ZAFFERANA (g.c.) Emanuele Sorbello,
zafferanese classe 2004, per la gioiosa esultanza dei propri concittadini e
amici, è in corsa per il titolo di Mister Italia
2023 la cui finale, che vedrà gareggiare 40 ragazzi, si svolgerà domani (sabato
26 agosto) allo Stadio del Mare di Pescara. “Sono molto felice e
divertito. Partecipare a questa finale è per me già una vittoria – dichiara
Emanuele Sorbello (nella foto in basso di Rosario Cavallaro) -. Ho partecipato per gioco
ed ecco questa inaspettata sorpresa. Sin da piccolo sono sempre stato attratto
dai capelli e dal fascino che possono infondere e difatti aspiro a fare il parrucchiere
per donna continuando a coltivare la mia grande passione per la musica e per la
danza, sono un appassionato ballerino di danza latino americana. Tra i
finalisti concorro col numero 33, incrociate le dita per me e, come diceva in
grande scrittore russo, ricordiamoci sempre che la bellezza salverà il mondo”.
Organizzato dal patron Claudio Marastoni, lo show sarà condotto da Jo
Squillo con la presenza di Viola Valentino, Serena De Bari (“Amici”),
Roberta Beta (“Grande Fratello”) e Andrea Della Cioppa (“Temptation Island”,
“Uomini e Donne”).
Questo blog è intitolato alla Sicilia, alla sua cultura e all'arte che, da secoli, la caratterizzano.
venerdì 25 agosto 2023
Emanuele Sorbello, zafferanese classe 2004, in corsa per il titolo di Mister Italia 2023
giovedì 24 agosto 2023
IL PROSSIMO 28 AGOSTO ETNA IN SCENA OSPITA “IMITOMANIA – PREMIO NAZIONALE “FRANCO ROSI” SUPERSPETTACOLO COMICO PER IMITATORI,.
L’ANFITEATRO FALCONE E BORSELLINO DI ZAFFERANA ETNEA IL PROSSIMO 28 AGOSTO ALLE ORE 20,30 OSPITERA’“IMITOMANIA – PREMIO NAZIONALE “FRANCO ROSI” (IL SUPERTELEGATTONE DI SORRISI E CANZONI TV) SUPERSPETTACOLO COMICO PER IMITATORI, ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE ALISEI
venerdì 18 agosto 2023
Oggi, venerdì 18 agosto, a Torre Archirafi, “Ricordi di un tempo”, mostra – spettacolo organizzata da SiciliAntica
Oggi,
venerdì 18 agosto, alle 19:30, a Palazzo Vigo, a Torre Archirafi, frazione di
Riposto, va in scena “Ricordi di un tempo”, mostra – spettacolo organizzata
dall’associazione SiciliAntica con il patrocinio del Comune di Riposto.
Si aprirà con i versi scritti dal compianto Giuseppe Patanè la mostra spettacolo “Ricordi di un tempo”, in programma
stasera 18 agosto, alle 19:30, a Palazzo Vigo, a Torre
Archirafi, organizzata dall’associazione SiciliAntica Giarre Mascali Riposto, con il patrocinio del Comune di Riposto, per suggellare
il recente cambio di denominazione
dell’associazione che tanto si sta impegnando per valorizzare la cultura del
territorio.
Tema dell’evento: “Gli antichi mestieri e le tradizioni di un
tempo”. Nel corso della serata, infatti, si potranno ammirare le artistiche
coffe decorate dell’artigiana Lucia
Leotta, in arte LIOLETTA – Sicily Bags, i ricami e la biancheria antica di Masina Pecorino, antichi oggetti e
strumenti di lavoro concessi da Patrizia
Prestipino.
In mostra anche: le foto del laboratorio FineArt di Giarre, che nasce dalla passione per la fotografia e la
ricerca di Angelo Spina, le
fotografie di Alfio Landro,
fondatore del gruppo di fotografi “I
love Etna &…” e una prestigiosa opera dell’artista dei colori, il Maestro Edoardo Puglisi, presente nel
panorama artistico internazionale da oltre sessant'anni.
Nel corso dell’evento verrà presentato il coordinatore della
sezione Giovani dell’associazione SiciliAntica, il Dott. Salvo Faro. Al centro della serata l’esibizione della Società di Danza Catania, diretta da Gaspare Leone, e lo spettacolo a cura
dell’attore Gianni Sineri, “La Sicilia di ieri - U cuntu di Gianni
Sineri”. Arricchirà la serata anche una coreografia di danza orientale,
omaggio all’Etna, delle allieve dell’Accademia
di Danze Orientali ed Indiane Tery al Kubra diretta da Sara Pappalardo.
Una serata in cui non mancheranno le emozioni amplificate
dalla suggestiva cornice della monumentale residenza settecentesca di Palazzo
Vigo, a Torre Archirafi.
“In qualità di Presidente
di SiciliAntica di Giarre Mascali Riposto – dichiara Tiziana Patanè - ho voluto realizzare questa mostra - spettacolo per evocare, attraverso
degli oggetti comuni usati un tempo, alcuni mestieri che ormai sono scomparsi,
cancellati dall'industrializzazione e dalle nuove tecnologie. Questo racconto
si completa con la mostra fotografica, grazie ai fotografi Angelo Spina ed
Alfio Landro, ed un’importante opera del prestigioso artista catanese Edoardo
Puglisi. L’evento sarà arricchito dal ballo della Società di Danza Catania e
dall’Accademia Tery al Kubra, insieme allo spettacolo del M° Gianni Sineri che
“cunta” la Sicilia di ieri, valorizzando
la nostra amata Terra attraverso
detti, miniminagghie e parole in disuso. Devo ringraziare l’assessore alla cultura del Comune di Riposto, Elisa Torrisi, - continua Tiziana
Patanè - che tanto si è prodigata per
questo evento e diventa ufficialmente, da oggi,
socia di SiciliAntica e il sindaco
di Riposto, Davide Vasta, da subito disponibile ad accogliere le nostre
iniziative.
Senza un passato non
esiste futuro. Ecco perché è importante ricordare le nostre radici, la nostra
storia, perché quello che siamo oggi è frutto del lavoro di ieri fatto di
nostri antenati.” – conclude la Presidente di SiciliAntica.
giovedì 17 agosto 2023
“Il Gatto Figaro” di Grazia Calanna Si presenta sabato 19 agosto, nell’ambito della prestigiosa rassegna “Milo in Letteratura” a cura di Paolo Sessa
“Il Gatto Figaro” di Grazia Calanna, libro edito da Algra di Alfio Grasso, illustrato da Giovanna
Marchese, è una favola ambientata tra il Parco dell’Etna e il Teatro “Bellini”
di Catania che sabato 19
agosto (nello splendido
terrazzino panoramico del Municipio, ore 19.30), sarà presentato nell’ambito della prestigiosa
rassegna “Milo in Letteratura”
a cura di Paolo Sessa, letture a cura di Mimì Scalia.
