ROY PACI E MAURO OTTOLINI, OMAGGIO A W.C. HANDY, IL PADRE DEL BLUES
NOTO – Roy Paci incontra Mauro Ottolini e il suo Quintetto: ed è subito blues, emozione,
incanto. Uno degli eventi musicali più attesi dell’estate è quello che il 12
agosto li vedrà protagonisti al Festival Internazionale Notomusica, con il
concerto intitolato “Penta Blues - Roy Paci & Mauro Ottolini play W. C.
Handy”.
Nasce infatti da
un’idea dei due leader il viaggio musicale alla ricerca di William Christopher
Handy, artista leggendario, noto anche come il padre del blues per la sua
prolifica vena compositiva. Un interprete e un autore che diede alla luce
centinaia di brani politematici e ricchi di “sfumature blu”, quelle di una
musica vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata tra l’altro
dall'uso, nella melodia, delle cosiddette “blue note” (un intervallo di quinta
diminuita, considerato “dissonante dall’armonia
classica”).
Siamo di fronte ad
un jazz primigenio dalla vocazione corale e dall'intensità primordiale, che
racconta storie di uomini e donne, musica, amore e denaro che manca, giochi
d'azzardo, e dipinge un piccolo minuzioso ritratto della New Orleans di inizio
Novecento. La purezza lirica del trombone di Ottolini si intreccia qui con la
virtuosa emancipazione linguistica di Roy Paci e con la straordinaria intensità
vocale di Vanessa Yorke, sostenuti da una sezione ritmica nella quale spicca il
talento del giovane Roberto De Nittis al pianoforte e l'originale apporto di
Riccardo Di Vinci e Zeno De Rossi al contrabbasso e alla
batteria.
Per Roy Paci
l’esibizione a Notomusica ha il sapore del ritorno a casa. Nato ad Augusta
(Siracusa) nel 1969, appena tredicenne è già prima tromba della banda
municipale. Si trasferisce in Sudamerica e torna in Italia dopo aver passato
qualche tempo alle Canarie, tutti luoghi che si riflettono nel suo stile
musicale. Nella penisola suona in decine di dischi e concerti (fra l’altro con
Persiana Jones, Mau Mau, Zu, Banda Ionica) e nel 1999 fonda l’etichetta
Etnagigante. Pur continuando a collaborare con numerosi artisti italiani (Africa
Unite, Parto delle Nuvole Pesanti, Vinicio Capossela, Ivano Fossati, Giorgio
Conte), pubblica nel 2001 il primo album da protagonista, “Baciamo le mani” a
nome Roy Paci & Aretuska, il suo ensemble.
Nel 2003 esce
“Tuttapposto”. Nel 2004 dà vita al progetto parallelo “Corleone” (che pubblica
l’album “Wei-Weu-Wei”). Seguono nel 2005 “Parola d’onore”, terzo album con gli
Aretuska; nel 2007 “Suonoglobal”, che contiene il singolo “Toda joia toda
beleza” (con la partecipazione di Manu Chao); nel 2008 l’antologia (cd + dvd)
“Bestiario siciliano”; due anni dopo“Latinista” (con Jovanotti, Caparezza e
Eugene Hutz dei Gogol Bordello).
Sono le presenze in
alcune trasmissioni televisive a renderlo popolare anche al grande pubblico. E’
stato ospite fisso del programma “Markette”di Piero Chiambretti, e insieme ai
suoi Aretuska ha curato per tre edizioni la sigla finale di “Zelig”, affidata ai
singoli “Viva La Vida” (2005), “Toda Joia Toda Beleza” (2007) e “Defendemos la
Alegrìa” (2008).
Interessante è il
sodalizio stretto con il cinema. Roy Paci ha prestato molte delle sue canzoni
alla settima arte, come l’incredibile cover di “Besame Mucho”, incisa per “Il
Paradiso all’improvviso” di Leonardo Pieraccioni. Due brani del disco “Passione”
di Banda Ionica entrano a far parte delle musiche del film “La ragazza sul
ponte” di Patrice Leconte. “Toda Joia Toda Beleza” viene scelta come colonna
sonora di “Natale in crociera” con Chiristian De Sica Nel 2005, grazie alle
musiche composte per “La Febbre” di Alessandro D’Alatri, vince il prestigioso
“Nastro D’Argento” e riceve una nomination come miglior musicista per il David
di Donatello. Nello stesso anno interpreta un cameoin “La vera leggenda di Tony
Vilar”di Beppe Gagliardi, presentato alla Festa Internazionale del Cinema di
Roma. Nel 2008 cura la colonna sonora di “Se chiudi gli occhi”, opera prima
della regista siracusana Lisa Romano, e vince il Grand Prix Cinéma Italien al
Festival di Annecy.
Artista eclettico e
creativo, Roy Paci promette a Noto un tuffo nel blues degli esordi, che rievoca
il canto e i suoni che gli ex schiavi innalzavano nelle piantagioni bagnate dal
delta del Mississippi.
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