Mistero bizantino. La verità sepolta di Anselmo Madeddu (Algra, 2023).
In tutte le librerie il nuovo libro di Anselmo Madeddu
“Mistero bizantino. La verità sepolta”, pubblicato da Algra. La
verità sepolta è il primo volume della trilogia Mistero bizantino.
“Con questo romanzo – dichiara Anselmo Madeddu – ho
voluto raccontare un’età oscura e misteriosa, eppure di enorme fascino, come
quella bizantina. Ho cercato di dare una chiave di lettura, anche politica,
alla figura di un imperatore dalla sorprendente modernità. Ho provato a
far rivivere una civiltà straordinaria che, seppur cancellata dalla faccia della
terra sin dalla caduta di Bisanzio nel lontano 1453, vive ancor oggi sommersa
nell’anima e nella cultura di una gattopardiana Sicilia, il cui popolo,
nonostante i secoli trascorsi, è rimasto ancor oggi profondamente bizantino”.
Il
plot: Anno 1968, il giovane
Totò Salinas trova in un antico palazzo di Ortigia un manoscritto con un
inedito codice bizantino, occultato da sempre dalla Chiesa. Sotto l’apparente
aspetto di un’agiografia, il documento smascherava una scomoda verità, facendo
luce sull’oscuro assassinio dell’imperatore Costante II, vittima di uno strano
complotto a Siracusa, dove aveva trasferito la capitale dell’impero per
contrastare l’avanzata dell’Islam… Anno 668, il monaco Venanzio, l’autore del
codice, sfuggito a un misterioso attentato a Bisanzio, giunge in Sicilia, ma il
suo arrivo nel monastero di San Pietro ad Bajas dà vita a un’agghiacciante
serie di delitti. Solo allora Venanzio comprende di essere finito, suo
malgrado, al centro di un pericoloso intrigo internazionale, con arabi e bizantini
che si contendono l’arma con la quale dominare il mondo: il fuoco greco! Non
gli rimane che una sola possibilità per salvarsi: fuggire dal monastero e
sventare il complotto… Anno 1968, Totò intanto si accorge che tutti quelli che,
come lui, avevano letto il codice erano morti in circostanze molto misteriose…
dalla
Premessa:
Costantinopoli e
Sicilia 668.
Dalle memorie di Venanzio emerge, così, il maestoso affresco storico di una
Sicilia e di una Europa bizantina, in cui sembrano affondare le radici del
secolare e attualissimo scontro tra Oriente e Occidente, tra l’Islam (di
Mu’awiya) e il Cristianesimo (di Costante). Attraverso tre lunghe lettere,
Venanzio da Canterbury racconta ai suoi committenti di essere stato inviato in
missione da papa Vitaliano a Costantinopoli, dove però subisce un misterioso
attentato. Salvato da un enigmatico monaco studita, fugge con questi in Sicilia
presso il monastero siracusano di San Pietro ad Bajas. Ma il loro arrivo dà
vita a una agghiacciante serie di delitti. Solo allora Venanzio ne scopre la
vera sconvolgente identità e fugge dal monastero. Ma ormai, scambiato suo malgrado
per una spia, Venanzio è finito al centro di un pericoloso intrigo
internazionale, giocato tra Arabi, Bizantini e Longobardi, ed è costretto, per
salvarsi, a consegnare all’imperatore Costante dei documenti che comprovavano
un imminente colpo di stato ai suoi danni e la formula di una micidiale arma
chimica, il fuoco liquido, l’arma contesa da Arabi e Bizantini perché chi
l’avrebbe fabbricata per primo avrebbe dominato il Mondo! Per Venanzio,
braccato dai servizi del contro spionaggio, comincia una autentica corsa contro
il tempo, tra continui colpi di scena, finché un imprevisto finisce col
complicare ogni cosa. Il finale della storia si preannuncia drammatico e
imprevedibile, ma il racconto di Venanzio, oppresso dal dolore dei ricordi, si
ferma lì. Il suo terribile segreto probabilmente rimane nascosto nella quarta e
ultima lettera che il monaco di Canterbury sembra rifiutarsi di inviare ai suoi
committenti siciliani…
Siracusa 1968. È il