“L’idea
di questo libro - dichiara l’autrice
Grazia Calanna -, il mio primo per bambini, è nata nell'ambito di un
laboratorio di scrittura creativa che ho condotto, con la maestra Giovanna
Marchese, sensibile e fantasiosa illustratrice della storia, per gli studenti
dell’Istituto Comprensivo Statale “Giuseppe Fava” di Mascalucia. La storia, ambientata tra il Teatro Massimo Vicenzo Bellini di
Catania e alcuni deliziosi siti del Parco dell'Etna, oltreché la musica, tira
in ballo un pizzico di filosofia, scienza che notoriamente ricerca un ordine
morale superiore, con l'auspicio di innescare nei più piccoli, con l'aiuto
fondamentale dei più grandi, con i quali potranno condividere questa lettura,
una riflessione utile alla crescita consapevole. Tutto ruota, o vorrebbe
ruotare, intorno al fondamento della conoscenza: di se stessi, dell'altro, del
mondo che abitiamo e del ‘modo’ in cui lo abitiamo, dell'ascolto, della
diversità come tesoro inestimabile, del rispetto rigoroso della vita in ogni
sua espressione. Il motto di Figaro? Il sapere è un super potere: più sai più
sei imbattibile! Perché una favola
“reale”? Perché i luoghi di Figaro dalla Grotta del Gatto, al Teatro Bellini di
Catania, alla Gritta dei Ladroni, alla magnifica Milo, come a tanti altri che
scoprirete leggendo, sono reali e mi auguro possano essere visitati (anche con
occhi nuovi per chi già li conosce) dai nostri piccoli lettori con i loro cari.
Per concludere, oltreché Fabrizio Bernini per la deliziosa nota
introduttiva, desideravo tanto fosse scritta da un poeta con la capacità
connaturata di vedere al di là della superficialità del visibile, ringrazio
l’editore Alfio Grasso e Rossella Grasso, curatrice della collana “Il bruco”
che ci accoglie. Ringrazio tanto la maestra Giovanna Marchese che ha curato le
bellissime illustrazioni a portata di bambino e Nino Federico per l’ideazione
grafica del libro e della copertina”.
“Le favole sono sempre
state un modo per imparare leggendo, un risvolto del reale trasformato in
simboli dove l’immaginazione lavora da sé, senza scoprire le carte di ciò che
dentro di noi si muove già come percezione delle cose che ci stanno intorno e
che viviamo quotidianamente nel percorso della nostra vita. Grazia Calanna ci
presenta la storia del gatto Figaro, giovane cantante lirico che porta già
impresso nel nome il famoso personaggio dell’opera rossiniana Il barbiere di
Siviglia. E questo sarà infatti il suo destino, quello cioè di interpretare un
ruolo che è dispensatore di aiuto e di saggezza, appoggiandosi all’altra sua
grande passione, la filosofia. La vicenda si svolge tra il Parco dell’Etna e
Catania, dove l’autrice vive e colloca abilmente le peripezie di Figaro che
dovrà contrastare la gelosia di Nerone, un gatto insicuro di se stesso e
pertanto intento all’eliminazione del rivale. Ma a rendere questa favola una
piacevole avventura non è solo il contesto della storia, perché Grazia Calanna
rende il tutto un vero e proprio gioco del sapere in modo piacevole, inserendo
parole e luoghi che il lettore potrà scoprire, conoscere e imparare attraverso
una serie di note esaustive che abbinano il godimento della lettura
all’apprendimento più specifico”, leggiamo
nella prefazione di Fabrizio Bernini.
*
Grazia Calanna, giornalista, dal 2001 scrive per
le pagine culturali del quotidiano “La Sicilia” su cui cura la rubrica di
poesia Ridenti e Fuggitivi. Con il periodico culturale che ha
fondato e che dirige dal 2007, l’EstroVerso (www.lestroverso.it), cura #RadicePoesia (incontri letterari
itineranti) e il Laboratorio di scrittura introspettiva e creativa per bambini
“Poesia: l’universo in un verso”, proposto anche nell’ambito della Festa
del Libro Zafferana Etnea (edizione 2023). È responsabile dell’Ufficio
Stampa del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) e della associazione
culturale Mindart.
Formatore in Scrittura Professionale, Editing e
Comunicazione didattica, ha insegnato al C.I.S. (Corso Italiano Scritto –
Università degli Studi di Catania, Facoltà di Lettere e Filosofia) e al
LAB.I.S. (Laboratorio Italiano Scritto - Università degli Studi di Catania).
Con lo speciale-poesia “Nel verso giusto”, ha collaborato con la rivista
“Elle”.
Cura la rassegna letteraria #TestiRiflessi nell’ambito del
Festival internazionale #TeatriRiflessi, diretto da Dario
D’Agata. Dal 2011, collabora con “Naxos Legge - Festival delle
narrazioni, della lettura e del libro”, diretto da Fulvia Toscano.
Tra le pubblicazioni: Crono Silente
(poesia, 2011, Prova d’Autore); La neve altrove di Giovanna Iorio
(traduzioni in francese, 2017, Fara Editore); Poeti in Classe - 25
poesie per l’infanzia e non solo (poesia, antologia,
2017, Italic Pequod); Il Gatto Figaro (letteratura per l’infanzia,
2020, Algra), Cinque sensi per un albero (poesia, narrativa e arte, antologia,
l’EstroVerso, 2020); Fissando in volto il gelo (poesia, antologia,
2023, Terra d’Ulivi edizioni); “Chiamata contro le armi.3” (poesia, antologia, 2023, puntoacapo editrice); Contemporary
Sicilian Poetry: A Multilingual Anthology con AA.VV.
(poesia, antologia, 2023, Italica Press).
