Torna in libreria Lorenzo Marotta con il nuovo romanzo “L’alba che verrà”
“Parto. Ho chiuso
la valigia. Ho messo dentro tutto ciò che mi serve per la prima settimana. Ho
preso dei libri da leggere e il mio MacBook. Il resto mi arriverà a parte. Era
da tempo che accarezzavo l’idea di partire. Destinazione Parigi: la città dei
caffè letterari, della moda, degli enciclopedisti, dei rivoluzionari, dei poeti
maledetti. Da Parigi sono partite le idee che hanno influenzato il mondo. E
poi, Parigi ha per me suggestioni interiori, inconfessabili. Non voglio
visitarla. Già la conosco. Desidero viverci, distendermici, sentirne il
palpito, il respiro degli scrittori che l’hanno vissuta. C’è uno spirito che
rimane e si avverte camminando in silenzio lungo i boulevards della Città delle
luci. È da un po’ che mi sono laureato, ho già pubblicato dei romanzi e mi
guadagno da vivere scrivendo e lavorando per le agenzie editoriali. Nella testa
si affollano tante letture che moltiplicano il desiderio di capire meglio, di
trovare altri stimoli. […]”
Si apre così
L’alba che verrà, nuovo attesissimo romanzo di Lorenzo Marotta
edito da Algra. Un romanzo attuale capace di sporgersi “oltre”, guardando al
futuro con una scrittura fluida e moderna. Un romanzo costellato di interrogativi
preziosi come ben evidenziato nella prefazione di Dora Marchese che
scrive: «…quale mondo stiamo lasciando in eredità ai nati alla fine di un
secolo non a caso definito breve? Quanto la loro vita è distante da abitudini e
modelli risalenti solo a pochi decenni prima? Verso quale futuro si dirigono?
[…] L’alba che verrà percorre e attraversa la
realtà con l’immaginazione, perché questa è la rivoluzione, il potere più
grande che l’Umanità può esercitare per cambiare il proprio destino. Un destino
troppo incerto».
Un romanzo che consente al lettore di focalizzare il
presente e destare la propria coscienza sopita. Un romanzo, distinto da una
narrazione magnetica, che intreccia armoniosamente inventiva,
scienza e fantascienza, animato da personaggi di diverse
nazionalità (fisici, biologi, medici e informatici) che interagiscono sul
web accomunati dal desiderio di contribuire al “sapere” e al benessere globale del
Pianeta Terra.
Quali i temi affrontati dal suo libro e per quali ragioni?
L’idea è
nata dalla lettura di alcuni libri - romanzi e saggi come da bibliografia -,
dovendoli recensire per la pagina cultura de La Sicilia. In particolare
“L’era sintetica” di Preston, “Zero K.” De Lillo, “Macchine come me” di Mc
Ewan, per citarne alcuni. Il tema dei guasti causati al pianeta Terra con
il surriscaldamento climatico, la conseguente desertificazione di
parecchie aree geografiche, l’avvelenamento dei mari e dell’atmosfera a
causa del modello di vita e di sviluppo economico privilegiato, la sperimentazione
genetica selvaggia, tutto poneva e pone una domanda angosciosa: ci sarà
ancora un futuro? Che tipo di mondo lasceremo alle nuove generazioni? Domande
che, assieme alla crescente perdita o smarrimento della stessa umanità, misero
in moto la mia immaginazione, sapendo che la scrittura è in parte misteriosa ed
imprevedibile. Anche perché non sono abituato a mappe o trame predefinite.
Avvertivo e avverto forte l’angustia della condizione della vita degli uomini
rispetto alla devastazione dell’ambiente e della natura, come pure rispetto al
crescente prevalere dell’interesse economico su quello umano. Uno sguardo al
futuro, tenendo presente il crinale dell’abisso nel quale si trova oggi
l’umanità. Quindi il tema della salute della Terra, il contributo che può
venire dalla ricerca scientifica e tecnologica, dalla diffusione di una nuova
cultura come consapevolezza dei popoli dei pericoli che essi corrono non solo
sul versante della natura, ma anche su quello “etico” legato alla
possibile sperimentazione senza limiti del genoma. In altri termini
tentare di dare voce all’inquietudine per un mondo che sembra camminare nella
direzione della sua autodistruzione. Un’inquietudine, ma anche una
speranza, che via via ha preso forma tra immaginazione, scienza e fantascienza.
