sabato 27 luglio 2013


XIX concorso Internazionale di Composizione «2 Agosto» di Bologna
Tra i protagonisti il Mezzosoprano Clara Calanna

 


Quest’anno ospite della serata di premiazione del  XIX concorso Internazionale di Composizione «2 Agosto» il mezzosoprano catanese Clara Calanna che per l’occasione - insieme a Anna Maria Sarra (Soprano), Valentina Pinto (Voce) e Gabriele Ribis (Baritono) - interpreterà  «The Closing Statement of the Accused» di Ilya Demutsky componimento vincitore del premio internazionale.  “Sono molto soddisfatta  e orgogliosa – ha detto la Calanna – di potermi esibire con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta dal’'illustre Maestro José Ramon Encinar. Mi sono innamorata del componimento di Demutsky. Il  compositore russo nato a San Pietroburgo nel 1983, città dove si è anche formato musicalmente. Il testo, redatto in lingua inglese, riporta un estratto delle parole che ha usato in sua difesa durante il processo una delle componenti della band russa “Pussy Riot”, Maria Alyokhina. Si tratta di un’appassionata difesa dei diritti civili e della libertà d’espressione, scelta davvero inusuale e coraggiosa quella del compositore russo. La giuria, del resto, oltre che la notevole qualità compositiva e nell’orchestrazione di questa partitura, ha inteso premiare proprio il coraggio e l’originalità della scelta del testo”.

Il primo premio è andato al compositore russo Ilya Demutsky, il secondo al siriano Zaid Jabry, il terzo allo statunitense Scott M. Ninmer. La giuria ha voluto anche riconoscere due menzioni d’onore alle partiture presentate dal neozelandese Chris Gendall e dall’italiano Adriano Gaglianello.

“Il Concorso Internazionale di Composizione “2 agosto” nasce nel 1994 per volontà dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980 – dice il Direttore Artistico Fabrizio Festa -. Nella musica Torquato Secci, presidente dell’Associazione in quegli anni, vide lo strumento più idoneo a tener viva non solo la memoria delle vittime di quell’atto infame, ma anche e soprattutto la lezione che da quella vicenda avremmo dovuto apprendere. A quel crimine bisognava rispondere con un autonomo gesto creativo, da qui il concorso di composizione, che mirasse a cambiare il segno del messaggio terroristico, a trasformarne la sostanza, e ad andare oltre la mera commemorazione. La musica doveva sostituire il fragore della bomba. Da allora, nel rispetto dell’impegno morale che ci siamo assunti, il Concorso Internazionale di Composizione “2 Agosto” - che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana - ha costruito un proprio itinerario artistico, mirando all’elaborazione di un linguaggio il più universale, grazie all’intreccio di musiche e musicalità differenti, sotto il segno dell’innovazione creativa. Punto di partenza quello di garantire ai concorrenti sia solisti di riconosciuta fama (tra i tantissimi, basterebbe qui citare Salvatore Accardo, Michael Brecker, Al di Meola, Stanislav Bunin, Michel Portal, Richard Galliano), sia una compagine orchestrale di grande livello (l’Orchestra della Fondazione Toscanini, alla quale dal 2007 si è unita quella del Teatro Comunale di Bologna), e sul podio direttori di talento. Fondamentale è stata la collaborazione con la RAI, che manda in onda il concerto finale sia in radio che in televisione. Altro partner importante, il Festival Internazionale Mozart a Rovereto, che ha inserito un suo premio nel nostro palmares e replica al suo interno i brani premiati. Da quest’anno ecco al nostro fianco anche l’Orchestra Filarmonica di Torino, che ha scelto di dar spazio nei suoi programmi ai nostri vincitori. Il Concorso Internazionale di Composizione “2 Agosto” è stato sostenuto da alcuni tra gli artisti di maggior spicco sulla scena internazionale. La nostra particolare gratitudine va ai presidenti della giuria: Riccardo Muti, Ennio Morricone, Riccardo Chailly, Semyon Bychkov, Eliot Fisk, Federico Mondelci, Robert Beaser, Tania Leòn, Michel Portal, Jacob Ter Veldhuis, Jesus Villa-Rojo, Aurelio Samorì, Marco Tutino, Klaus Ager.