Giovanna Marchese, illustratrice,
insegnante di scuola primaria presso il Circolo Didattico “Giuseppe Fava” di
Mascalucia. Contralto dell’ex coro mascaluciese “Vincenzo Bellini”.
domenica 13 agosto 2023
MISERICORDIA DI ADRANO, LUOGO DI ACCOGLIENZA PER I PELLEGRINI DELLA VIA FABARIA
In occasione della stipula del protocollo di intesa tra
l’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia e il Comune di Adrano, è
stata presentata negli scorsi giorni una nuova collaborazione anche con il
Comitato Provinciale delle Misericordie di Catania ed in particolare con la
Misericordia di Adrano. Ad intervenire alla conferenza di presentazione, oltre
al governatore della locale Misericordia Pietro Branchina anche il Presidente
Provinciale delle Misericordie Alfredo Distefano e il Consigliere del Consiglio
dei Saggi Annalisa Schillaci. «Per noi è stato naturale - dice Branchina
- aderire a questo progetto. Una delle opere di misericordia è appunto
quella di “accogliere i pellegrini” e poterlo fare in un immobile confiscato
alla criminalità organizzata, dove ha sede la nostra associazione, dà un valore
aggiunto a queste belle occasioni di servizio».
La Misericordia di Adrano doterà la propria sede con alcuni letti che saranno
messi a disposizione di chi cammina percorrendo l’antica via Fabaria. «Nella
sede della Misericordia - afferma Annalisa Schillaci che tra l’altro è
stata anche una pellegrina a Santiago de Compostela ed è volontaria della rete
degli Hospitaleros Voluntarios - i camminatori potranno trovare un riparo
per la notte, una doccia calda e la possibilità di cucinare un pasto grazie
alla dotazione messa a disposizione delle Misericordia che ringrazio per aver
accolto il mio invito a diventare “ospitale a donativo” ovvero una struttura
non commerciale che accoglie i pellegrini ad offerta libera». L’iniziativa
che in maniera sperimentale viene avviata ad Adrano, sarà proposta a tutte le
Misericordie Siciliane che hanno sede lungo le vie tracciate, promosse e
valorizzate dagli Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia.
Il Presidente dell’Associazione degli Amici dei Cammini Francigeni, Davide
Comunale, ha ricordato come in occasione del cammino apripista del 2016 il
gruppo sia stato accolto da alcuni volontari della Misericordia. «Poter
contare sul prezioso apporto delle Misericordie nei vari paesi che
attraversiamo, per noi vuol dire sapere che qualcuno si prende cura di noi e di
chi camminerà lungo le vie Francigene. Ringrazio per l’accoglienza sempre
calorosa e piena di abbracci».
La Via Fabaria è figlia di una ricerca di archeologia del paesaggio che ha
messo insieme tratti di viabilità greco-romana e tratti attestati nel Medioevo,
dalle fonti, dai siti mappati e dalle cartografie antiche. Percorre poco più di
300 chilometri tra le coste di Agrigento e le lave vulcaniche tra Maniace e Randazzo,
porta nord dell’Etna, cambiando più volte scenari geografici e storici. Il
percorso fa parte delle antiche vie Francigene di Sicilia, antiche strade
percorse dai pellegrini che, da diversi angoli della Sicilia, nel medioevo, si
recavano a Roma, Santiago de Compostela o in Terra Santa. Studiate, tracciate e
valorizzate dall’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia possono
rappresentare una reale occasione di sviluppo territoriale, sul modello di
quanto è stato fatto, alla fine dello scorso secolo, in Spagna con il Cammino
di Santiago .
Milo (CT), successo di pubblico per l’omaggio a Battiato e Dalla. Premio al cavaliere Benanti. Cavallaro: “Ha dato tanto al territorio”.
Atmosfera emozionante, musica di qualità e grande successo di pubblico
sono stati gli elementi che hanno caratterizzato l'evento tributo dedicato a
due icone indimenticabili della musica italiana, Franco Battiato e Lucio Dalla,
che avevano scelto Milo (CT) per acquistare casa. L'emozione e la gratitudine
per il loro lascito artistico continuano ad appassionare e coinvolgere il
pubblico. E per celebrare l'eredità musicale di questi due indimenticabili
artisti, ieri sera, il Teatro Lucio Dalla di Milo, che ha registrato il tutto
esaurito, è stato di nuovo il palcoscenico della serata evento a loro dedicata.
Un concerto, atteso dal pubblico, organizzato dalla Pro Loco di Milo, con il
patrocinio del Comune di Milo, dell'Assemblea Regionale Siciliana,
dell'assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, e dell'Unpli, l'Unione
Nazionale Pro Loco d'Italia. La serata, condotta con la consueta padronanza del
palco e con l’inconfondibile garbo da Salvo La Rosa, ha visto Dolcenera, la
cantautrice dal timbro vocale inconfondibile, attesa e indiscussa protagonista.
La cantante e polistrumentista pugliese, ha dominato il palco iniziando il suo
spettacolo cantando le sue canzoni più famose. Con il brano intimo ‘Mai Più Noi
Due’ Dolcenera ha iniziato il viaggio musicale emozionante e coinvolgente
attraverso il repertorio che l’ha consacrata come artista indiscussa del
panorama italiano. Tra le canzoni più coinvolgenti ‘Com'è straordinaria la
vita’ e ‘Siamo tutti là fuori’. E poi ancora le note di ‘Fino a Domani’ e ‘Ci
vediamo a casa’ hanno risuonato nel teatro offrendo un grande spettacolo.
Dolcenera ha regalato al pubblico una performance sincera e appassionata anche
con ‘Amaremare’, canzone che ha catturato l'essenza della serata. Infine,
interpretando alcuni tra i brani più amati e attesi dal pubblico, la
cantautrice ha trasportato il pubblico in un mondo di emozioni profonde,
ricordando l'amore e l'ispirazione che Lucio Dalla e Franco Battiato hanno
portato nel mondo della musica. Tra le canzoni Interpretate: ‘Cuccuruccucu’,
‘Disperato erotico stomp’, ‘Bandiera bianca’, ‘La Cura’. Coinvolgenti anche le
performance de “L’anno che verrà” e “Centro di gravità permanente”.
Ad accompagnare Dolcenera, nella doppia veste di direttore
d'orchestra e direttore artistico, è stato Daniel Zappa, con l'EthosOrchestra,
una formazione composta da oltre trenta elementi. Anche i solisti Dharma e
Simone Romano, due talentuosi cantautori prodotti dalla MeOSchool di Paolo Li
Rosi, hanno incantato il pubblico con le loro esibizioni. Hanno acceso il
pubblico con i grandi successi di Lucio Dalla come "Balla balla
ballerino", “La sera dei miracoli”, “4 Marzo”, “Piazza grande” e
l’immancabile “Caruso”, un omaggio ad una canzone immortale come l’arte del
cantautore bolognese. Un tocco di vitalità e sfrontatezza è arrivato con il
ritmo coinvolgente di "Attenti al lupo". L'energia contagiosa di
questa canzone, eseguita con passione da Simone e Dharma, ha coinvolto
un pubblico appassionato e partecipe. Le voci unite del coro hanno
aggiunto un tocco di autenticità e tradizione alla serata, con l’intermezzo
straordinario di ‘Stranizza d'amuri’.
