venerdì 3 agosto 2018

Oggi, a Milo, “Ferdinando” di Annibale Ruccello, al XII Premio “Angelo Musco”



Milo – Proseguono, a Milo, nello splendido “Anfiteatro Comunale Lucio Dalla”, gli spettacoli con le compagnie selezionate che si contendono il XII Premio Nazionale Teatrale e Letterario “Angelo Musco” diretto artisticamente da Mimì Scalia, organizzato dal Comune di Milo (Ct) e dall’Associazione Culturale Filocomica Sant’Andrea, con il patrocinio della FITA Sicilia e della Regione Sicilia.

Oggi, alle ore 21, protagonista la compagnia Teatro Due”, Castellana Grotte (BA), con la commedia in due atti, “Ferdinando” di Annibale Ruccello, regia di Mario Lasorella, opera sorretta da una profonda analisi antropologica e storica del popolo napoletano che presenta, nel finale, elementi noir.



Personaggi e Interpreti:



Ferdinando (Vittorio Goffredo)

Clotilde (Marisa Clori)

Don Catello  (Luciano Magno)

Gesualdina (Liliana Simone)



Costumi (Margherita Mezzapesa)

Musiche originali (Carlo De Nonno)



“Abbiamo scelto il teatro ruccelliano - dichiara il regista Mario Lasorellla -,  per le profonde analisi con cui vengono affrontati alcuni temi specifici; in questo caso la passione, la rabbia, l'amore e il sesso seppur rappresentato in senso figurativo, sono interpretati nella forma più buia e oscura che l'animo riserva. ‘Ferdinando’ è l'emblema di come a distanza di secoli, fondamentalmente il modo di pensare o di agire dell'uomo si sia evoluto solo in parte. La selezione a questa manifestazione del nostro spettacolo dà riscontro di come sia stato rappresentato un testo ‘gigante’ del teatro italiano con il massimo rispetto e la massima sensibilità verso l'autore e le tematiche. Secondo il mio modestissimo parere il teatro, sopratutto quello amatoriale, oggi dovrebbe innanzitutto essere uno strumento avverso alle devianze sociali e successivamente una materia istituzionale che dovrebbe avere prevalenza rispetto alle attività ludiche generali oppure ai diversivi a cui siamo abituati come le fiction oppure i talent show che poco hanno a che vedere con la cultura generale”.



Sinossi - Nel 1986, in poco più di venti giorni, Annibale Ruccello compose “Ferdinando”, partendo dalla battuta finale e con in mente già la protagonista: Isa Danieli. Quest’opera per com’è strutturata, potrebbe sembrare un romanzo d’appendice, ma a tratti ricorda un racconto verista; è sorretta da una profonda analisi antropologica e storica del popolo napoletano e presenta, nel finale, anche elementi noir. L’intreccio è strutturato con grande maestria, tuttavia ciò che colpisce è l’accurata ricerca linguistica: vengono recuperate espressioni di una parlata antica, ironica e viva, ma la scelta del dialetto serve all’autore per sottolineare, soprattutto, sfumature e contrasti. L’azione si svolge nel 1870, un anno prima della presa di Roma: in una villa vesuviana vivono, in esilio volontario, due donne. L’una, la baronessa Donna Clotilde, chiusa nella sua ipocondria e in una simulata infermità a letto, rifiuta culturalmente e storicamente la modernità, non solo ripudiando la nuova situazione politica e il re sabaudo, ma anche l’italiano “lengua straniera… barbara, senza sapore…senza storia…e senza Dio!”. L’altra, Donna Gesualda, sua cugina povera e zitella, che la accudisce e la sorveglia, intreccia una relazione clandestina con l’unico uomo che frequenta la casa: Don Catellino, curato dotto e vizioso. L’improvviso arrivo di Ferdinando, lontano nipote della baronessa del quale si ignorava l’esistenza, porterà scompiglio nella casa, facendo emergere passioni sopite, vizi e rancori. Ruccello stesso, all’epoca della prima rappresentazione, precisò che il suo intento non era quello di realizzare un dramma storico, ma che il contesto era strumentale alla realizzazione di un ben più ambizioso progetto. L’opera, infatti, non solo esamina come i precari equilibri tra i tre personaggi vengano alterati dall’inaspettata venuta di un giovanotto “dalla bellezza morbosa e strisciante”, ma, con una prospettiva di grande profondità e modernità, analizza il mutamento di “rapporti affettivi intercorrenti tra quattro persone in isolamento coatto”. Donna Clotilde si trasforma, da malata immaginaria misantropa e reazionaria, in donna innamorata e gelosa; Gesualda, vistasi rifiutata dal parroco, ordisce una trama di ricatti e di vendette; Don Catellino perde progressivamente ogni ritegno, vivendo apertamente la sua ambiguità, e Ferdinando, che porta “’o nomme ‘e nu re”, finirà per rivelarsi Filiberto, impostore con il nome di un Savoia.



La cerimonia conclusiva di premiazione che si terrà all’Anfiteatro Comunale Lucio Dalla di Milo, alle ore 21, domani sabato 4 agosto, sarà condotta dal giornalista Salvo La Rosa e che vedrà, tra gli altri, la presenza, in qualità di ospite d’onore dell’acclamato attore, cabarettista e imitatore italiano Manlio Dovì. Momenti di spettacolo con il gruppo etnicofolk i “Dioscuri”, formato da Giovanni Lo Brutto, Eduardo Cicala, Giovanni Gallo, Franco Sodano (collaborano i musicisti Peppe - Ballacchino, Lillo Guarraci, Mauro Southern Patti) che presenteranno un vasto repertorio di brani e musica etnica siciliana.


Nessun commento:

Posta un commento