata sulle “Nuvole” aristofanesche; ad eseguirle dal vivo
daranno Pietro Cavalieri, Camillo Pavone e Giovanni Caruso. La metopa del
“rapimento di Europa” è stata realizzata dagli scultori Alessandro Merlo e Luca
Mirko Maugeri e dalla pittrice Carmen Roberta Mannino, allievi del corso TFA
2014-15 dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
Si profila dunque un impegno corale per un’operazione
dallo sviluppo articolato: «Si tratta di un testo di rara intelligenza –
sottolinea Dipasquale - che fa riflettere sulla condizione del pensiero della
cultura occidentale. In particolare, al di là degli aspetti più squisitamente
filosofici, grazie a questa straordinaria riscrittura possiamo approfondire il
rapporto, ancora insoluto e forse perennemente incongruente, tra l’intellettuale
e il potere. La coerenza morale è sempre esempio di grande attualità:
Socrate è l’outsider che insinua il dubbio in una società
preconfezionata: e un tale stimolo, non dimentichiamolo, rientra in generale tra
le missioni principali del Teatro in quanto luogo di dibattito e democrazia».
«La messa in scena –
scrive Donato nelle note di regia - è un invito a sollevare, ieri come oggi,
interrogativi inquietanti e di estrema attualità: è possibile una democrazia che
si fondi solo sulla maggioranza senza una forte coscienza civile? In epoca di
risorgenti populismi, è sufficiente per il buon governo assecondare quello che
tutti pensano o vogliono anche senza alcuna capacità di critico discernimento?
Le ragioni della politica possono ancora uccidere le ragioni della
saggezza?»
L’eroe saggio di Cerami è un filosofo che insinua
nell’Atene soddisfatta dell’“età dell'oro”, l’arma rivoluzionaria del dubbio
dialettico, che accetta la pena capitale impostagli da una “tirannide
democratica” per affermare l’obbedienza alla legge morale e rifiuta la fuga dal
carcere per non farsi complice della corruzione. Nella seconda parte, il
drammaturgo introduce la beffarda caricatura che di Socrate fa Aristofane,
quasi
una macchietta volteggiante per aria, nel tribunale trasformato in
cavea delle
“Nuvole”. Il protagonista ritorna, poi, ad essere un condannato a morte: bevendo
la cicuta, si congeda così da una società che lo accusa di corrompere i giovani
per averli spinti alla rivoluzione della libertà. Per info e calendario:
www.teatrostabilecatania.it
TEATRO STABILE DI
CATANIA
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