Ma il concerto tributo ha regalato anche la performance intensa e
coinvolgente di ‘Gli uccelli’ e ‘Veni l'autunnu’ con la voce di Daniel Zappa
che ha catturato l'essenza eterea di queste canzoni iconiche. Un omaggio
sentito a Battiato e alla sua capacità di evocare immagini poetiche attraverso
la musica. La serata ha vissuto un primo momento emozionante con
l'esecuzione del brano ‘Ed io rinasco ancora’, ispirato da Franco Battiato,
cantato dalla talentuosa cantante modicana Carmela Giannì, che ha aperto la
serata. La manifestazione ha anche visto la partecipazione dei talentuosi
ballerini professionisti Alexandra Smerando, Claudia Sciuti e Fabrizio Calanna,
guidati dalla maestra e coreografa Erika Spagnolo.
Una novità ha aggiunto ulteriore prestigio all'evento di
quest'anno: la prima edizione del “Premio Caro amico…ti vengo a cercare”,
riconoscimento conferito a personalità di spicco che si sono distinte nel mondo
per i risultati raggiunti nel proprio ambito di competenza.
“Imprenditore illuminato, mecenate ed interprete lungimirante
delle potenzialità del territorio, per il suo grande contributo allo sviluppo
ed al successo della viticoltura milese ed etnea”, con questa motivazione il
premio quest’anno è stato assegnato al cavaliere Giuseppe Benanti, scomparso lo
scorso febbraio. L'imprenditore, attivo nel campo farmaceutico, mostrò un
profondo interesse per la valorizzazione dei prodotti vitivinicoli dell'area
vulcanica siciliana. Una passione che lo portò a fondare la propria azienda
vinicola. A consegnare il premio alla moglie Carmen Benanti sono stati il
presidente e il vicepresidente della Pro Loco di Milo, rispettivamente Alfredo
Cavallaro e Giovanni Strano. “Ad un anno dall’installazione della statua di
Battiato e Dalla nella cornice di piazza Belvedere, era d’obbligo continuare
con questa esperienza e con questo evento. Il nostro obiettivo - ha commentato
Cavallaro - è quello di ripeterlo ogni anno, facendolo diventare un
appuntamento fisso. Accanto allo spettacolo musicale da quest’anno abbiamo
istituito il ‘Premio Caro amico..ti vengo a cercare’ per premiate personalità
che si sono distinte nel rappresentare l’Etna e Milo nel mondo. In questa
edizione abbiamo premiato il Cavaliere Benanti, un uomo che ha dato tanto al
nostro territorio e al comparto vitivinicolo”. Il presidente della Pro Loco ha
espresso gratitudine e stima anche alla cantante Dolcenera. “La scelta di
Dolcenera è stata vincente perché si tratta di una grande professionista, piena
di talento ma anche umanità. L’estate milese – ha infine annunciato Cavallaro -
non si conclude con la serata dedicata a Battiato e Dalla ma continuerà con
tanti appuntamenti, tra cui l’imperdibile ViniMilo, in programma a partire dal
28 agosto”.
giovedì 10 agosto 2023
Milo, domani torna il concerto tributo a Franco Battiato e Lucio Dalla. Protagonista della serata sarà Dolcenera.
Milo, domani torna il concerto tributo
a Franco Battiato e Lucio Dalla. Protagonista della serata sarà Dolcenera.
Ad un anno dall’installazione in
piazza Belvedere della statua a grandezza naturale dedicata a Franco Battiato e
Lucio Dalla, Milo torna a celebrare i due indimenticati artisti con un concerto
evento. Domani, venerdì 11 agosto, alle ore 21, il teatro
‘Lucio Dalla’ di Milo tornerà ad ospitare il tributo a Franco Battiato e
Lucio Dalla - Premio Caro amico…ti vengo a cercare, organizzato dalla Pro
Loco di Milo, con il patrocinio del Comune di Milo, dell’Assemblea Regionale
Siciliana, dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, e
dell’Unpli, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia. “Per il secondo anno
consecutivo proponiamo un concerto omaggio ai due grandi cantautori legati
indissolubilmente a Milo – dichiara il presidente della Pro Loco di Milo,
Alfredo Cavallaro – La statua che li ritrae in piazza Belvedere è stata meta di
visitatori per tutto l’anno. Ciò significa che avevamo visto bene e che
l’obiettivo è stato centrato. Anche il concerto dello scorso anno con Morgan è
stato un grande successo, una serata emozionante caratterizzata dalla bella
musica. Ma anche quest’anno – prosegue - avremo interpreti di spessore che
riproporranno alcuni tra i brani più amati di Franco Battiato e Lucio Dalla.
Sono sicuro che sarà un’altra serata emozionante”.
La manifestazione, condotta da Salvo
La Rosa, vedrà protagonista Dolcenera, cantautrice dal timbro vocale
inconfondibile. Voce blues tra le più espressive
del panorama musicale italiano, interpreterà brani di Battiato, come La cura e Centro di gravità
permanente, e di Dalla, tra cui L’anno che verrà e Disperato erotico stomp. Ad accompagnarla sarà Daniel Zappa, nella doppia veste di direttore
d’orchestra e direttore artistico, con l’EthosOrchestra, composta da
oltre trenta elementi. Interpreteranno alcuni brani anche i solisti Dharma e
Simone Romano, due cantautori prodotti dalla MeOSchool di Paolo Li Rosi. Il brano “Ed io rinasco
ancora” della cantante modicana Carmela Giannì, ispirato da Franco
Battiato, aprirà la serata. Sul palco si esibiranno anche Alexandra Smerando,
Claudia Sciuti e Fabrizio Calanna, ballerini professionisti guidati dalla
maestra e coreografa Erika Spagnolo. “Un concerto, un'idea, una memoria, un
ricordo che continua a camminare per mantenere viva l’arte di due grandi
artisti – commenta il direttore artistico Daniel Zappa – Siamo alla seconda
edizione di un concerto all'insegna di brani indimenticabili di due artisti a
tutto tondo, musicisti e cantautori, che con le loro canzoni hanno accompagnato
più di una generazione, attraversando generi e stili. La loro arte, impregnata
di contenuti dal fortissimo potere terapeutico va promossa e commemorata. I
loro brani -prosegue -vanno oltre la superficie per farci rendere conto che
ogni canzone che ascoltiamo parla alla nostra parte meno razionale, parla di
noi. Per questo motivo vanno mantenute vive e proposte all’ascolto per creare
dei veri momenti di illuminazione, di trascendenza. Attraverso la musica il
ricordo prende forma. Condividere il palco con un'artista poliedrica come
Dolcenera è una grande emozione. La mia orchestra - conclude Zappa - è pronta
per accompagnare il pubblico in questo viaggio al di là del tempo e dello
spazio in una cornice come quella di Milo dove quel "quid"
insondabile di ispirazione prende forma”. Quest’anno la manifestazione si
arricchisce di una novità, la prima edizione del Premio Caro amico…ti vengo a
cercare. “Abbiamo deciso – prosegue Alfredo Cavallaro – di conferire un premio
ad una eccellenza etnea. Così come Battiato e Dalla hanno rappresentato
un’eccellenza nel panorama musicale, vogliamo premiare coloro che si sono
distinti ciascuno nel proprio settore di competenza. Il nostro territorio –
conclude - ha la fortuna di esprimere diversi nomi e noi vogliamo legarli a
questa manifestazione dedicata a due grandi maestri”.
