A Catania, concluso con successo “Abitare il sogno” III Festival dell’autobiografia ideato e diretto da Lucia Caruso.
Il Festival ha preso
avvio con una mattinata dedicata prevalentemente ai giovani, così da
sottolineare l’importanza dell’esplorazione del sé attraverso la lettura e la
scrittura come pratica continua, quotidiana, che deve accompagnare il nostro
intero percorso di vita fin dai suoi inizi. È stato così curato un lavoro di
biblioterapia, condotto da Gianluca Bellia, insieme agli alunni dell’IIS
Marconi Mangano di Catania, proponendo il libro “Che significa diventare
adulti?” di Banana Yoshimoto e introducendo i ragazzi alla cura del proprio sé
e al proprio benessere interiore attraverso la lettura, che è lo scopo ultimo
della biblioterapia. Inizialmente, i ragazzi hanno partecipato al Silent
Reading Party leggendo alcuni passi scelti senza il “rumore” del proprio
cellulare, per poi procedere ad un lavoro di condivisione, legando le tematiche
del libro (come l’amicizia, l’amore, le aspettative, la crescita) alle loro
esperienze vissute, ai loro dubbi, al loro futuro.
“Un lavoro intenso,
coinvolgente - dichiara il dottor Bellia - che ha visto emergere tutta la
ricchezza delle nuove generazioni e la necessità, per noi, di permettere loro
di aprirsi e di regalarci il loro mondo interiore”. Nel pomeriggio, “Viniti
suonnu di luntanu” è il titolo dello studio che il coro Unicavuci ha
ideato per il Festival: il canto diventa in tal modo l’occasione per
intraprendere un viaggio introspettivo, una voce collettiva che cerca, che
ascolta, che racconta.
Nella seconda giornata,
Lucia Caruso, ha proposto “Il sogno creatore”, laboratorio di scrittura onirica
e pittura intuitiva. Partendo dalla visione di alcuni dipinti metafisici, ogni
partecipante ha individuato l’opera più adatta alla propria espressione
onirica, poiché, come afferma M. Zambrano “Dal sogno la pittura ha la sua
nascita”. A seguire, Lory Luce, attraverso esercizi di rilassamento guidato con
campane tibetane, ha introdotto gli astanti alle tematiche del sogno lucido.
Nel pomeriggio il Preside Ligresti ha guidato i partecipanti in un viaggio
affascinante e denso di spessore attraverso le opere di Magritte, Mirò, Max
Ernst e Dalì, rivisitate alla luce delle nuove interpretazioni psicoanalitiche.
Francesco Farinella, ha presentato il
suo libro “L’inconscio e il sogno nella storia del pensiero occidentale”.
“Il sogno - dice Farinella (medico psichiatra e dottore in Scienze Filosofiche,
con esperienze di formazione in ambito Analitico-Transazionale, Psicoterapia
Psicodinamica, Psicoterapia familiare.
Docente dei corsi di Counseling filosofico, promossi dall’Associazione
“L’albero filosofico” di Catania. Conduce seminari su “L’inconscio e il sogno
nella storia della Filosofia e della Psicodinamica” presso il dipartimento di
Scienze Umanistiche dell’Università di Catania) -, appare come un fenomeno
misterioso dalle plurime interpretazioni: un messaggio degli dei per gli
antichi greci, una volontà divina e diabolica per gli uomini del medioevo, una
poesia involontaria per i romantici, un fenomeno mentale per la prima psichiatria
dinamica, collegato all’ipnosi e al sonnambulismo. Ma quante altre cose non ci
possono essere nei sogni”. Il dottor Giuseppe Raniolo ha presentato il
libro dandone una lettura colta e avvincente.
Nell’ultimo giorno del
Festival è stato proposto un laboratorio di scrittura epistolare condotto da Gianluca
Bellia con lo scopo di riscoprire la bellezza e la forza emotiva delle
lettere, il loro essere espressione dell’interiorità della persona e voce
autentica di chi è distante, contrapposte alla fredda e frammentaria
comunicazione di oggi. Il laboratorio ha trovato la sua ispirazione nelle
lettere d’amore e di filosofia di Eloisa e Abelardo, di cui si sono letti degli
estratti, per poi lasciare spazio ai partecipanti di scrivere una lettera ad
una persona amata, che sia il partner, il padre, la madre o l’amico, per
sentirla più vicina ed esprimere i propri sentimenti.
A chiudere il Festival la
presentazione del libro di Maria Liberti “Casa Liberti”, uno sguardo sul
teatro greco- romano, che tra la forma saggistica e il memoir ci ha introdotti
(dichiara la Caruso) in una casa che si affaccia su un pezzo di mondo antico
che ha resistito all’esperienza del tempo “grande scultore” che ci fa
contemplare il mistero dell’essere e del divenire.
Commenti
Posta un commento