Biografia Clara Calanna  Mezzosoprano
Nata a Catania, dopo 15 anni di pratica polifonica, si diploma in Canto Lirico al Conservatorio Statale di Musica “Arcangelo Corelli” di Messina. Si forma nell’ambito interpretativo scenico- vocale presso l’Accademia della Voce di Torino, l’Ateneo della Lirica di Sulmona e l’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Ha seguito inoltre corsi di interpretazione vocale con i Maestri: Walter Alberti, Alberta Valentini, Renata Scotto, Luciana D’Intino, Raul Gimenez, Claudio Desderi, Claudie Verhaeghe-Micault e Maurizio Arena. Attualmente studia con il mezzosoprano Marilena Laurenza. Vince diversi concorsi tra cui  "Ismaele Voltolini" , “Ruggiero Leoncavallo” “Concorso Internazionale Myricae”, e il  "Città di Caserta" . Nel 2010 è stata tra i protagonisti del  “Tour de Chant 2010” trasmesso da RaiUno in collaborazione con la rivista “L’Opera”  dove si è aggiudicata una menzione speciale. Nel 2010 ha interpretato il ruolo di Azucena ne” Il Trovatore” in scena al Teatro Alighieri di Ravenna , successivamente rappresentato a Jesi, Fermo, Cosenza e nel 2011 a Ferrara e Pisa , con la regia di Cristina Mazzavillani Muti e diretta dal M° N. Paszkowski. Nel maggio 2011 si è aggiudicata il premio della critica nell’ambito del I Concorso Internazionale di Canto “ Marcello Giordani” svoltosi presso il Teatro Bellini di Catania , che le ha permesso di presenziare come artista ospite al Gran Gala Lirico Marcello Giordani and Friends, diretta dal M° G. Acquaviva. Nell’ottobre 2011 è stata Suzuki in “Madama Butterfly” presso il Teatro Lirico di Cagliari con la regia di Mariusz Treliński diretta dal M° Julian Kovatchev e per la stagione sinfonica  ha eseguito la “Messa d’Incoronazione 317” di Mozart e la “Petite Messe Solennelle” di Rossini diretta dal M° F. M. Bressan. Nel febbraio 2012 al Teatro dell’Opera di Roma è stata nuovamente Suzuki accanto al soprano Daniela Dessì diretta dal M° P. Steinber e nello stesso anno a  giugno all’Auditorium la Verdi di Milano, è stata Madelon in “Andrea Chenier” di U. Giordano accanto al Tenore Marcello Giordani  e al Baritono Alberto Gazale diretta dal M° Jader Bignamini. A novembre per il Ravenna Festival è stata Maddalena in “Rigoletto” di G. Verdi, al Teatro Dante Alighieri di Ravenna con la regia di Cristina Mazzavillani Muti e diretta dal M° N. Paszkovski. In gennaio la stessa produzione di Rigoletto è stata rappresentata al  National Theatre in Bahrain e rientrata in Italia è stata ospite del “Concerto in Onore di Sant’ Agata” svoltosi  al Teatro Massimo Bellini di Catania diretta dal M° Josè Cura accanto al Tenore  Marcello Giordani  e  il Soprano Dimitra Theodossiou.  In aprile 2013 al Teatro Municipale di Piacenza è stata  nuovamente Maddalena in “Rigoletto” di G. Verdi.
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

CATANIA
 
Presentato “Spiritus Mundi – Schegge d’Infinito”
opera prima di Antonietta Sturiale
 
 
 
Successo alla Pinacoteca di Piazza Manganelli Catania per la presentazione di “Spiritus Mundi – Schegge d’Infinito” opera prima di Antonietta Sturiale edita da “Arco” e prefata dalla giornalista  Rita Caramma che ha sottolineato: “La Sturiale in questa silloge manifesta concretezza e astrattezza, in un ossimoro vincente, in un’attesa apparentemente appagante. Si, perché l’inquietudine di donna che osserva il mondo è potente, sottesa e sferzante, a tratti colta in una sottile lacerazione. Lacerazione che lascia spazio alla speranza, in quella brezza vivificante di quotidiana esistenza dove ritrovare il fondo del bicchiere, fondo dove ci è persi, annegati alla ricerca di quell’intima, personalistica conoscenza della propria fragilità”. Approfonditi per l’occasione gli interventi dei relatori, entrambi poeti, Erica Donzella e Alfio Patti, che, introdotti dall’attore Enrico Manna moderatore dell’incontro, hanno scandagliato i testi della Sturiale evidenziandone i temi significativi sviscerati nella silloge: amore, dolore, violenza, impegno politico e sociale, cultura, ingiustizie, comprensione, serenità, nostalgia, amicizia. E, non ultima, semplicemente l’esistenza splendida a dispetto di tutte gli impedimenti. La Sturiale, accorta e silenziosa, è intervenuta con la semplicità dei suoi versi: “Credo di essermi confusa col tutto, Ma io sono me. Unica e credo sola. Credo vera”. Il libro è articolato in più sezioni una delle quali riguarda la violenza sulle donne (Dall’amore violento. Esperienza di violenza vissute sulla pelle. Rabbia di donna – Dal fermare il femminicidio), tema scottante che ha portato l’autrice, insieme ad altre persone sensibili alla problematica, a costituire l’associazione antistalking “Dignità Donna” di Catania. Della stessa associazione della quale la Sturiale è il vice-Presidente, sono intervenuti: il Presidente Melina Sbriglione, il segretario Agata Raineri (che ha cantato la canzone "Terra nostra" tratta dal recital musicale "Fantasticheria...mare di Provvidenza"), accompagnata al pianoforte da  Alessandro Cavalieri (autore di tutte le musiche del citato recital) e i consiglieri Rosanna Mazzeo, Valeria Barbagallo e Carmencita Santagati (assessore uscente alle pari opportunità).
GRAZIA CALANNA (fonte LA SICILIA 26.07.2013)