Mistero bizantino. La verità sepolta di Anselmo Madeddu (Algra, 2023).
In tutte le librerie il nuovo libro di Anselmo Madeddu
“Mistero bizantino. La verità sepolta”, pubblicato da Algra. La
verità sepolta è il primo volume della trilogia Mistero bizantino.
“Con questo romanzo – dichiara Anselmo Madeddu – ho
voluto raccontare un’età oscura e misteriosa, eppure di enorme fascino, come
quella bizantina. Ho cercato di dare una chiave di lettura, anche politica,
alla figura di un imperatore dalla sorprendente modernità. Ho provato a
far rivivere una civiltà straordinaria che, seppur cancellata dalla faccia della
terra sin dalla caduta di Bisanzio nel lontano 1453, vive ancor oggi sommersa
nell’anima e nella cultura di una gattopardiana Sicilia, il cui popolo,
nonostante i secoli trascorsi, è rimasto ancor oggi profondamente bizantino”.
Il
plot: Anno 1968, il giovane
Totò Salinas trova in un antico palazzo di Ortigia un manoscritto con un
inedito codice bizantino, occultato da sempre dalla Chiesa. Sotto l’apparente
aspetto di un’agiografia, il documento smascherava una scomoda verità, facendo
luce sull’oscuro assassinio dell’imperatore Costante II, vittima di uno strano
complotto a Siracusa, dove aveva trasferito la capitale dell’impero per
contrastare l’avanzata dell’Islam… Anno 668, il monaco Venanzio, l’autore del
codice, sfuggito a un misterioso attentato a Bisanzio, giunge in Sicilia, ma il
suo arrivo nel monastero di San Pietro ad Bajas dà vita a un’agghiacciante
serie di delitti. Solo allora Venanzio comprende di essere finito, suo
malgrado, al centro di un pericoloso intrigo internazionale, con arabi e bizantini
che si contendono l’arma con la quale dominare il mondo: il fuoco greco! Non
gli rimane che una sola possibilità per salvarsi: fuggire dal monastero e
sventare il complotto… Anno 1968, Totò intanto si accorge che tutti quelli che,
come lui, avevano letto il codice erano morti in circostanze molto misteriose…
dalla
Premessa:
Costantinopoli e
Sicilia 668.
Dalle memorie di Venanzio emerge, così, il maestoso affresco storico di una
Sicilia e di una Europa bizantina, in cui sembrano affondare le radici del
secolare e attualissimo scontro tra Oriente e Occidente, tra l’Islam (di
Mu’awiya) e il Cristianesimo (di Costante). Attraverso tre lunghe lettere,
Venanzio da Canterbury racconta ai suoi committenti di essere stato inviato in
missione da papa Vitaliano a Costantinopoli, dove però subisce un misterioso
attentato. Salvato da un enigmatico monaco studita, fugge con questi in Sicilia
presso il monastero siracusano di San Pietro ad Bajas. Ma il loro arrivo dà
vita a una agghiacciante serie di delitti. Solo allora Venanzio ne scopre la
vera sconvolgente identità e fugge dal monastero. Ma ormai, scambiato suo malgrado
per una spia, Venanzio è finito al centro di un pericoloso intrigo
internazionale, giocato tra Arabi, Bizantini e Longobardi, ed è costretto, per
salvarsi, a consegnare all’imperatore Costante dei documenti che comprovavano
un imminente colpo di stato ai suoi danni e la formula di una micidiale arma
chimica, il fuoco liquido, l’arma contesa da Arabi e Bizantini perché chi
l’avrebbe fabbricata per primo avrebbe dominato il Mondo! Per Venanzio,
braccato dai servizi del contro spionaggio, comincia una autentica corsa contro
il tempo, tra continui colpi di scena, finché un imprevisto finisce col
complicare ogni cosa. Il finale della storia si preannuncia drammatico e
imprevedibile, ma il racconto di Venanzio, oppresso dal dolore dei ricordi, si
ferma lì. Il suo terribile segreto probabilmente rimane nascosto nella quarta e
ultima lettera che il monaco di Canterbury sembra rifiutarsi di inviare ai suoi
committenti siciliani…
Siracusa 1968. È il
“Sessantotto”. Soffia il vento della rivoluzione. Ma per Totò Salinas,
dall’assassinio di Costante a quello di Bob Kennedy il Mondo sembra non essere
mai cambiato. E quel manoscritto finisce così col diventare per il giovane un
documento rivoluzionario, il suo “Sessantotto”. Incuriosito, Totò affida lo
studio dell’oscuro manoscritto a un anziano poliziotto archeologo, don Ciccio
Magrì, e questi dà vita a una insolita indagine poliziesca verticale nel tempo
alla ricerca dei moventi, dei mandanti e degli esecutori di uno dei più
misteriosi delitti eccellenti della storia siciliana. Ma l’indagine del
commissario è una storia sottovoce, affidata ai brevissimi incipit di capitoli
appena abbozzati, che si intervallano col racconto portante del monaco
Venanzio, senza mai disturbarlo. Capitoli che, nella loro voluta incompletezza,
sembrano solo preludere a successivi intuibili sviluppi narrativi. Ne vien
fuori una storia nella storia con un finale fascinosamente aperto. Ma prima è
necessario scoprire il mistero di quella “verità sepolta” nell’ultima delle
quattro lettere di Venanzio, che l’incendio di Sant’Andrea ha danneggiato. Un
finale, dunque, che lascia chiaramente intravedere gli sviluppi del sequel al
quale verrà affidato il terribile segreto di quella dannata… “Ultima Lettera”.