“Sessantotto”. Soffia il vento della rivoluzione. Ma per Totò Salinas,
dall’assassinio di Costante a quello di Bob Kennedy il Mondo sembra non essere
mai cambiato. E quel manoscritto finisce così col diventare per il giovane un
documento rivoluzionario, il suo “Sessantotto”. Incuriosito, Totò affida lo
studio dell’oscuro manoscritto a un anziano poliziotto archeologo, don Ciccio
Magrì, e questi dà vita a una insolita indagine poliziesca verticale nel tempo
alla ricerca dei moventi, dei mandanti e degli esecutori di uno dei più
misteriosi delitti eccellenti della storia siciliana. Ma l’indagine del
commissario è una storia sottovoce, affidata ai brevissimi incipit di capitoli
appena abbozzati, che si intervallano col racconto portante del monaco
Venanzio, senza mai disturbarlo. Capitoli che, nella loro voluta incompletezza,
sembrano solo preludere a successivi intuibili sviluppi narrativi. Ne vien
fuori una storia nella storia con un finale fascinosamente aperto. Ma prima è
necessario scoprire il mistero di quella “verità sepolta” nell’ultima delle
quattro lettere di Venanzio, che l’incendio di Sant’Andrea ha danneggiato. Un
finale, dunque, che lascia chiaramente intravedere gli sviluppi del sequel al
quale verrà affidato il terribile segreto di quella dannata… “Ultima Lettera”.
Un passo significativo
dal libro:
3. «…Dove Venanzio assiste
alle corse dell’ippodromo e tiene una interessante conversazione con Teodoro
Coloneo intorno ai motivi ch’indussero il basileo Costante a lasciar Bisanzio
per trasferirne la capitale in Sicilia…»
Sabato, 22 luglio, ora terza, nell’anno di Nostro Signore 668
Dalla
finestra della mia camera, che si affacciava sul porto di Kontoscolion, si
scorgeva una striscia perpetua di mare abbagliante che smarriva il suo cammino
nell’ultimo orizzonte ultramarino mescendo le sue acque alle brume dell’aurora.
Era sabato 22 luglio. L’eparchos in persona ci aveva accompagnati la sera prima
a uno dei più rinomati kapeleion della città. Si trattava della taverna di
Psalide, dove cenammo con pezzi di carne di maiale e di agnello arrostiti allo
spiedo, sedano, lattuga, pane di miglio e frutta con miele, e bevemmo del vino
mescolato ad acqua calda e semi di finocchio. Nel kapeleion c’erano delle
camere per gli ospiti, e lì passammo la notte per cinque follari di bronzo.
Niceta s’era alzato presto, prima di me, e mi aspettava giù al piano terra.
“Ieri sera, durante la
celebrazione dei misteri, hai notato quel monaco inginocchiato dietro di te?”
mi chiese, quasi che quel pensiero l’avesse tormentato tutta la notte.
“No” risposi, “perché avrei dovuto notarlo?”.
“Perché è da ieri mattina che ci segue. Da quando siamo
passati col carro da Studion. E stamattina era giù per la strada, che si
aggirava nei pressi della taverna”.
“E allora?” chiesi. “Questa città è piena di tuniche
nere. Perché dovrei preoccuparmi?”.
Niceta non rispose e rimase in silenzio a riflettere.
Poi, turbato in viso, disse tra sé e sé:
“Eppure lo conosco. Ma dove l’ho visto?”.
Non diedi, allora, molta importanza alle parole di
Niceta, anche perché, intanto, erano giunti Evandro ed Echeboli, i domestici
che Teodoro Coloneo aveva inviato di buon mattino alla taverna affinché mi
accompagnassero al Pretorio, ch’era la sede della Prefettura e dell’eparchos.
Lì mi avrebbe aspettato Teodoro per invitarmi ad assistere ai giochi del Circo
Massimo. Insieme all’inseparabile guida di Niceta, li seguii.
Il Pretorio sorgeva lungo la Mese, tra il Foro di
Costantino e l’Augusteion, nell’antico Palazzo di Antioco, ed era il centro
amministrativo, giudiziario e carcerario della città. Lo raggiungemmo
rapidamente in carrozza. Teodoro Coloneo ci aspettava dinanzi l’atrio colonnato
del palazzo.