Quando è nata l'idea, c’è un aneddoto, qualcosa di non detto, che possiamo
raccontare ai nostri lettori?
L’aneddoto è una
certa nausea nei confronti di una narrativa che indugia ancora verso
un’improbabile Casa del nespolo, con romanzi ripiegati su storielle personali e
famigliari, venendo meno al romanzo» come genere capace di
sporgersi «oltre», di dire, come voleva Vittorini, “qualcosa”. Che poi ci
si riesca o meno, lo diranno i lettori. Quindi nessun aneddoto in particolare,
essendo completamente votato alla lettura (macino decine di libri al mese) e
alla scrittura. Scherzando, non troppo, dico che "vivo con i libri e per i
libri". Non come fatto di vanità, ma come fede nel sapere e bisogno per la
nostra interiorità. Come notizia a margine: ho iniziato a scrivere il romanzo
nel febbraio del 2019. Tre anni di sedimentazione e di cura in un tempo
devastato dal Covid e da una crisi crescente dell’editoria ripiegata al facile
consumo.
Può parlarci dei personaggi che animano la sua narrazione?
I personaggi sono
dei millennial, giovani a cavallo dei due secoli, impegnati nella ricerca
scientifica. Fisici, biologi, medici, informatici di varie nazionalità
che interagiscono attraverso il web, avendo in comune l’idea di dare
un contributo, in termini di conoscenza e di diffusione del sapere, al
nostro Pianeta. Con loro, la voce narrante, giornalista scrittore, e la sorella
Miriam più giovane, di “una bellezza sfuggita alla mano di Dio”, modella. Un
romanzo che incrocia le storie personali e famigliari di questi giovani con le
inquietudini della nostra contemporaneità. Quindi il delicato rapporto
generazionale; il confronto tra modelli diversi di vita e di comportamento; la
difficoltà di coltivare e di realizzare i propri sogni; l’apertura a vivere nuove
relazioni di cuore più autentiche; il problema del male; il
ruolo delle gallerie d’arte; il fascino di Parigi;
la multinazionalità e la multiculturalità, con un po’ di mistero e di
fantascienza. Presente la Sicilia.
Perché consiglierebbe la lettura di questo libro?
Leggere è un
bisogno dell’anima. Un incontro di pensieri, di sentimenti, emozioni,
interrogativi, domande, inquietudini, riflessioni, desideri, paure,
speranze che sono propri della vita, quindi di ciascun lettore. Se un libro
racconta con leggerezza calviniana la vita, i lettori non potranno che
ritrovarsi. Spero che anche per L’alba che verrà sia così.
Per Italo Calvino “scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto”,
per Lorenzo Marotta?
Che cosa sia
“nascosto” non lo so. Forse la fiducia che, malgrado le nefandezze, ci sia
speranza nel bene. Comunque non è un romanzo costruito. Sono convinto che
questo si avverta.
Lorenzo Marotta, originario di Aidone, vive ad Acireale.
Collabora fin da giovane a Riviste culturali e Testate giornalistiche nazionali,
tra cui “Il Gazzettino”, “La Provincia”, “La Sicilia”, occupandosi, come
opinionista, di costume, giovani, libri, cinema, convegni letterari. Scrive in
atto come critico letterario sulla pagina «Cultura» del quotidiano “La
Sicilia” e sulla rivista trimestrale «La Nuova Tribuna Letteraria» di
Padova. È autore dei romanzi Le ali del
Vento, Il sogno di Chiara, Mailén. Una verità nascosta, Isabel. Amare a Salina, Oltre il tempo; delle raccolte poetiche Prove di poesie, Notturni di luce, Schegge
dolenti dell’anima; del
libro-testimonianza Io non sono il mio
cancro. Diario di un malato, sulla propria personale esperienza; de La voce del cuore: Ricordi, Memoria,
Riflessioni.
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