Presentato “L’uomo nero”

 di Francesco Foti
Il singolo del cantautore siciliano
anticipa l’imminente album d’esordio
 

 

 

Presentato nell’incantevole cornice della Pinacoteca-Biblioteca di Piazza Mangelli, a Catania, L'uomo nero vibrante singolo del cantautore siciliano Francesco Foti (edizioni ROS Group di Rossano Eleuteri) che anticipa l’imminente album d’esordio. La drammatica tematica della pedofilia viene affrontata da Francesco Foti con soave quanto incisiva delicatezza.
“Il brano – spiega Francesco Foti -, nasce come una dolce ninna nanna con la parola “nero” che salta qua e là tra le sue note. Pensando ai diritti dell’uomo e nello specifico a quelli dei bambini che sono sempre vittime innocenti. La “fusione” di parole e musica è stata un’alchimia incredibile, ho buttato tutto giù di getto senza fermarmi, limando solo pochissimo in seguito il testo. Il risultato è molto equilibrato ed efficace, e ritengo che la canzone mantenga una sua aura fiabesca nonostante la tematica trattata sia molto cruda. L’arrangiamento curato da Rossano Eleuteri ha conferito al tutto una morbidezza e un’atmosfera da sogno. Il singolo è acquistabile su iTunes e nelle migliori piattaforme dedicate. Moderati dalla giornalista Grazia Calanna (Direttore Responsabile della rivista culturale l’EstroVerso) che ha intervistato pubblicamente il cantautore Francesco Foti, sono intervenuti Mario Grasso (Direttore di Lunarionuovo), Luigi Carotenuto (poeta e critico letterario) e Nello Pappalardo (giornalista e critico musicale). Per completezza, d’informazione riportiamo di seguito i rispettivi interventi nella versione integrale.
Luigi Carotenuto -  Con “L'uomo nero” Francesco Foti compone la sua personale Fuga, un pezzo dal climax teso e dai toni delicati. Parla all'immaginario collettivo attraverso il linguaggio simbolico per eccellenza, quello della fiaba. Ci parla di un tema tabù, dove cala spesso l'horror vacui del silenzio, l'interdizione di chi si accosta. Attorno alla violenza sui minori non è riuscita ad attecchire nessuna retorica, come accade per la violenza organizzata delle guerre, giustificata e premiata dalle commemorazioni. La violenza ai bambini viola i limiti, il confine “sacro” anche per i laici e i senza dio, viola l'inviolabile. Cancella l'identità di vite in fieri, personalità in costruzione segnate senza scampo da un gesto nero come una lavagna. I due colori appunto, bianco e nero, i due estremi simbolici agli antipodi ( i quali però si richiamano l'un l'altro) ingaggiano questo astratto corpo a corpo. Pochi cenni e un'evocazione indiretta riescono a entrarci nel cuore senza il furore accecante dell'indignazione... Si potrebbe immaginare che “L'uomo nero / senza volto intero” sia stato a sua volta vittima di un altro “uomo nero” che lo ha segnato, come accade in tanti casi, in cui la coazione a ripetere è l'unica modalità, insana, conosciuta dalla vittima che si fa carnefice. Ma la canzone invita anche a specchiarci, come non succede quando ci dissociamo dai peggiori fatti di cronaca, reagendo d'impulso contro gli autori dei delitti, invocando per loro le peggiori pene in maniera fanatica come un processo alle streghe. Ciò che repelle è il lato oscuro che certo ci appartiene, anche se lo ignoriamo. Il testo di Francesco Foti, riesce, attraverso la voce, dal desiderio “candido” del bambino, con quel suo “Uomo nero / vorrei tu fossi bianco / come la fata delle nevi” a muoverci a pietà, con pathos, attraverso l'empatia che manca in un mondo alienato dai sentimenti e mediaticamente istruito all'indifferenza, invitandoci a costruire un mondo meno freddo, dove il calore sociale potrebbe prevenire gesti dopo difficilmente sanabili.
Nello Pappalardo - “Conosco bene Francesco per aver ascoltato il suo “L’uomo nero”. Considero il primo impatto sempre utile e spesso determinante. La sua canzone mi ha dato delle immagini estremamente positive, anche per motivi generazionali, poiché la canzone d’autore è stata, potrei dire, la colonna sonora della mia vita; nutriamo quindi un certo trasporto, un sentimento d’amore verso questa, fin da quando eravamo ragazzini. Francesco s’inquadra perfettamente in questo constesto della canzone d’autore che prevede il trasferire quella che una volta si chiamava “canzonetta”, termine purtroppo usato dai più come dispregiativo, in un ambito che non è quello della poesia, ma è quello del prodotto artistico che attraverso un particolare connubio tra parole e ritmo musicale suscita determinate emozioni e sensazioni. Francesco Foti riporta la canzone d’autore alla matrice originaria: ho pensato immediatamente a quella semplicità, poiché si tratta sì di una ninnananna, ma anche di una fiaba nella quale il personaggio dell’uomo nero non è più