Un passo significativo
dal libro:
3. «…Dove Venanzio assiste
alle corse dell’ippodromo e tiene una interessante conversazione con Teodoro
Coloneo intorno ai motivi ch’indussero il basileo Costante a lasciar Bisanzio
per trasferirne la capitale in Sicilia…»
Sabato, 22 luglio, ora terza, nell’anno di Nostro Signore 668
Dalla
finestra della mia camera, che si affacciava sul porto di Kontoscolion, si
scorgeva una striscia perpetua di mare abbagliante che smarriva il suo cammino
nell’ultimo orizzonte ultramarino mescendo le sue acque alle brume dell’aurora.
Era sabato 22 luglio. L’eparchos in persona ci aveva accompagnati la sera prima
a uno dei più rinomati kapeleion della città. Si trattava della taverna di
Psalide, dove cenammo con pezzi di carne di maiale e di agnello arrostiti allo
spiedo, sedano, lattuga, pane di miglio e frutta con miele, e bevemmo del vino
mescolato ad acqua calda e semi di finocchio. Nel kapeleion c’erano delle
camere per gli ospiti, e lì passammo la notte per cinque follari di bronzo.
Niceta s’era alzato presto, prima di me, e mi aspettava giù al piano terra.
“Ieri sera, durante la
celebrazione dei misteri, hai notato quel monaco inginocchiato dietro di te?”
mi chiese, quasi che quel pensiero l’avesse tormentato tutta la notte.
“No” risposi, “perché avrei dovuto notarlo?”.
“Perché è da ieri mattina che ci segue. Da quando siamo
passati col carro da Studion. E stamattina era giù per la strada, che si
aggirava nei pressi della taverna”.
“E allora?” chiesi. “Questa città è piena di tuniche
nere. Perché dovrei preoccuparmi?”.
Niceta non rispose e rimase in silenzio a riflettere.
Poi, turbato in viso, disse tra sé e sé:
“Eppure lo conosco. Ma dove l’ho visto?”.
Non diedi, allora, molta importanza alle parole di
Niceta, anche perché, intanto, erano giunti Evandro ed Echeboli, i domestici
che Teodoro Coloneo aveva inviato di buon mattino alla taverna affinché mi
accompagnassero al Pretorio, ch’era la sede della Prefettura e dell’eparchos.
Lì mi avrebbe aspettato Teodoro per invitarmi ad assistere ai giochi del Circo
Massimo. Insieme all’inseparabile guida di Niceta, li seguii.
Il Pretorio sorgeva lungo la Mese, tra il Foro di
Costantino e l’Augusteion, nell’antico Palazzo di Antioco, ed era il centro
amministrativo, giudiziario e carcerario della città. Lo raggiungemmo
rapidamente in carrozza. Teodoro Coloneo ci aspettava dinanzi l’atrio colonnato
del palazzo.
“Buon giorno, nobile Venanzio”.
“Salute a voi, eparchos Teodoro”.
Notai che lo accompagnava un uomo più anziano di lui,
dai tratti nobili e ben vestito.
“Il krita Doroteo vi saluta, ospite romano” mi disse
quell’uomo presentandosi.
Risposi al saluto e seppi che si trattava del giudice
più anziano del Pretorio. Era un uomo tenuto in gran conto dal prefetto.
Seguito da Niceta, salii sulla carrozza prefettizia, insieme all’eparchos
Teodoro e al patrizio Doroteo, e ci avviammo alla Mese in direzione del Foro
Augusteo, che raggiungemmo in poco tempo. Lì, proprio di fronte al Milion,
s’innalzava maestoso il prospetto maggiore dell’Ippodromo, che era costituito
da un edificio, ornato di archi e colonne, che ospitava al suo interno diversi
locali. E al centro di quello si apriva una porta d’ingresso, sormontata
sull’archivolto centrale da un basamento turrito sopra il quale troneggiavano
quattro possenti cavalli di bronzo. Sul lato dell’Ippodromo che guardava a
oriente emergeva, tra il verde di eleganti giardini, il profilo austero del
Palazzo Sacro, che sembrava quasi addossarsi alle mura del Circo Massimo. Fui
colpito dalla luce dell’immensa fiaccola che era stata accesa all’ingresso
dell’edificio. Seppi da Teodoro che quella face era il “fanion”, e che il
praipositos l’aveva acceso il giorno prima per annunciare alla città l’inizio
dei giochi. Vidi poi alcuni uomini portare, tra la folla, dei magnifici cavalli
da corsa verso le scuderie, mentre altri ne controllavano lo stato.
“Che cosa stanno facendo” chiesi a Teodoro.
“Sono i rappresentanti dei demi” rispose l’eparchos.
“Controllano che tutto sia a posto prima della corsa”.
“I demi?” chiesi ancora.
“Sì, i demi. Sono i quattro partiti di Costantinopoli:
gli Azzurri, i Verdi, i Rossi e i Bianchi”.
“E in che cosa si distinguerebbero tra di loro questi
partiti… oltre al colore?” chiesi curioso.
“Beh, diciamo pure che gli unici due partiti che contano
veramente qui a Costantinopoli sono gli Azzurri e i Verdi. Gli altri due si
sono da sempre alleati con quelli maggiori: i Bianchi stanno con gli Azzurri e
i Rossi coi Verdi. Le loro differenze sono soprattutto politiche. Gli Azzurri
tengono per l’aristocrazia e sono di fede ortodossa, mentre i Verdi sono più
vicini al popolo e tendono alla fede monofisita. Durante i giochi gli Azzurri
siedono alla destra del basileo e i Verdi a sinistra”.
SCHEDA
LIBRO
Autore: Anselmo Madeddu, medico e scrittore, vive e lavora a Siracusa, dove è
Presidente dell’Ordine dei Medici e dirigente della ASP. Docente di Epidemiologia e di Management Sanitario presso l’Università di
Catania, si è occupato di ambiente e tumori, pubblicando numerosi articoli
scientifici. Cultore di interessi storici e letterari, cura una rubrica di
focus storici sul quotidiano “La Sicilia” e ha pubblicato diversi saggi, tra i
quali La Peste del Sonno (1993), Vittorini da Robinson a Gulliver (1997), Ortigia tra il Mare e il Mito (2009), Il re nudo e i suoi fratelli (2015), Syrakosion (2021). Il romanzo La verità sepolta è il suo esordio nel settore
narrativo e rappresenta il primo volume della trilogia Mistero bizantino.
Pubblicazione: luglio, 2023.