“Buon giorno, nobile Venanzio”.
“Salute a voi, eparchos Teodoro”.
Notai che lo accompagnava un uomo più anziano di lui,
dai tratti nobili e ben vestito.
“Il krita Doroteo vi saluta, ospite romano” mi disse
quell’uomo presentandosi.
Risposi al saluto e seppi che si trattava del giudice
più anziano del Pretorio. Era un uomo tenuto in gran conto dal prefetto.
Seguito da Niceta, salii sulla carrozza prefettizia, insieme all’eparchos
Teodoro e al patrizio Doroteo, e ci avviammo alla Mese in direzione del Foro
Augusteo, che raggiungemmo in poco tempo. Lì, proprio di fronte al Milion,
s’innalzava maestoso il prospetto maggiore dell’Ippodromo, che era costituito
da un edificio, ornato di archi e colonne, che ospitava al suo interno diversi
locali. E al centro di quello si apriva una porta d’ingresso, sormontata
sull’archivolto centrale da un basamento turrito sopra il quale troneggiavano
quattro possenti cavalli di bronzo. Sul lato dell’Ippodromo che guardava a
oriente emergeva, tra il verde di eleganti giardini, il profilo austero del
Palazzo Sacro, che sembrava quasi addossarsi alle mura del Circo Massimo. Fui
colpito dalla luce dell’immensa fiaccola che era stata accesa all’ingresso
dell’edificio. Seppi da Teodoro che quella face era il “fanion”, e che il
praipositos l’aveva acceso il giorno prima per annunciare alla città l’inizio
dei giochi. Vidi poi alcuni uomini portare, tra la folla, dei magnifici cavalli
da corsa verso le scuderie, mentre altri ne controllavano lo stato.
“Che cosa stanno facendo” chiesi a Teodoro.
“Sono i rappresentanti dei demi” rispose l’eparchos.
“Controllano che tutto sia a posto prima della corsa”.
“I demi?” chiesi ancora.
“Sì, i demi. Sono i quattro partiti di Costantinopoli:
gli Azzurri, i Verdi, i Rossi e i Bianchi”.
“E in che cosa si distinguerebbero tra di loro questi
partiti… oltre al colore?” chiesi curioso.
“Beh, diciamo pure che gli unici due partiti che contano
veramente qui a Costantinopoli sono gli Azzurri e i Verdi. Gli altri due si
sono da sempre alleati con quelli maggiori: i Bianchi stanno con gli Azzurri e
i Rossi coi Verdi. Le loro differenze sono soprattutto politiche. Gli Azzurri
tengono per l’aristocrazia e sono di fede ortodossa, mentre i Verdi sono più
vicini al popolo e tendono alla fede monofisita. Durante i giochi gli Azzurri
siedono alla destra del basileo e i Verdi a sinistra”.
SCHEDA
LIBRO
Autore: Anselmo Madeddu, medico e scrittore, vive e lavora a Siracusa, dove è
Presidente dell’Ordine dei Medici e dirigente della ASP. Docente di Epidemiologia e di Management Sanitario presso l’Università di
Catania, si è occupato di ambiente e tumori, pubblicando numerosi articoli
scientifici. Cultore di interessi storici e letterari, cura una rubrica di
focus storici sul quotidiano “La Sicilia” e ha pubblicato diversi saggi, tra i
quali La Peste del Sonno (1993), Vittorini da Robinson a Gulliver (1997), Ortigia tra il Mare e il Mito (2009), Il re nudo e i suoi fratelli (2015), Syrakosion (2021). Il romanzo La verità sepolta è il suo esordio nel settore
narrativo e rappresenta il primo volume della trilogia Mistero bizantino.
Pubblicazione: luglio, 2023.
Categoria:
Narrativa Giallo e Thriller.
ISBN:
978-88-9341-676-4
Scheda libro: https://www.algraeditore.it/narrativa/mistero-bizantino-la-verita-sepolta/
Distribuzione: Libro Co. Italia
srl - www.libroco.it
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