motivo di paura, ma viene esorcizzato dal modo di cantare dolcissimo che è di Francesco Mi piace rintracciare dei riferimenti trovandoli solo con uno dei cantautori “minori” dei miei tempi, in cui c’era una sorta di repulsione per le canzoni che non fossero particolarmente impegnate: c’era Bob Dylan, il cantautore di riferimento dei miei coetanei, e poi c’era un cantautore che forse trascuravamo perché apparentemente più semplice e dolce, mi riferisco a Donovan Phillips Leitch, cantautore che ha avuto una grandissima importanza, seppur meno conosciuto di altri. In Francesco ritrovo la stessa dolcezza, potenza ed estensione vocale di Donovan Phillips Leitch, in un momento in cui pare sia più importante, non tanto avere la voce, quanto “urlare”: mi riferisco ai prodotti dei talent show. Non ho pudori, quindi, a differenza di alcuni, a dare alla “canzonetta” una dignità letteraria. Abbiamo avuto come riferimento Umberto Eco che nel ’64 ha “sdoganato” il fumetto, la canzonetta, la letteratura popolare, dando loro quella dignità necessaria affinchè non venissero più considerati prodotti minori. Anch’io, quando mi rivolgo a questo tipo di prodotto, tendo ad issare una bandiera. È in questa temperie che inquadro Francesco Foti. Aggiungo che non starò nella pelle fino a quando non uscirà l’album perché viste le premesse sono sicuro che le canzoni che ne faranno parte saranno di un certo spessore. Lo dico sia da appassionato di canzone d’autore, sia perché considero “L’uomo nero” tra le cose migliori che possano essere state concepite in ambito letterario, ci metto De Andrè, Paolo Conte, che sono artisti che non si fermano alla dimensione palcoscenico-festivaliero, ma vanno molto al di là; ci metto gli chansonnier francesi, quali Léo Ferré che negli anni ’60-’70 ritengo non avvesse niente da invidiare a grandi letterati. Ho voluto scomodare questa parte della canzone d’autore perché ritengo che Francesco Foti abbia le carte in regola per poterne far parte. Anche il suo approccio con la macchina da scrivere, la Olivetti Lettera 44, mi sembra “rivoluzionario”; ritengo che le cose rivoluzionarie siano le più immediate, le più semplici. Per rifarmi agli autori di quand’ero giovane, considero un testo altamente rivoluzionario quello di Luigi Tenco, uno dei più grandi cantautori italiani, cito: “mi sono innamorato di te / perché non avevo niente da fare”; apparentemente semplice e banale, è invece un atto rivoluzionario se commisurato alla proposta musicale che proveniva dai Festival di Sanremo e dai Cantagiro. Il mio augurio, fatto a Francesco Foti, ma indirettamente fatto a noi ascoltatori, è che al più presto si possa ascoltare l’intero album all’interno del quale ci saranno sicuramente splendide fiabe di cui “L’uomo nero” è un primo assaggio”.
Mario Grasso - “Dire bene di Francesco, dato che lo conosco da più di un decennio, sarebbe un surplus. L’utilizzo della macchina da scrivere di Francesco mi ha fatto pensare a: “La Polacca”, le cannonate di Napoleone che si ripetono nel rollìo di ottave, Strauss andando con il cocchiere in carrozza, i passi del cavallo e lo schioccare della frusta nei suoi valzer. Se Newton fosse nato in una taverna di ladri albanesi, non si sarebbe occupato di gravitazione universale, ma essendo inventore nell’animo, avrebbe comunque inventanto un nuovo tipo di grimaldello. Elogio il fatto che Francesco abbia scritto “L’uomo nero” in un momento particolare, attingendo da quello che era uno dei temi più attuali e sentiti (e purtroppo del resto lo è tuttora), come quello della pedofilia. Questa influenza inconscia di temi “scottanti” che saltano alla ribalta attraverso i media ma anche il semplice ritorvarsi a parlarne, si tramutano nelle sue parole e musica, come nel caso de “L’amore è amore” (cfr. collaborazione con Alessandro Canino) nel quale in un’epoca di rivoluzioni per quanto riguarda i rapporti omosessuali che vedono l’affermazione come “normalità”, com’è giusto che sia, nonostante i nostri antenati ci avessero già preceduto, mi riferisco ai greci. Sottolineo come spesso uno dei mali della nostra società “ironicamente” siano “il sapere” ed “il pensare” insieme. Francesco è una mina vagante, potrebbe esplodere in qualsiasi momento e nello stesso tempo rinnovarsi in qualsiasi pezzo resti di lui. Francesco è, come ciascuno di noi, una entità irripetibile, e nella sua irripetibilità ha le caratteristiche che lo portano oggi qui ad essere festeggiato, ma festeggiato scaramanticamente, senza completare il quadro, non ponendo limiti al futuro. Mi auguro di poterlo presto applaudire altrove, in uno dei miei luoghi preferiti dei miei viaggi, quali Mosca, Parigi, Berlino, lasciando un segno duraturo nell’arte che è qualcosa di intramontabile.