Categoria:
Narrativa, Giallo e Thriller.
ISBN:
978-88-9341-676-4
Scheda libro: https://www.algraeditore.it/narrativa/mistero-bizantino-la-verita-sepolta/
Distribuzione: Libro Co. Italia
srl - www.libroco.it
[TEATRO/PA] Palermo Non Scema Festival, mercoledì 9 agosto nell'isola pedonale dell'Agricantus si ascolterà in cuffia Carosone cantato da Enzo Carro
A fruire della tecnologia questa volta sarà il
cantante e attore napoletano Enzo Carro per il suo concerto “Ho sognato Carosone” una
simpatica “passeggiata cantata” in onore
del grande innovatore della canzone napoletana: Renato Carosone. Una selezione di canzoni
sue (o da lui stupendamente portate al successo) per una serata piena di brio.
Il tutto -
com’è nello stile di Enzo Carro - introdotto o inframmezzato da
simpatici aneddoti storici-comici.
INFORMAZIONI
La bambina di nome Etna di Marinella Fiume (Algra, 2023). L’Etna raccontata ai ragazzi, un racconto avvincente, ricco di mistero e saggezza.
La trama. Nonno Jan, un botanico pacifista olandese in fuga dalla sua patria
per il rifiuto di prestare servizio militare allora obbligatorio, capita in un
villaggio tra le pendici etnee e il mare Jonio dove si ferma, mette su famiglia
e un’azienda florovivaistica. Quando nasce la sua prima nipotina le impone il
nome di Etna, in omaggio all’Eden di pace e fecondità che ha trovato vivendo ai
suoi piedi. A lei, divenuta una bambina di 10 anni circa e per rispondere alle
sue domande scaturite dal perché del suo bizzarro nome, racconta tutto di
questo straordinario “catasto magico”, illustrando, attraverso favole
mitologiche e storie contemporanee, colte e popolari, l’origine del Vulcano, le
eruzioni storiche, i terremoti, la natura del suolo fertile, i vigneti, i
muretti a secco e gli antichi mestieri, la flora, la fauna, fino
all’istituzione del Parco e all’inserimento nell’World Heritage List da parte
dell’UNESCO. Davanti alle minacce che incombono sul Pianeta, solo dall’alleanza
tra tutte le ragazze e i ragazzi del mondo può venire la salvezza.
Un passo dal libro.
Mi
chiamo Etna e mio nonno è un olandese: Mi chiamo Etna, proprio
così, lo giuro! Eppure tutti si stupiscono nel sentire il mio nome, pensano che
io scherzi o che li prenda in giro, perché non si è mai sentito di una bambina
battezzata con il nome di un Vulcano. E invece è proprio vero, è questo il mio
nome all’anagrafe, il nome con cui fui battezzata dai miei genitori dieci anni
fa, quando venni al mondo in un lindo e verde paesino siciliano situato in una
pianura lambita dal mare Jonio ai piedi dell’Etna. Era stato mio nonno, il
grande Jan, un botanico-genetista olandese, a scegliere il luogo nel corso
delle sue peregrinazioni per il mondo alla ricerca di un posto pacifico dove il
sole, il clima, l’abbondanza di acqua, la naturale fertilità del suolo
potessero permettergli di coltivare anche all’aria aperta i suoi fiori: gli
Hibiscus più belli e le Bouganvillee più varie del pianeta. Per i colori, le
tonalità, le screziature, più belli di quelli della Florida, dove ogni anno i
suoi fiori erano premiati per le varietà degli innesti in gara tra tutti i
florovivaisti del mondo! Era fuggito dall’Olanda perché non aveva voluto fare
il servizio militare, che allora era obbligatorio. A che gli sarebbe servito
imparare a usare le armi se non voleva nemici da uccidere e guerre da fare? Non
sono forse tutti uguali gli uomini e le donne del mondo a prescindere dal
colore della pelle, dalla lingua, dalla cultura, dalla religione? Non sono
forse tutti esseri umani? E non è forse la guerra quella che toglie loro
l’umanità? Fece perdere le sue tracce, lo cercarono per un po’ e dopo lo
dimenticarono. Non è che per questo lui non amasse la sua terra d’origine, ma
non ci volle più tornare e si rifiutò per sempre di coltivare tulipani. Nella
fuga si fermò qui perché rimase colpito dal paesaggio dominato sempre, dovunque
ti girassi, dalla sagoma elegante del Vulcano, sempre fumante, ma nero d’estate
e imbiancato di candida neve d’inverno. In primavera inoltrata, quando le nevi
si scioglievano, le acque si ingrottavano nelle sciare e percorrevano
sotterranee chilometri e chilometri fino a valle, dove spuntavano in forma di
fiumi freddi come ghiaccio per sfociare a mare o in polle improvvise
dall’aspetto di grosse caldaie che toglievano l’arsura ai terreni, agli uomini
e alle bestie. E mentre nelle acque gelide crescevano gialli ranuncoli tipici
dei climi nordici, intorno in superficie era tutto un fiorire di piante dei
climi caldi come i papiri dei faraoni. Qui si fermò il mio grande nonno, in
questo tratto pianeggiante di costa jonica con vista dell’Etna, vi si insediò,
comprò un grande appezzamento di terreno e ci costruì una grande casa. Chiamò
l’azienda “Isola del sole” perché questo è il nome della Sicilia, chiamata
anche Trinacria, come simboleggia il suo emblema antichissimo e misterioso: la
Triscele, che contiene la testa della Gorgone – una creatura mostruosa
mitologica – cinta di saggi serpenti e le tre gambe piegate a formare una
spirale, simbolo del cammino del sole lungo il cielo, mentre le ali indicano
l’eterno scorrere del tempo e le spighe la fertilità della terra. Disse che qui
gli uomini vivevano nella mitica età dell’oro e che qui aveva trovato i suoi
“Tropici”, che questa era la “California d’Europa”. Infatti, poco dopo
aggiunse alle sue colture tradizionali una pianta esotica bellissima dai fiori
dai mille colori e profumatissimi: la Plumeria, nota anche come pomelia o
frangipane, appartenente alla famiglia delle Apocynaceae. Diceva che la
Sicilia è uno dei pochissimi luoghi in Europa dove è possibile trovare questa
pianta originaria dell’America tropicale, dal Messico al Venezuela, ai Caraibi
e alle Hawaii: sono fatte con questi fiori le collane che ti mettono sul collo
per darti il benvenuto appena arrivi lì. Ma in Sicilia la puoi trovare ai lati
opposti dell’isola, a Palermo, il capoluogo, e a Riposto, cittadina che è il
porto dell’Etna ed è denominata “Città delle pomelie”. Pare anzi – diceva – che
la Plumeria sia stata portata in Sicilia, nel 1810, da tal Fiamingo, un
armatore ripostese, e da lì sarebbe giunta per misteriose vie all’Orto botanico
di Palermo che la coltivò e la diffuse in tutta la città della Conca d’Oro,
fino a diventarne un simbolo. Nonno Jan mi portava a passeggiare d’inverno per
le strade di queste città perché, se alzi gli occhi, vedi che tutti i balconi
sono pieni di vasi di plumelie lasciati all’aria aperta estate e inverno e per
proteggerne i fiori che ne nasceranno, nei rari giorni di freddo le cime si
ricoprono con un guscio d’uovo. Diceva che questa è una terra miracolosa dove
cresce di tutto perché è ai piedi del vulcano che nei secoli la lava era
arrivata tante volte fino a lambire il mare e infatti spesso trovi scogli come
le “Pietre Nere” di Giardini-Naxos, spiaggette di pietre e sabbia nere come
quella di San Giovanni li Cuti, una piccola borgata marinara della città di
Catania.
