Il mistero dei Guerrieri di Riace. L’ipotesi “siciliana” di Anselmo Madeddu
Il mistero dei Guerrieri di Riace. L’ipotesi “siciliana” di Anselmo Madeddu
Un’ipotesi che ci porta alla
Sicilia dei Dinomenidi e a un’opera legata ai suoi ecisti, alla vittoria
d’Imera (480 a.C.) e al sacco di Siracusa (212 a.C.) è qui la chiave del
mistero dei Bronzi!
Desta grande curiosità il nuovo libro: Il
mistero dei Guerrieri di Riace. L’ipotesi “siciliana” di Anselmo Madeddu. Un saggio avvincente e
scrupolosamente dettagliato il cui tema non smette di suscitare curiosità. La
prefazione è di Luigi Malnati, l’introduzione di Rosalba Panvini. Il volume,
inoltre, è arricchito dai contributi scientifici di: R. Cirrincione, C. Monaco,
R. Punturo, C. Vaccaro. Il prossimo 28 marzo sarà presentato al
Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, ore 18, modera Laura
Valvo.
La Sinossi. Cosa è successo a
Riace nell’agosto del ’72? Esiste davvero il “terzo Bronzo”? E che fine avrebbe
fatto? Perché non si è trovata alcuna traccia della nave con cui affondarono?
E, soprattutto, perché l’archeologo Ross Holloway scrisse che furono trovati in
acque siciliane e poi nascosti a Riace? L’unica cosa certa è che quei due
Bronzi sono diventati uno dei più grandi enigmi archeologici di sempre! Chi
erano? Da dove venivano? Come finirono lì? Mille domande, cento ipotesi, ma
ancora nessuna certezza. è da qui che parte un’indagine minuziosa che,
incrociando dati archeologici e scientifici con fonti storiche, mette insieme
un mosaico indiziario, imponente per numero di elementi e concordanza di dati.
Un’indagine che, attraverso un originale algoritmo basato su tutte le evidenze
archeometriche di cui oggi disponiamo, chiude il cerchio su quella che appare
l’unica ipotesi in linea coi “punti fermi” della ricerca. Un’ipotesi che ci
porta alla Sicilia dei Dinomenidi e a un’opera legata ai suoi ecisti, alla vittoria
d’Imera (480 a.C.) e al sacco di Siracusa (212 a.C.) è qui la chiave del
mistero dei Bronzi! Un mistero che oggi si rinnova nei suoi ultimi colpi di
scena: lo studio geochimico che ha provato l’origine siciliana delle terre
delle loro saldature e le rivelazioni di tanti testimoni che, come un autentico
vaso di Pandora, stanno smascherando la verità sepolta di una torbida storia di
archeomafia che, 54 anni fa, qualcuno tentò di occultare per sempre negli
oscuri fondali di un tranquillo borgo marinaro a nord di Augusta: Brucoli! Un
giallo archeologico che si legge tutto d’un fiato, come in un thriller…
L’Autore. Anselmo
Madeddu, medico e scrittore, vive e lavora a Siracusa, dove è Presidente
dell’Ordine dei Medici e dirigente della ASP. Docente di Epidemiologia e
di Management Sanitario presso l’Università di Catania, si è
occupato di ambiente e tumori, pubblicando numerosi articoli scientifici.
Cultore di interessi storici e letterari, cura una rubrica di focus storici sul
quotidiano “La Sicilia” e ha pubblicato diversi saggi, tra i quali La
Peste del Sonno (1993), Vittorini da Robinson a Gulliver (1997), Ortigia
tra il Mare e il Mito (2009), Il re nudo e i suoi fratelli (2015), Syrakosion (2021).
Il romanzo La verità sepolta è il suo esordio nel settore
narrativo e rappresenta il primo volume della trilogia Mistero
bizantino.
La dichiarazione. “Ciò che sorprende
maggiormente – dichiarano Madeddu (e Rosolino Cirrincione, direttore del
dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di
Catania) a nome dell’intera équipe – è la straordinaria
corrispondenza dei contenuti di elementi in traccia tra le terre di
saldatura e i campioni prelevati nell’area dell’Anapo. Si tratta di elementi
considerati immobili dal punto di vista geochimico e dunque non modificabili
da fattori esogeni e pertanto fortemente indicativi, così da diventarne
una sorta di DNA, di codice genetico, che individua e distingue i vari tipi di
litotipi argillosi. Ebbene, la composizione percentuale di questi elementi
osservati nelle terre delle saldature dei Bronzi di Riace e in quelle oggetto
del prelievo effettuato in questa precisa area del siracusano, sono
pressoché identiche”.
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