                                                                                                            

Biografia Francesco Foti nato a Giarre (CT) il 28-9-1979. Ha pubblicato (entrambe prefate da Mario Grasso) due sillogi di poesie in dialetto etneo: Afotismi, ed. Prova d'Autore (2009) e Jettu uci senza vuci, ed. Prova d'Autore (2012). È socio del Gruppo Letterario Convergenze con quale svolge un'intensa attività culturale in tutta la Sicilia e vanta diverse pubblicazioni. Ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale. Ha firmato, insieme ad Alessandro Canino e Rossano Eleuteri, le canzoni "L'amore è amore" e "Sarai", presenti nell'album "Io" di Alessandro Canino, edizioni ROS group, distr. Self, in uscita il 4 giugno 2013.
 
 
 
 
Gran successo per l’opera “Mena” tra melodia pop e lirica.
Ottima esecuzione del maestro Ferrauto
Serata riuscita lunghi applausi per Plinio Maggi e Carlo Majorana Gravina
di Lella Battiato

CATANIA - Il “Centro Ulisse” di Catania ha aperto la sua splendida terrazza con un appuntamento ben riuscito e pienone alla prima, per “Mena” melodramma che ritorna a Gela il 28 luglio e il 3 agosto, probabilmente, di nuovo a Catania. Ouverture di alto livello per la “Festa dell’Opera Mediterranea”, il nuovo appuntamento con la grande musica lirica organizzato dalla “Camerata Polifonica Siciliana”, presidente Aldo Mattina; direttore artistico, Giovanni Ferrauto, un festival legato sia alla tradizione operistica, ma anche alle novità per produrre cultura e buona musica. Fortunatissimo allestimento dell’opera “Mena” di Plinio Maggi compositore e librettista insieme a Carlo Majorana Gravina, irrompe nella nostra quotidianità e vive nuove dimensioni, un design creativo musicale scenico di impatto, che ci fa capire che sta cambiando il modo di vivere la musica, affascinando nella serata il copioso pubblico. Un capolavoro di Giovanni Verga rielaborato e, in particolare, racconta l’amore irrisolto di Mena ToscanoAlfio Mosca, con un’azione che si svolge durante il primo decennio dell’unità d’Italia e si apre l’8 settembre con la festa della Madonna bambina ad Ognina per continuare a svolgersi nella piazza di Trezza e il Vescovo Mons. Gristina sottolinea “un’iniziativa che rievoca pagine assai belle dell’opera de “I Malavoglia” in un contesto così speciale e caro allo stesso Verga quale è il porto di Ognina”. Un linguaggio melodico armonico e drammaturgico che caratterizza “Mena” con un’evidente atipicità: “la spontaneità melodica di Maggi che affonda le radici nella tradizione della canzone italiana d’autore e la sensibilità contemporanea”, come chiarisce il maestro Ferrauto che ha orchestrato l’opera, in modo coinvolgente piena di sfumature, con buon equilibrio orchestrale che ha rispettato le voci, privilegiando le parti più intense e passionali. La “Camerata Polifonica Siciliana” si avvale della preziosa sinergia con la Repubblica del Kazakistan, che