SCHEDA LIBRO
Autore:
Marinella Fiume, nata a Noto (Sr),
laureata in Lettere classiche all’Università di Catania, dottore di ricerca in
Lingua e Letteratura italiana, è stata per due legislature Sindaca del Comune
di Fiumefreddo di Sicilia (Ct), cittadina sulla costa jonico-etnea dove
risiede. Impegnata sul fronte della cultura della legalità e dei diritti delle
donne, tra le sue pubblicazioni: la cura di Siciliane Dizionario biografico (2006), Sicilia esoterica (2013), Di madre in figlia – Vita di una guaritrice di campagna (2014), La bolgia delle eretiche (2017), i racconti Ammagatrìci (2019), Le ciociare di Capizzi (2020).
Pubblicazione: giugno, 2023.
Categoria:
Narrativa, Bambini e Ragazzi.
ISBN: 978-88-9341-665-8
Scheda libro: https://www.algraeditore.it/narrativa/la-bambina-di-nome-etna-letna-raccontata-ai-ragazzi/
Distribuzione: Libro Co. Italia
srl - www.libroco.it
Con la distilleria Russo Siciliano arriva “Cannolodrink” il cocktail dell’estate siciliana.
Voglia di Sicilia? Grazie alla
Distilleria Russo Siciliano, da oggi, il cannolo si può anche bere. Arriva
“Cannolodrink” il cocktail dell’estate siciliana.
La
calda estate siciliana non incentiva la voglia di una buona grappa, un rosolio,
un liquore, un amaro e men che meno del nostro iconico “Fuoco del Vulcano”.
Tuttavia
abbiamo pensato che agosto è, per eccellenza, il mese delle vacanze, dei
turisti, della voglia di viaggiare e sperimentare. Ecco perché ci è venuta in
mente l’idea di sviluppare proprio un’esperienza sensoriale di puro piacere che
avesse al centro un dolce tipicamente siciliano e un nostro prodotto.
In
maniera quasi magica, e forse audace, si materializza l’idea del cannolo drink.
La nostra responsabile commerciale, Anna
Maugeri Russo, si è inventata un fine pasto, ma anche un cocktail piacevole
a qualsiasi ora del giorno (e della notte) che, ovunque vi troviate, vi porterà
in Sicilia.
La
Sicilia del colore, dei profumi, dei sapori, della festa dei sensi.
Voglia di Sicilia ?
Finalmente gustare il dolce tipico dell'Isola più bella del mondo è
facilissimo, non solo da mangiare ma anche...da bere.
Ecco la nuova ed insolita trovata della storica Distilleria Russo Siciliano che, adagiata ai piedi dell'Etna e con lo
sguardo rivolto al mare, è una perenne fucina di eccellenze.
Con un'idea davvero originale, la Distilleria Russo Siciliano, che dal 1870
delizia i suoi consumatori con i pregiati liquori e distillati più famosi di
Sicilia, lancia, alla vigilia di un Ferragosto bollente, un modo diverso di degustare
il dolce tipico dell'Isola.
La responsabile commerciale, Anna
Maugeri Russo, ci racconta così “Bianconeve”
e “Cannolodrink”: “Una candita crema di liquore alla ricotta,
al cannolo siciliano, Bianconeve che, in abbinamento a Bacio d'amore, aroma
spray alla cannella, vaniglia e cioccolato, aspira a cambiare la classica
maniera di mangiare il dolce siciliano.
Così
il cannolo, oggi, si può anche bere! E per gli amanti della mixology e dei
drink?
Arriva anche l'iconico cocktail realizzato dal bartender di fama internazionale
Mattia Cilia: “Cannolodrink”.
Con un neologismo simpatico che mixa insieme due parole apparentemente diverse,
una inerente all'ambito della pasticceria classica (il cannolo) e l'altra
appartenente al mondo della mixology (drink) – continua Anna Maugeri
Russo – la Distilleria Russo
Siciliano continua quel binomio <<tradizione – innovazione>> che è
la chiave del suo successo.
Con
Cannolodrink la storica Distilleria siciliana si pone l'obiettivo di portare la
tradizione siciliana fra i giovani, nella movida, veicolando contemporaneamente
un messaggio, sempre attuale, di Amore per la tradizione e per le tipicità
regionali.” – conclude
la responsabile commerciale Anna Maugeri
Russo.
La combinazione di Bianconeve + Bacio D'amore sembra un'idea deliziosa e
creativa per offrire una nuova prospettiva di gusto.
La crema di liquore al cannolo siciliano di ricotta, Bianconeve, abbinata a Bacio d'amore, l'Aroma spray che sa
cannella, vaniglia e cioccolato, diventa un'esperienza gustosa cui non si può
rinunciare.
La novità del cocktail Cannolodrink,
poi, appare come un tocco affascinante per gli appassionati di mixology home
made ma non soltanto.
Questo è il nostro dono di mezza
estate, perché i regali non si fanno solo a Natale.
Ricetta Cannolodrink
Bianconeve, 30 ml
Vodka, 20 ml
Caffè Espresso, 30 ml
Sciroppo alla Vaniglia, 10 ml
Bacio d’Amore aroma spray
Preparazione
Inserire tutti gli ingredienti in uno shaker, colmare con
ghiaccio e shakerare energicamente per 12 secondi.
Con il supporto di un colino versare in coppetta cocktail.
Garnish
Polvere di cannolo e una spruzzata di Bacio d’Amore
Buon cocktail!