“Coppia Aperta, Quasi Spalancata” di Franca Rame e Dario Fo
Diretto da Maria Rita Leotta, questo spettacolo apre anche la rassegna professionisti del cartellone “E Palcoscenico Sia!”. In scena Maria Rita Leotta e Giuseppe Cultrera e con la partecipazione di Daniele Caudullo. Ma il cast vanta anche i professionisti: Cristina Russo, che ha allestito la scenografia, Silvana Cultrera, insieme allo stesso Daniele Caudullo, all’aiuto regia, Angelo e Vincenzo al service, e poi Mary Russo e Silvestro Cantagallo a supporto dell’intero spettacolo.
“Coppia aperta, quasi spalancata” è uno fra i più rappresentativi esempi di scrittura teatrale che contiene le verità nascoste della quotidianità della coppia.
Ogni scrittore di fama che si rispetti ha raggiunto la sua grandezza per aver saputo descrivere la sua contemporaneità; e consiste proprio in questo il genio di Franca Rame: nella capacità di descrivere la sua epoca, i disagi che la caratterizzano, immortalando con la scrittura i passaggi del quotidiano. Nell’aver portato sul palco temi tragici in maniera divertente.
Lo spettatore, inevitabilmente, si ritroverà a pensare: “è vero!” almeno in uno dei passaggi della vicenda, sebbene possa avere una storia diversa, ma il tutto è talmente aderente alla realtà che ci si rispecchia nella trama, per un verso o per l’altro.
Nella storia che si racconta in questo lavoro mai nulla è banale: seppure rispecchi perfettamente la realtà, mai nulla è scontato! Eppure la comicità regna sovrana e geniale è l’ironia, il saper raccontare in chiave comica drammi sempre più ricorrenti e che, sempre più spesso, diventano notizie di cronaca nera che rispondono ad una sola denominazione: femminicidio.
Composta nel 1983, contrariamente a quanto comunemente si pensa, “Coppia Aperta, Quasi Spalancata” è stata scritta da Franca Rame e vede l’intervento di Dario Fo solo nella parte finale dell’opera. Non poteva essere stata scritta che da una donna per il modo raffinato e geniale di gestire, con ironia, un tema attualissimo e quanto mai scottante come la violenza sulla donna.
Nell’opera si evince il riscatto di una donna che, per anni, rimane solo l’appendice di un uomo che dà per scontato il fatto che non la perderà mai!
Antonia rappresenta centinaia di migliaia di donne che fanno tutte lo stesso percorso: donano tutto al maschio egoista ed egocentrico, annientando se stesse e mentre vedono rifiorire un uomo che non le apprezza più, diventano nel tempo curve, con lo sguardo rivolto verso il basso, riescono a vedere soltanto “le cacche di cane, mai una carta da cento euro!”
Il circolo vizioso del declino. Quanto più il suo uomo la trascura, non la gratifica, tanto più lei perde ogni stima in se stessa. E nel tempo si trascura, perde ogni forma di femminilità, rifugiandosi dentro pigiami e vestaglie che non rendono onore alla sua femminilità. Ma Antonia è anche l’emblema della donna che sa rinascere, che sa rialzarsi non senza fatica da inesorabili cadute e una volta tornata in piedi diventa un gigante davanti a quel povero maschio egoista e troppo pieno di sè che un tempo credeva di tenerla in pugno.
“In questa interpretazione registica si vuole accentuare il vuoto che aleggia intorno ad una coppia ormai finita che si muove nel “bianco e nero” di una quotidianità che si trascina e che ha perso ormai i suoi colori e le sue forme. Ma è anche il vuoto di Antonia che rappresenta tutte quelle donne annientate da un uomo che, tutto sommato, è anche abbastanza mediocre fino a scadere nel ridicolo. Nonostante la mediocrità di quest’uomo lei soffre quando potrebbe fuggire, si ostina a sopportare quando potrebbe volare. E’ la storia delle donne che si ripete all’infinito. – commenta la regista, Maria Rita Leotta – Da questo concetto parte l’ideazione e la realizzazione di una scenografia essenziale, volutamente povera, in “bianco e nero” dove si inframmezzano cornici, porte e finestre “vuote”. Il tutto non sminuisce minimamente gli effetti di una comicità che si nutre di assurdi e paradossi, tanto quanto assurde e paradossali sono talvolta certe realtà. Oltre i profondi significati fra le righe, c’è la certezza di un costante divertimento per il pubblico dato dal susseguirsi di situazioni davvero esilaranti. Franca Rame è stata bravissima a parlare di cose tragiche in maniera divertente. Si ripercorrono, attraverso continui colpi di scena continui che tengono alta l’attenzione del pubblico, le tappe dell’evoluzione della protagonista che inizia pian piano a prender consapevolezza di sé. Questo la porterà a “staccarsi” dalla dipendenza materiale ed emotiva dal marito. Ma il finale non è per nulla scontato…”
LA TRAMA
Antonia, esasperata dal libertinaggio del marito, tenta più volte il suicidio per attirare l’attenzione del marito che la trascura ormai da troppo tempo.
Nonostante tutto, il marito continua a predicare e praticare “l’apertura” che deve esserci nella coppia, sicuro dell’incapacità della moglie di poterlo ricambiare con la stessa moneta.
Ma quando Antonia decide di ricostruire la sua persona a partire dal suo corpo, raggiunge quella consapevolezza che finalmente le restituisce la forza per rialzarsi e riprendere in mano la sua vita fino a tornare una donna tanto attraente da riuscire a destare l’interesse di altri uomini.
Ed è proprio a questo punto che si invertiranno i ruoli, generando un susseguirsi di situazioni esilaranti che garantiscono il divertimento tra una gag e l’altra che, però, non lascerà il pubblico privo di riflessioni.
Vi aspettiamo a Teatro…dove “[…]tutto è finto ma niente è falso”.
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