sostiene il progetto con la partecipazione della rinomata orchestra di Stato del Teatro dell’Opera di Astana, capitale della nazione kazaka. Nell’ambito del progetto è stato realizzato un workshop corale a cura di Giovanni Ferrauto, al quale hanno partecipato quattro importanti ensemble siciliani: “Perfecta laetitia Sancte Johannes” di Gela, “Sine Nomine” di Giarre, e “Alma Redemptoris Mater” di Scordia, diretti dai maestri Francesco Falci, Antonino Visalli e Giovanni Catalano. Maggi si è ispirato ai “Malavoglia” verghiani. “I tre atti di Mena – chiarisce l’autore – sono un omaggio all’anima etnea, rielaborata attraverso il capolavoro di Verga, e in particolare l’amore irrisolto di Mena e Alfio. Carlo Majorana Gravina che ha curato in maniera attenta e filologica il libretto, tessendo la dinamica della storia con una bipolarità stilistica, rispettando usi e abitudini del contesto terraneo, osserva “si è combinato il linguaggio semplice con un sentire profondo e intenso”. Crea alcune fasi narrative in cui Mena si agita di dolore, ma con rassegnazione anche se le nubi si addensano nella mente della fanciulla. Interpreti: Mena, soprano, Chiara Vyssia Ursino bella voce, timbro importante, colore piacevole con appoggiature ben eseguite e nel duetto iniziale si notano i passaggi. Apprezzabile strappando lunghissimi applausi la splendida aria che si traduce nella preghiera “Santa Maria del mar”; Alfio Mosca, tenore, Yuri Corace Cassarà sa portare nel suo canto una serie inesauribile di colori; Padron  ‘Ntoni, baritono, Salvatore Todaro una vocalità particolare, a volte spinta, a volte molto morbida usando molti colori per rendere la bellezza musicale; Maruzza,  mezzosoprano, Concetta Cannavò con alle spalle una bella carriera, sa portare sulla scena arie difficili che va sugli acuti, espressi egregiamente e altre sulle note centrali per esprimere drammaticità. Completano il valido cast Cipolla, tenore, Vincenzo Lo Presti, Pie' di Papera, baritono, Tommaso Caramia, Voce dal popolo, mezzosoprano, Melissa Minardi. Voce narrante. l’attore Fabio Costanzo.  E' la voce recitante che mantiene viva l’epoca di riferimento e dà espressione alla mutevolezza delle scene travolgenti di passione. Regia eccellente di Turi Giordano che si è rifatto a “La terra trema” di Visconti ambientata fine anni ’40 “ho preferito utilizzare colori bianchi e neri tipici del neorealismo, solo lo sfondo è un po’ colorato, è un mare che incombe e porta disgrazie. Ho cercato di attualizzare certe scene come quella della protesta, i popolani (il coro) contro i cattivi amministratori che aumentano le tasse”. Colpiscono la vivacità e la disciplina del coro, un bell’allestimento imponente che nonostante legato al contesto storico in cui si inserisce la vicenda riesce ad essere attuale, un dramma in azione, in cui gli eventi si svolgono velocemente avvincendo il pubblico con una musica incisiva e fortemente evocativa.

