"Fronte del porto", uno spettacolo di Alessandro Gassmann
CATANIA
- «Credo che in questo momento, in questo Paese, non ci sia storia più
urgente da raccontare di Fronte del
porto. Una comunità di onesti lavoratori, sottopagati e vessati dalla
malavita organizzata, trova attraverso il coraggio di un uomo la forza di
rialzare la testa e fare un passo verso la legalità, la giustizia, la
libertà». Così Alessandro
Gassmann sottolinea la forte motivazione che lo ha spinto a mettere in scene
lo spettacolo coprodotto dallo Stabile di Catania e dal Bellini di Napoli.
L’allestimento approda al Teatro Verga dal 19 febbraio al 3 marzo, reduce
dall’applaudita tournée nazionale affrontata sull’onda del felice debutto prima
allo Storchi di Modena e poi nel teatro partenopeo.
Dopo
lo straordinario successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Gassmann
dirige di nuovo Daniele Russo nella riscrittura di un’altra celeberrima
storia “cinematografica”, questa volta affidata all’adattamento teatrale firmato
da Enrico Ianniello. Attore, scrittore, traduttore e regista, non nuovo a
esperienze di trasposizione scenica (ricordiamo i suoi i fortunatissimi
adattamenti di Chiòve e I Giocatori del catalano Pau Mirò), Ianniello ha
immaginato la storia a partire dall’omonima opera dell’americano Budd
Schulberg, a sua volta ispirato da un’inchiesta giornalistica dell’epoca,
diventata la base della sceneggiatura del film di Elia Kazan, che vinse
otto Premi Oscar nel 1954, protagonista Marlon Brando. Ianniello si è basato al
contempo sull’adattamento teatrale realizzato, in seguito, dall’inglese
Steven Berkoff.
Alessandro
Gassmann, con la sua cifra inconfondibile, costruisce uno spettacolo che ci
trascina nella Napoli di quasi 40 anni fa: i colori della moda sono sgargianti,
la sonorità è quella dei film dell’epoca e un cast di 12 attori straordinari
porta in scena una storia corale dalla forte carica emotiva e sociale, fatta di
relazioni intense e rabbiose e di atmosfere cariche di suspense.
Sottolinea
il regista: «Come
già avvenuto per Qualcuno volò sul nido
del cuculo, la scelta è caduta su un testo e una tematica che mi coinvolgono
profondamente e portano verso una ricerca di libertà faticosa. Ho chiesto perciò
ad Enrico Ianniello di spostare l’azione, originariamente ambientata negli Stati
Uniti degli anni 50, in una Napoli degli anni 80, dove la camorra era
organizzata e presente tra gli operai del porto industriale. Abbiamo ricostruito
la vita del porto, le vite degli operai, i loro aguzzini, attaccandoci ai suoni,
ai rumori, ai profumi ed alla lingua di questa città. Cerco sempre di
ricostruire mondi credibili nei miei spettacoli, pensando ad ogni tipo di
pubblico, nella convinzione che ora come non mai il teatro debba essere arte
popolare, di difficile esecuzione ma di semplice fruizione. Continua la mia
collaborazione con il Teatro Bellini, struttura teatrale giovane e coraggiosa,
la più vivace realtà teatrale di Napoli in questo momento, e mi piace continuare
il mio lavoro di regista con Daniele Russo, nel quale ho trovato un interprete
ideale e credibile per raccontare i limiti ed i difetti umani di protagonisti
imperfetti, ma proprio per questo emozionanti. E dopo La pazza della porta accanto prosegue il
mio sodalizio con un teatro di grande tradizione come lo Stabile di
Catania».
Insieme
a Daniele Russo agiscono in scena Antimo Casertano, Orlando Cinque, Sergio Del
Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino,
Biagio Musella, Edoardo Sorgente, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice. Il
risultato è un grande spettacolo, «spero anche visivamente coinvolgente –
continua Gassmann – e sono felice di continuare la mia collaborazione con Pivio
ed Aldo de Scalzi, che hanno curato le musiche, e Mariano Tufano e Marco
Palmieri che hanno disegnato rispettivamente i costumi e le luci. Come per La pazza della porta accanto, mia regia
di due anni fa su Alda Merini, firmo anche le scene, che in Fronte del porto descrivono più di venti
luoghi e che immagino, con i loro movimenti, parte integrante della narrazione
drammaturgica».
Il
porto di Napoli come il porto di New York? Come sostenere questa analogia
teatralmente, si è chiesto Enrico
Ianniello? «Riflettendo su questa domanda – spiega – mi sono imbattuto in un
film del 1979, La camorra sfida, la città
risponde. Le ambientazioni sono quelle proprie dei porti, il ritmo
sostenuto, la musica molto presente, i colori vivaci. Tutto assai distante dal
film di Kazan. Eppure nel primo adattamento di Berkoff, così come nei
poliziotteschi napoletani di quegli anni, la presenza della musica è
preponderante, gli stacchi tra le scene sono sempre sottolineati da un brano che
porta avanti l’azione rompendo l’unità di tempo e di luogo, le dinamiche
interpersonali sono riportate a un livello quasi bidimensionale, da
tableaux-vivant. Ecco allora l’idea che mi ha mosso in questo nuovo adattamento:
fondere queste esperienze e trasferire Fronte del porto nella Napoli dei primi
anni 80».
Una
scelta che si è rivelata drammaturgicamente efficace. «La trasposizione –
prosegue Ianniello – ha permesso di giocare, dal punto di vista formale, con le
musiche di quei film, con i colori sgargianti della moda casual di quegli anni,
con i riferimenti culturali di quell’epoca (giusto per citarne uno: l’oro alle
Olimpiadi di Mosca di Patrizio Oliva, sicuramente un modello per il nostro
protagonista), e con una lingua napoletana che in quei film si va italianizzando
per darsi una veste di dignitosa comprensibilità nazionale senza perdere il
proprio carattere e il proprio bagaglio espressivo. Era quella, inoltre,
un’epoca in cui la città stava cambiando pelle nella sua organizzazione
criminale; gli anni del terremoto, gli anni di Cutolo. Anni in cui il porto era
sempre di più al centro di interessi diversi, legali e illegali. E, purtroppo,
non è stato necessario inventarsi nulla per restituire credibilmente le storie
di caporalato, soprusi e gestione violenta del mercato del lavoro in quello
specchio della città che è il nostro Fronte del porto».Info:
teatrostabilecatania.it
Commenti
Posta un commento