Il MacS di Catania presenta la ‘Collezione MacS. Sezione Internazionale’
Il MacS di Catania
presenta
la ‘Collezione
MacS. Sezione Internazionale’
Vernissage domenica 29 marzo 2015
Protagoniste le opere (dipinti,
sculture e fotografie) degli artisti: James Xavier Barbour, Lita Cabellut, Marcia Gálvez
Camus, Marta Czok, Thomas Dodd, Enrique Donoso, Lorenzo Manuel Durán, Jorge
Egea, Daria Endresen, Fernando Fraga, Steven Kenny, Wenceslao Jiménez Molina,
Zheng Lai Ming, Ryan Mendoza, Nihil, Judith Peck, José Manuel Martínez Pérez,
Mario Andres Robinson, Carlos Asensio Sanagustín, Richard Scott, Miguel Escobar
Uribe, Santiago Ydanez, Gary Weismann.
Domenica 29 marzo 2015, alle ore 19, al
MacS
(Museo Arte Contemporanea Sicilia) nella Badia piccola del Monastero di San Benedetto di via Crociferi,
a Catania, si terrà, il vernissage della ‘Collezione MacS. Sezione internazionale’. Interverranno: il Direttore del MacS, Giuseppina Napoli, il prof. Adriano
Pricoco (Accademia di Belle Arti Catania).
Adriano Pricoco
(Accademia di Belle Arti Catania) - “L'avvento del
digitale, ha sancito la fine della verità a favore del realismo. Nella fase
storica in cui ogni processo creativo viene medializzato per esistere, sembra
non esserci più posto per le forme di rappresentazione che hanno accompagnato
lo sviluppo artistico delle civiltà umane. Tutto sembra essersi trasformato,
quanto meno nelle dinamiche di percezione che ne abbiamo. Se dovendo immaginare
un percorso evolutivo dell'arte bisogna risalire al primo uomo che lascia
(imprime) una impronta della sua mano all'interno di una caverna, la prima vera
rivoluzione in termini artistici avviene nella naturale evoluzione del segno
che comincia a divenire rappresentazione, evocando (o invocando) le prime
sublimazioni spirituali. La successiva e già quasi definitiva rivoluzione
interviene e coincide con la conquista della terza dimensione e la relativa
acquisizione conseguente dello spazio, che da scultura non tarderà ad evolversi
ulteriormente in architettura. Oggi viviamo
nell'egemonia delle immagini; del resto se la differenza sostanziale fra logos e imago sta
nella natura regionalistica della prima: se dico (o scrivo ndr)
sedia, condivido il senso associativo soltanto con chi usa il medesimo idioma;
la sua natura appunto idiomatica è anche il suo limite. L'immagine di una
sedia, al contrario è condivisa universalmente in qualsiasi angolo del pianeta
e quasi in qualsiasi epoca. Uno degli effetti dell'avvento del digitale, è
stato quello di restituire nuova dignità a forme di rappresentazione che
nell'arco del XX secolo sembrava quasi fossero state progressivamente
abbandonate; non per decadenza oggettiva, bensì per la progressiva
smaterializzazione che è derivativa dalla definizione intervenuta nell'arte dopo
l'esperienza delle Avanguardie del dopoguerra. Forse già con la nascita della
fotografia nel XIX secolo si erano registrate le prime forme di indebolimento
della pittura, la preminenza di quest'ultima sul ritratto, che ne ha connotato
anche la storia, viene messa in discussione dalla fotografia. Persino
l'invenzione del cinematografo e la sua evoluzione in immagini continue ha
determinato un conflitto apparente con la tradizione della pittura. Come
affermò Wim Wenders in un'intervista nel 1975 “...il cinema è cominciato
come una faccenda puramente fenomenologica. Chi ha inventato le prime macchine
da presa, quando riprendeva le cose, era interessato solo alla loro
rappresentazione. Tutte le altre idee del cinema si sono sviluppate in seguito.
Al principio non c'era altro che la pura e semplice rappresentazione della
realtà...” ed è proprio questo il limite che ha denotato la fotografia e
successivamente il cinema: l'impossibilità di tenere il passo con la natura
immaginifica della pittura. È altrettanto vero che lo sviluppo delle tecnologie
legate all'immagine nell'arco del Novecento, aveva minato la credibilità della
pittura; già Walter Benjamin aveva teorizzato che la riproducibilità
tecnologica avrebbe segnato una rivoluzione nell'arte; il cinema stesso nella
sua progressiva definizione aveva sancito una democratizzazione delle arti,
creando relazioni fra discipline fin lì spesso divise a compartimenti stagni,
ma è apparso altrettanto palese che nella sua evoluzione avrebbe restituito
nuova dignità all'idea di rappresentazione figurativa. La figurazione appunto,
che sembrava esser stata resa obsoleta dall'astrattismo nell'arco nel XX
secolo, è stato costante oggetto di riscoperta e rivalutazione. Paradossalmente
è stato proprio lo sviluppo delle tecnologie digitali di rappresentazione ad
aver dato nuova linfa vitale alla figurazione. Il confine fra fotografia e
pittura nell'epoca di software quali Photoshop si è talmente assottigliato da
essere quasi impercettibile. E la pittura? Cosa ne è stato della pittura, del
suo esercizio procedurale e metodologico? Si sono forse estinti? Naturalmente
no. Convivono come forma sinergica alla mappatura del mondo che le immagini di
natura digitale aspirano ineluttabilmente a compiere senza però riuscire ancora
nell'intento. In una società dominata dall'immagine, l'arte richiede sempre più
un'aura a protezione del suo carattere fragile. Abbiamo assistito ad una
radicale trasformazione dell'atteggiamento fruitivo dell'opera: se alla fine
dell'Ottocento le forme di rappresentazione artistica si avvalevano di codici
multipli che consentivano una chiave di lettura del fruitore attraverso le
dinamiche di racconto,
di istanze basate su regole proporzionali, di valori cromatici e modelli tratti
dalla natura, con le Avanguardie si è formulato un approccio costruito su
codici singoli e specialistici. L'effetto è stato una ripartizione per
categorie di fruitori. Ed è stato proprio il cinema a raccogliere l'eredità dei
codici multipli divenendo la forma artistica di rappresentazione più popolare.