Inaugurata al Castello di Calatabiano la mostra

Codice Temporale di Silvio Porzionato
 
 

 
Codice Temporale di Silvio Porzionato è il titolo della mostra a cura del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) di Catania, che, domenica 21 luglio 2013, è stata inaugurata  nell’incantevole cornice del Castello di Calatabiano.  In rassegna 112 dipinti che narrano l’incedere del tempo mediante volti di personaggi dalle suggestioni tangibili, attingenti al reale, nei quali è possibile riflettersi. La mostra rimarrà aperta la pubblico fino al prossimo 6 gennaio 2014. “Durante il mio primo soggiorno in Sicilia, dove mi sono recato per visitare il  museo MacS, ancora in costruzione, sono stato invitato dall’Ing. Sebastiano Di Prima e dal Direttore del MacS, Sig.ra Giuseppina Napoli, al Castello di Calatabiano - ha dichiarato Silvio Porzionato, autore di “Codice Temporale” -. Di fronte allo spettacolo del Castello, ho avvertito il grande fascino di quel luogo depositario di una storia millenaria e testimone delle civiltà del Mediterraneo che lo hanno abitato. Allora ho cominciato a pensare al tempo al modo in cui potevo, fuori dalle logiche scientifiche, filosofiche, storiche, apportare un mio personale contributo con gli strumenti che frequento e che mi sono propri. Il risultato di questo pensiero è  “Codice Temporale”,  una mostra che è un’istallazione pittorica creata per il Castello di Calatabiano e sul Castello di Calatabiano, per raccontare lo scorrere del tempo attraverso i volti dei miei personaggi. Il mio desiderio è quello di riuscire così a fondere il concetto del tempo che ho elaborato con quello che è espresso dal Castello: questo suggestivo Castello lo racconta attraverso le sue pietre, io attraverso le mie opere”. “In linea con la filosofia del MacS che intende perseguire un’unione tra passato e presente, tra antico e contemporaneo, in un dialogo con la storia dell’arte di tutti i tempi, abbiamo scelto di portare la personale “Codice Temporale” di Silvio Porzionato, talentuoso artista piemontese, in un luogo che unisce in sé tempo e memoria e che è il sito perfetto per apprezzare le straordinarie opere di questo artista che restituiscono visivamente il tempo dell’uomo - ha dichiarato Giuseppina Napoli, Direttore del MacS -. Il Castello di Calatabiano è infatti un sito storico tra i più importanti e suggestivi della Sicilia Orientale che, dopo un’imponente opera di restauro e innovazione tecnologica è oggi visitabile e frequentato da 40/50.000 visitatori l’anno che lì ritrovano la storia della civiltà e dei popoli del Mediterraneo. Nelle sale del Castello verrà ospitata la personale “Codice temporale” che è un’istallazione contemporanea-figurativa; si tratta di 112 tele create appositamente dall’artista che è rimasto così colpito e suggestionato da questo luogo millenario, tanto da volerlo “vestire” con una mostra il cui tema è il tempo inteso cronologicamente e percepito dall’uomo nell’unico modo reale, cioè attraverso il suo scorrere fisico, lo scorrere del tempo sull’uomo”. Il concetto di tempo così come l'arte stessa sono invenzioni e prerogative tutte e solo umane, strettamente legate fra di loro - ha commentato il Curatore Artistico del MacS, Alberto Agazzani -. È infatti anche per vincere la misteriosa fatalità del tempo ed il vuoto che esso provoca che i nostri antenati inventarono l'arte, ossia un “mezzo” in grado di donare immortalità alla memoria di coloro divorati dall'insaziabile e ineluttabile voracità di Chronos. Il ritratto, dunque, sin dalla sua origine sacra, quel velo della Veronica modello di ogni icona ortodossa, nasce per riempire il vuoto che l'oblio del tempo provoca, tramandando una memoria oltre e attraverso il tempo stesso, così tentando di vincerne il terribile, fatale oblio. Nel Castello di Calatabiano, luogo nel quale millenni di storia trovano forma e sostanza, Silvio Porzionato, ritrattista infallibile e come tale fine psicologo, lancia la nuova, inedita sfida a Chronos attraverso un'installazione composta da oltre cento ritratti, ognuno dedicato ad ogni anno di una ideale vita: una galleria sterminata di “specchi di Chronos” resa ancor più suggestiva dalla severità delle mura millenarie del castello. Significativo e concettualmente centrale risulta la circostanza per la quale i soggetti di questi ritratti appartengono ad una normale e qualunque quotidianità, scelta che trasforma ogni tela in una sorta di ideale specchio attraverso il quale osservare lo scorrere del tempo sul volto e nell'anima di ognuno di noi, cogliendo in maniera vivida, profonda e psicologicamente sottile, come solo la pittura può compiere, quell'inquietudine o serenità fuggente e sfuggente sottesa fra un attimo “che non è più” ed uno “che non è ancora”. Attimi di cosciente consapevolezza che nel loro insieme trasformano ognuno dei nostri volti (e quindi delle nostre vite) in simulacri di storie in costante divenire, uniche ed irripetibili”.