Ma il cinema non è sufficiente a compensare la perdita di aura intervenuta
nell'opera d'arte nell'arco del Novecento.
La figurazione non è mai stata appannaggio di una unica disciplina
espressiva, anzi ha avuto la capacità di rinnovarsi adeguando le proprie
istanze all'evoluzione dei mezzi espressivi, generando nuove dinamiche e
significati. Le immagini nella
loro accezione generica che hanno assunto ed a cui ascriviamo tutto lo scibile
contemporaneo hanno depauperato il significato a favore del significante.
L'origine di questo depauperamento di senso va cercato nel cortocircuito che la
diffusione massiva che le immagini hanno nel nostro contemporaneo, la
ridondanza delle (e nelle) immagini è solo uno degli effetti collaterali
con cui dobbiamo fare i conti. L'intento di affrancarsi dalla tradizione si è
rivelato demagogico in tutti gli ambiti disciplinari dell'arte. Se il
contemporaneo si offre a noi come un confuso disorientamento esistenziale è
anche per via della retorica che abbiamo edificato intorno alle immagini. Forse
anche a questo servono le collezioni pubbliche di Arte; riedificare il senso
più nobile di Cultura come reale prospettiva di crescita ed emancipazione. La
collezione che il MacS presenta è da ritenersi un patrimonio a lungo termine
per un territorio che vanta una esemplare vitalità artistica. È inoltre una
risorsa culturale volta a crescere progressivamente nel tempo. Il consumo
culturale in una città come Catania è destinato a crescere esponenzialmente”.
Giuseppina
Napoli (Direttore MacS) - “Stiamo vivendo indubbiamente un momento
storico particolarmente difficile e drammatico. Assistiamo proprio in questi
giorni a terribili aggressioni alla cultura e alla civiltà, immagini orrende di
morte, distruzioni di opere d'arte e di reperti storici si susseguono sui
media. Guerre ideologiche e sanguinarie minacciano l'Europa, il Medio Oriente
brucia. Il mondo intero arranca stremato da una lunga crisi globale. Inaugurare
l'inizio della costruzione della collezione MacS, dedicandone la prima sezione
all'arte contemporanea internazionale, è il nostro piccolo contributo alla pace
e alla solidarietà mondiale. Il visitatore comprenderà che questo primo
segmento museale è parte di un più vasto progetto culturale, progetto che
propone il continuo dialogo, tra presente e passato, tra la Sicilia e il mondo.
Questo segmento della sezione internazionale è il primo sguardo sui fermenti
dell'arte figurata del nostro tempo e nel mondo. Da Santiago del Cile a
Berlino, da Barcellona a New York. Visioni, denunce, poesie, speranze, paure.
Artisti affermati, giovanissimi emergenti. Una grande estensione geografica di
artisti e di scuole. Si avverte ovviamente il limite di una collezione che è
stata costruita in poco meno di un anno. La rappresentatività degli artisti e
dei movimenti è quindi ragionevolmente parziale, così come pure il limite degli
spazi museali che presto andranno ad ampliarsi. Difficoltà e limiti che non
fanno che sottolineare il grande impegno e la forte volontà del museo MacS di
partecipare e contribuire alla promozione dell’arte del nostro tempo. Un
ringraziamento davvero speciale agli artisti che hanno reso possibile, in così
breve tempo, la realizzazione di questa straordinaria sezione internazionale;
il loro contribuito al progetto è stato determinante, con le loro opere hanno
voluto onorare questo luogo di indicibile bellezza. Agli artisti, ad ognuno di
loro, la nostra sincera gratitudine”.
Collezione MacS.
Sezione Internazionale
Macs –
Museo Arte Contemporanea Sicilia
via
Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania
Autori:
James Xavier
Barbour, Lita Cabellut, Marcia Gálvez Camus, Marta Czok, Thomas Dodd, Enrique
Donoso, Lorenzo Manuel Durán, Jorge Egea, Daria Endresen, Fernando Fraga,
Steven Kenny, Wenceslao Jiménez Molina, Zheng Lai Ming, Ryan Mendoza, Nihil,
Judith Peck, José Manuel Martínez Pérez, Mario Andres Robinson, Carlos Asensio
Sanagustín, Richard Scott, Miguel Escobar Uribe, Santiago Ydanez, Gary
Weismann.
Sede: MacS –
Museo Arte Contemporanea Sicilia
Indirizzo:
via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania
Telefono:
095 715 2207 - 342 301 7376
Orari: invernale (in vigore dal
1° Ottobre) h 9.00 – 18.00; estivo (in vigore dal 1° Aprile) h 10.00 – 19.00
(Chiuso il Giovedì).
Ingresso:
€ 5,00 (biglietto unico) – € 3,50 (biglietto ridotto)
www.museomacs.it - info@museomacs.it
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