Il MacS  di Catania
 

La filosofia del MacS  è quella di instaurare un dialogo tra l’arte del passato e l’arte contemporanea”.
Fino al 15 settembre in mostra Furia Corporis di Alfio Guirato
a cura di Alberto Agazzani

Con la mostra Furia Corporis del giovane e talentuoso catanese Alfio Giurato, curata da Alberto Agazzani, ieri sera, venerdì 28.06.2013, nella Badia Piccola del Monastero di San Benedetto, è stato inaugurato il MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia), spazio museale d'assoluta unicità, ospitato in via Crociferi, a Catania, all’interno di un tempio di spiritualità e bellezza, il quale, come ha ribadito il curatore Alberto Agazzani in sintonia con il Direttore, Giuseppina Napoli, “Ospiterà opere museificate per il loro oggettivo valore espressivo, etico ed estetico, senza concessioni alla moda delle mode o mercificate dall'art system più commerciale”.
La nascita del MacS permetterà ai visitatori di varcare la soglia del Convento delle Benedettine, ammirare il settecentesco Parlatorio e la sontuosità della Chiesa di San Benedetto (vedi scheda museo in allegato al presente con scheda mostra, scheda curatore MacS, scheda direttore MacS). 
Giuseppina Napoli (Direttore del MacS) - “Il progetto MacS è legato alle istanze tendenti alla valorizzazione dei beni culturali del patrimonio siciliano e alla promozione dell’arte contemporanea italiana e internazionale. La filosofia è quella di instaurare un dialogo tra l’arte del passato e l’arte contemporanea. Il luogo che ospita il museo è un contenitore architettonico così prezioso da essere uno dei contesti monumentali più importanti della città di Catania e dell’intera Sicilia. È nella scelta del Monastero delle Benedettine come sede  che c’è l’essenza stessa del MacS. Anche se la particolarità storica e monastica del contenitore architettonico ci concede poche sale espositive, contiamo, in un futuro prossimo, di potenziare lo spazio museale. Alberto Agazzani è il curatore del MacS, critico d’arte di chiara fama col quale da subito ho intrecciato una rara sintonia etica ed estetica. Siamo entrambi convinti che l’Arte è Bellezza. Agazzani ha maturato tutta la sua esistenza nel segno dell’Arte, possiede il dono di avvicinare chiunque all’arte contemporanea e riesce, senza imporre mai la sua personale visione, a condurre e porre, attraverso la sua particolarissima indagine storica e poetica, ciascuno nella condizione di svelare e comprendere un’opera d’arte”.
Alberto Agazzani (Curatore del MacS) - “L’obiettivo che mi propongo, in sintonia con la direzione del Macs, è proprio quello di dimostrare una serena continuità coi secoli che ci hanno preceduto. Una grande attenzione, dunque, all’espressività, che mai come nel nostro tempo si è arricchita di aspetti inediti, anche grazie agli straordinari apporti della tecnologia e di eventi storici (due guerre mondiali, il terrorismo, il crollo delle ideologie, ecc) mai vissuti in maniera così immediatamente partecipe e documentata. Un’arte bella, da contemplare, comprensibile da tutti sebbene misteriosa. Il Macs ospiterà opere museificate non per i blasoni dei loro creatori, ma per il loro oggettivo valore espressivo, etico ed estetico. Quindi grandi maestri del nostro tempo, ma anche giovani, magari debuttanti che dal Macs possano partire nel loro viaggio. Pittori, scultori, fotografi e videoartisti di ogni parte del mondo, accomunati da un sapere tecnico senza tempo ma prestato a sensibilità contemporanee”.
Alfio Giurato (Artista che ha inaugurato il MacS) - Nasce a Catania il 19 Febbraio del 1978, dove vive e lavora. Dopo aver conseguito il diploma in decorazione pittorica all’Istituto d’Arte di Catania, si laurea, nel 2005, in pittura all’Accademia di Belle Arti con il massimo dei voti e la menzione speciale. Conclusi gli studi si dedica interamente al suo percorso artistico. (www.alfiogiurato.it)

 

Alfio Giurato. Furia Corporis

a cura di Alberto Agazzani

MacS – Museo Arte Contemporanea Sicilia

via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania

dal 28 giugno al 15 settembre 2013

Orari: ore 10.00 – ore 19.00 (chiusura il giovedì)

Catalogo edizioni MacS

Info e contatti

MacS, Museo Arte Contemporanea Sicilia  –Badia Piccola del Monastero di San Benedetto di Via Crociferi, Catania

 Tel: 095 715 2207 - 342 301 7376


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